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9° Festival Internazionale del Film di Roma

Si inaugura oggi la 9° edizione del Festival Internazionale del Film di Roma; a calpestare l’immacolato, ma solo per ora, red carpet sarà la commedia “Soap opera” di Alessandro Genovesi, sceneggiatore di “Happy Family”, con Fabio De Luigi, Diego Abatantuono, Cristina Capotondi e Ricky Memphis. Ancora una volta è stata scelta una commedia italiana (era successo anche l’anno scorso con il film di Veronesi) per aprire un evento che ha assunto sempre di più i contorni di una grande festa cittadina, non certo quelli di una kermesse prestigiosa. “Anche se resta la dicitura festival, abbiamo optato per una virata decisiva verso uno dei filoni più longevi e di successo della cinematografia, quello della commedia appunto”. Così, durante la conferenza stampa lampo, il direttore artistico Marco Muller spiega la selezione dei due film che apriranno e chiuderanno l’evento, l’ultimo in ordine cronologico sarà “Andiamo a quel paese” del duo Ficarra e Picone.  Torna alle origini, insomma, lasciandosi dietro la scia inevitabile di polemiche e il borbottio dei soliti detrattori intenti a paragoni scomodi: Venezia, Toronto, Cannes. Roma non è questo e non vuole esserlo. A dimostrarlo la scelta del pubblico come unico giudice al posto di nomi altisonanti. I migliori addetti del settore, in fondo, sono gli spettatori.

C’è molta “pancia” in questa edizione, partendo dalle star, che renderanno felici soprattutto le donne (ed era anche ora): dal premio Oscar Kevin Costner, protagonista di “Black and White” a Richard Gere e Benicio del Toro, da Clive Owen volto di “The Knick”, la nuova serie televisiva firmata Steven Soderbergh, a Willem Dafoe, il discusso Pasolini di Abel Ferrara. Tra le presenze femminili torna Rooney Mara e la giovane Lily Collins, la Biancaneve che faceva dannare la perfida strega Julia Roberts.

E siccome il pubblico è sovrano, tra una prima ed una conferenza stampa, Muller ci mette in mezzo anche personaggi extra cult come Tomas Milian, per tutti Er monnezza, e il regista dei Gremlins, Joe Dante. Il primo ha già incontrato i giornalisti, svelando molto del suo libro “Monnezza amore mio”. “Quel personaggio, Er Monnezza, mi piaceva perché”- dice – “è un ribelle proprio come lo ero io, da figlio dell’alta borghesia cubana ad artista. Dopo aver visto James Dean in ‘La Valle dell’Eden’ di Elia Kazan ho capito che volevo fare l’attore in America. C’era così tanto di me in quel personaggio”. A lui e alla sua incredibile storia, sarà dedicata domani una Masterclass.

Joe Dante sarà, invece, protagonista di due retrospettive legate all’horror made in Italy, dal gotico anni 60 ai capolavori di Mario Bava.

Non mancheranno, tuttavia, gli autori. Primo tra tutti il giapponese Takashi Miike cui verrà assegnato, in occasione dell’anteprima mondiale della sua nuova pellicola “Kamisama no iutoori (As the Gods Will)”, il Marverick Director Award dedicato ai registi più originali. Un premio alla carriera verrà consegnato anche al regista brasiliano Walter Salles, protagonista di una masterclass insieme al regista cinese Jia Zhangke, cui è dedicato il suo documentario “Jia ZhangkeUn Gars de Fenyang”.

Grande attesa per l’incontro con il regista Jean-Pierre Jeunet de “Il favoloso mondo di Amelie” che, nella sezione “Alice nella città” presenta “Lo straordinario viaggio di TS Spivet 3D”.

Nella sezione nuova di zecca, Wired Next Cinema, curata da Wired, Wim Wenders presenterà, insieme a Juliano Salgado, il documentario “Il Sale della Terra” dedicato al padre, il grande fotografo Sebastião Salgado.

Nonostante il taglio del budget, i grandi assenti a partire da “Interstellar” di Cristopher Nolan e il nuovo capitolo di “Hunger Games: il canto della rivolta – Parte 1”, nonostante l’eterogeneità del programma che alterna appuntamenti da veri cinephile a mangiate gratuite di pop corn, questa edizione pare più adulta delle precedenti, come se avesse compreso cosa vuole diventare da grande.

Quando nacque per volontà dell’allora sindaco di Roma, Walter Veltroni, l’Auditorium avrebbe dovuto ospitare una festa, poi però qualche anno dopo Gian Luigi Rondi, nelle vesti di presidente  della Fondazione Cinema per Roma, decise di trasformarlo in un festival con l’ambizione che un giorno avrebbe potuto tenere testa alle altre kermesse internazionali. Così non fu, purtroppo o per fortuna.

 

Per conoscere il programma del Festival consultate il sito

www.romacinemafest.it

Seguite l’evento con l’hashtag #RomaFF14

Chiara Ribaldo

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