Incontrare Malgosia Levittoux (Margherita per gli amici italiani) è incontrare una medium d’arte, capace di metterti in contatto con la bellezza che ci circonda e che troppo spesso ci trova distratti. A me è successo. E quella frequentazione non si è più interrotta. Tutto è cominciato nella Tuscia viterbese.
Qualche anno fa, a Bolsena
Estate.
Passo davanti a uno spazio espositivo del Comune in bicicletta e catturo con lo sguardo alcune immagini suggestive. Faccio ancora un centinaio di metri, poi torno indietro. Scendo dalla bici ed entro.
Alcune sono immagini del lago di Bolsena: acquarelli intensi che tendono a riassumere tutto il lago in un’emozione di volta in volta cangiante, solare o corrucciata ma con un refolo, sempre, di magia e di mistero.
Poi ci sono i dipinti a olio: colori ora squillanti di una terra rigogliosa e trionfante, ora più pastosi, intensi, compatti, in paesaggi dal fascino severo e montagnoso. E anche ritratti di un espressionismo nordico addolcito dalla compassione, nel senso letterale: una partecipazione intensa e solidale. E xilografie sparse, in bianco e nero, nelle quali i canoni che rimandano a Die Brücke sono evidenti.
No, decisamente non è la mostra di un volenteroso pittore locale, come se ne vedono spesso nelle gallerie comunali d’estate. C’è la mano di un’artista integrale: una donna bionda dagli occhi chiari, vestita con gli stessi verdi dei quadri e, addosso, odore di terra, aromi e ortaggi. Non può essere che lei l’autrice, lei è quella pittura. Lei è Margherita Levittoux. Ci presentiamo; ho poco tempo per convenevoli perché sono in partenza. La investo con il mio entusiasmo per quello che ho visto, le dico di lasciarmi da parte “quel paesaggio montagnoso” (dei Pirenei) e “quell’acquerello” (del lago di Bolsena); “tra un mese verrò a ritirarli”. Scambio i contatti con Margherita, non so se più contenta o più perplessa di questo singolare fulmineo incontro. E parto, ché sono in colpevole ritardo.
Pochi giorni fa, a Sorano
L’Italia ha molti luoghi di grande bellezza. Qualcuno addirittura incantato, nel senso che si avverte una sorta di sospensione metafisica. La fortezza Orsini a Sorano è uno di questi. Quando l’attraversi e ti dirigi verso la terrazza, dove si annida un piccolo hotel de charme (Hotel della Fortezza), si svela una Sorano vista dall’alto e di scorcio: un borgo affogato nel verde.
In questo contesto di natura avvolgente e generosa, fino al 2 ottobre, Margherita espone (nella parte alta della Fortezza) una sua antologica. Nella mostra prevalgono i quadri dipinti in Italia, perché questa errabonda polacca di origini francesi (come denuncia il cognome), dopo essere passata per Londra, Parigi e un lungo soggiorno sui Pirenei francesi, decide di scendere in Italia per capire cosa c’è tra Firenze e Roma. E, giunta in zona etrusca, la luce che l’avvolge e l’atmosfera che “sente” l’entusiasmano, anzi l’erotizzano a tal punto da indurla a fermarsi e mettere radici: nel Comune di Acquapendente, località Falconero. Qui e nei dintorni nasceranno i dipinti che danno il nome alla mostra: “Dipinti da Falconero”.
La pittura va coltivata. Alla lettera
“Se hai un orto accanto alla biblioteca, non ti manca nulla”, diceva Cicerone. Margherita è una straordinaria ortolana-giardiniera e ha quello che occorre per dipingere: non le manca nulla, parafrasando Marco Tullio. Non le manca nulla per fare da medium tra noi e la natura che dipinge, tra noi e quei paesaggi umani che porta sulla tela, svelandoceli: quanta vita vissuta c’è nel volto senza reticenze di questa donna, quanta tenerezza erotica in questi rocciosi e insieme teneri amanti.
Le sue tele sono piene d’energia: tracimante e solare con gialli irradianti o interiore e inquieta con verdi viscerali. Una pittura costruita con elementi semplici che poi scavano in profondità. Prende spunto dalla quotidianità dell’orto, dall’armonia del giardino, da un incontro casuale, dai contrasti di luci e di ombre, dalla magia del paesaggio del lago di Mezzano che rende leggero ogni elemento (acqua, cielo, terra), per trasmetterci lo stupore della vita intorno e sollecitarci la pratica, ormai trascurata, della riflessione.
In questo, Margherita mi ricorda una sua grande conterranea: la poetessa Wislawa Szymborska che, partendo dagli accadimenti anche minimi della quotidianità, induce a un diverso punto di vista, amplia gli orizzonti conoscitivi e ti sorprende con nuove inaspettate consapevolezze. Come le poesie della Szymborska, a ogni rilettura, offrono più approfondite chiavi interpretative, i quadri della Levittoux sorprendono con una prospettiva che prima era sfuggita, con un particolare che non era tale, con il grido o il sussurro di un colore che prima era stato sovrastato da altre ispirazioni.
Ogni tanto la sua pittura sembra farsi più liquida, poi quasi evaporare, evolvere verso una qualche forma di astrattismo in cui il figurativo comincia a perdere i contorni; ma poi sciabolate di colore decise e quasi aggressive testimoniano ancora dell’esigenza di echi espressionisti, felicemente contaminati di luce mediterranea.
Margherita, la Tuscia e l’armonia
Se non avrete avuto modo o tempo di andare a Sorano per la mostra, niente è perduto. Sorano sta lì, abbarbicato alle sue rocce di tufo e vi aspetta per regalarvi l’incanto. Margherita potete scoprirla nel suo casale-studio-mondo di Falconero, spostandovi verso Acquapendente, il paese più a nord della Tuscia viterbese: scoprirete un luogo sorprendente in cui la produzione artistica non è composta solo da quadri, ma anche da ortaggi, fiori, odori, verde armonicamente disposti da Margherita intorno alla casa ma anche al suo interno. Nella camera da letto una composizione di zucca, melanzane, cetrioli in un cestino, esaltata dal chiaroscuro di una lama di luce, non è mai una casualità. Come i quadri tra le pentole e le pentole tra i quadri: è disordine organizzato creativamente perché la bellezza deve essere intorno, prima di trovare posto sulla tela.
Margherita sente di dover molto a questa terra e questa gratitudine l’accomuna a Luciano Nucci, presidente del Caseificio di Sorano, che ha sponsorizzato la mostra “Dipinti da Falconero”, perché si sente in debito verso il suo territorio; territorio che vuole contribuire a valorizzare anche promuovendo chi, come Margherita, lo spirito dei luoghi l’ha metabolizzato e sa interpretarlo e riproporcelo in una narrazione organolettica che sveglia e impegna tutti i nostri sensi.
Perché Margherita in realtà non dipinge; lei, nella pittura, ci abita.
Come contattare Malgosia Levittoux
Website: www.levittoux.com
Email: malgosia.levittoux@gmail.com
Home +39 07630733904
Mobile +39 338 7972792
Cover: “Weeds”, opera dell’autrice