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Carla Accardi: la mostra a Palazzo Esposizioni

carla accardi

Prorogata fino al 1° settembre, la mostra dedicata a Carla Accardi presso il Palazzo Esposizioni di Roma offre l’opportunità di scoprire un’artista che ha segnato il panorama della cultura visiva e dell’astrattismo contemporaneo.

Attraverso più di 100 opere esposte, sarà possibile ripercorrere il percorso artistico di Accardi seguendone passo passo l’evoluzione.

Vita di Carla Accardi

Carla Accardi nasce a Trapani nel 1924. Dopo il liceo arriva a Palermo e inizia a frequentare l’Accademia di Belle Arti, dove sviluppa un percorso autonomo di artista.

Fin da giovanissima ragiona sui linguaggi dell’astrattismo tradizionali, estraendone già allora una sua visione.

Giunta nel 1946 a Roma, viene introdotta nell’ambiente dell’Osteria Fratelli Menghi – punto di ritrovo per pittori, registi, sceneggiatori, scrittori e poeti. Nel 1947 insieme a diversi artisti italiani fonda il Gruppo Forma 1, di ispirazione formalista e marxista. Da allora opera col gruppo, fino a quando nel 1950 tiene la sua prima mostra personale. 

A Roma sviluppa il suo pensiero artistico, in parallelo a un impegno sociale che si concretizza nella creazione del gruppo femminista Rivolta Femminile

È nominata membro dell’Accademia di Brera nel 1996 e della Commissione per la Biennale di Venezia del 1997, ma forse il riconoscimento più grande le viene dalla sua città natale, Trapani, quando le dedica una retrospettiva delle opere dal 1947 al 1997.

Sempre a Roma, nel 2014, Carla Accardi si spegne.

Un nuovo modo di fare arte

Carla Accardi ragiona sul modo di esprimersi dell’arte astratta fin dalle prime opere giovanili. Già allora trasformava gli strumenti dell’astrattismo tradizionale in propri modi di fare arte.

Influenza fondamentale in questo processo fu Matisse, che Accardi conobbe in un suo viaggio a Parigi negli anni ’50. Il contatto con le opere di questo artista divenne per lei importantissimo, tanto che gli verrà attribuito il merito di averle mostrato la via “mediterranea e solare” nel suo astrattismo.

In questo suo astrattismo centrale è la sperimentazione con i materiali. La tela per esempio rappresentò fin da subito per lei un limite troppo stretto, superato sia attraverso l’utilizzo di tele grezze gigantesche su cui giocare col colore, sia scegliendo altri materiali – come il sicofoil su cui dipinge con acquarello acrilico.

Nel 1965 infatti l’artista abbandona l’iniziale bianco e nero delle tempere per dedicarsi al colore. Questa dimensione vivace si espande nello spazio attraverso l’uso di supporti plastici trasparenti e di installazioni.

Carla Accardi fu anche una delle prime donne in Italia a fare pittura astratta. Nonostante provenisse da un’area di Italia emarginata dall’arte contemporanea, Accardi ha saputo ritagliarsi in essa un proprio spazio che si è espanso in modo naturale, fino a divenire centrale nel panorama artistico.

Forse l’importanza del suo pensiero artistico si può cogliere attraverso queste sue parole:

Solo attraverso la nozione della notte conosco il giorno, o attraverso la nozione del freddo conosco il caldo. Questi contrasti li esprimo nella mia pittura sovrapponendo il nero al bianco, o mettendo un circolo vicino a una forma contrastante […] il mio scopo è di rappresentare l’impulso vitale che è nel mondo.

La mostra

Pensata per celebrare il centenario della nascita di Carla Accardi, la mostra abbraccia l’intera opera dell’artista, mostrandone il ruolo cardine nella nascita di nuovi modi di fare arte.

L’allestimento parte dagli esordi con il gruppo Forma 1, prosegue con la svolta radicale della pittura in bianco e nero e con la successiva esplosione del colore sul sicofoil. Sono esposte le opere ambientali degli Sessanta e degli anni Duemila e il ritorno negli anni Ottanta alla pittura, fino alle rivisitazioni degli anni Novanta e Duemila.

Come dichiara la locandina della mostra, il percorso mette in risalto «soprattutto alcuni aspetti del lavoro di Carla Accardi: la sua predilezione per i contrasti», la scelta di «esprimersi attraverso il segno» e la sua tendenza a «reinventarlo o reinterpretarlo incessantemente». In questo continuo gioco di trasformazioni, Carla Accardi ha saputo inventare nuovi rapporti con lo spazio, riempiendo il vuoto di arte.


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