“Secondo i miei parametri la mia vita a questo punto è paragonabile ai sedimenti di una vecchia tazza da caffè e vorrei piuttosto morire giovane, preservando ciò che è stato fatto, anziché cancellare confusamente tutte queste cose delicate”. Così scriveva la fotografa Francesca Woodman, che di lì a poco avrebbe dato triste seguito ai suoi propositi.
Il 9 gennaio 1981, a soli 23 anni, si tolse la vita lanciandosi da un palazzo di New York. A questa artista, enigmatica quanto controversa, la galleria FOAM di Amsterdam dedica la retrospettiva On being an angel, che si chiude il 9 marzo 2016. In esposizione 102 tra fotografie, stampe d’argento tra cui diverse di grande formato, alcune diazotipiche e sei brevi video. La mostra è organizzata dal Moderna Museet di Stoccolma, in collaborazione con il Francesca Woodman Estate.
Papà George artista e mamma Betty ceramista, Francesca era nata a Denver e cresciuta con la macchina fotografica in mano. A tredici anni aveva già sviluppato le prime foto. Trascorse lunghi periodi ad Antella, in Toscana, dove i genitori avevano acquistato un casale, e a Roma, per frequentare i corsi della Rhode Island School of Design. La sua prima personale italiana si tenne al piano inferiore della libreria Maldoror, nel 1978; ne seguì un’altra, promossa dall’amico Giuseppe Gallo, prima che la giovane promessa facesse ritorno in America per trasferirsi nell’East Village.
Al di là della sua tragica vicenda biografica, che ha anche un sapore “politico” avendo alimentato alcune campagne del movimento femminista, ciò che rimane della sua esperienza artistica sono le sue fotografie, ossessivamente rivolte a sè stessa, dove paradossalmente il suo corpo “sparisce” per moltiplicare le chiavi di lettura dell’immagine. I temi da lei esplorata sono tanti: il sesso, la rappresentanza, la sessualità, la corporeità. La sua opera è composta da un gran numero di autoritratti. Un aspetto sorprendente del suo lavoro è che o è esplicitamente nuda o al contrario, cerca di nascondere il suo corpo. In un caso o nell’altro il suo corpo evade dalla realtà e diventa il pretesto per innescare un immaginario.
Infilata in un armadio, dietro la carta da parati, avvolta in plastica o qualche altro materiale. Si fotografa in interni punteggiati dal decadimento, spesso l’immagine è fuori fuoco. Anche quando ci sono altri “modelli” nelle foto della Woodman, funzionano esclusivamente come uno stand-in per l’artista. Le sue foto sono cariche di forza espressiva, e suscitano spesso in chi le guarda una sensazione di oppressiva surrealtà.
La sua opera è di solito suddivisa in periodi: i primi lavori, il suo lavoro come studente a Providence, le opere realizzate in Italia (1977-1978) o presso la MacDowell Colony e, infine, il lavoro prodotto dal 1979 a New York, fino alla sua morte nel 1981. Ha lasciato diverse centinaia di stampe in gelatina d’argento, anche se ha sperimentato anche con altre tecniche. La prima mostra itinerante importante del lavoro di Francesca Woodman si è svolta nel 1986, qualche anno dopo la sua morte. Il Kunsthal di Rotterdam è stata la prima a presentare il suo lavoro nei Paesi Bassi, nel 1998.
ON BEING AN ANGEL
Foam
Keizersgracht 609, 1017 DS Amsterdam
Fino al 9 marzo