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“Artefice”, dal 23 Luglio al 6 Agosto al Lyris

Mille e una storia di un’utopia condivisa.

Racconti di ieri e di oggi.

Un appuntamento tra musica e parole attraverso i luoghi, le memorie e le storie del nostro paese, singolare teatro di sperimentazione sociale e culturale di impronta popolare in cui la dimensione individuale e quella comunitaria si intrecciano in forme inaspettate.

Dopo il lungo ed estenuante letargo forzato dalla pandemia il teatro torna a vivere! E il teatro indipendente di Alessandra Magrini torna nelle piazze, quelle che appartengono al popolo: il destinatario naturale (e favorito) per le sue storie.

Con i propri spettacoli, da 15 anni, attraversa l’Italia soprattutto in luoghi non convenzionali nei quali il teatro in genere non arriva. Ha trasformato anche fabbriche e sottopassaggi ferroviari in un palco, pur di far arrivare il teatro a tutti.

E ancora una volta la Magrini sceglie un luogo “decentrato” (San Giorgio A Liri, in provincia di Frosinone) e ad accesso gratuito per portare il teatro anche in città e paesi che, soprattutto in questo momento di pandemia, hanno risentito della mancanza di stimoli culturali.

Una retrospettiva dei suoi lavori più conosciuti aprirà le danze al Lyris che, in collaborazione con l’associazione culturale Scenikattiva, si è impegnato per mettere a disposizione il proprio palco esterno e permettere al pubblico di fruire gratuitamente (e in sicurezza) di tutta la rassegna.

Nella prima settimana tutto il teatro civile dell’artista che da 15 anni a questa parte ha portato il teatro in ogni luogo possibile in Italia, fabbriche e piazze comprese. Gli spettacoli in programmazione sono: Se questo è un operaio, viaggio nell’inferno Ilva; Madama Cie, rievocazioni estemporanee di una divisa scoppiata, Rosso Vivo la storia di Carla e Valerio Verbano, Volevo Essere Raffa, Partigiane della libertà. Nella seconda parte della rassegna spazio all’altra peculiarità dell’artista: il teatro canzone legato alla tradizione popolare romanesca declinato al femminile.

Amata soprattutto negli ambienti antagonisti è stata anche apprezzata dalla critica ufficiale.

Non solo teatro nel Curriculum Vitae di questa artista: anche ruoli nel cinema d’autore come la strega del film Do You Like Hitchcock (2005, regia di Dario Argento).

Attrice, regista, autrice, conduttrice radiofonica, interprete e cantautrice, Alessandra Magrini è un’artista dall’eclettismo puro. Arte e biografia in lei si uniscono in una trama intricata in cui l’una trae linfa dall’altra.

Qual è oggi il potere salvifico del teatro?

«Poco più che adolescente ho iniziato i miei viaggi teatrali in giro per l’Italia. Nel 2005, sono stata a Taranto con gli operai dell’Ilva per raccontare una realtà scomoda di cui ancora non si parlava.

Li ho coinvolti nello spettacolo, permettendogli di esorcizzare e denunciare la propria tragedia quotidiana.

Ho portato i miei palchi in tutta l’Italia, in luoghi nei quali in genere il teatro non arriva, come la fabbrica dei portuali di Genova.

Sono stata in fabbrica a Napoli con le operaie e gli operai che mi aiutavano a montare le scenografie, perché ero incinta di mia figlia Marlene.

Poi ho attraversato la storia di Carla e Valerio Verbano, un ragazzo che negli anni 70 sognava di cambiare il mondo ma è stato ucciso davanti ai suoi stessi genitori. La mamma, Carla, scomparsa alcuni anni fa ha cercato la verità per tutta la propria vita ed io ho interpretato la sua storia nello spettacolo Rosso Vivo, con lei al mio fianco.

È stato un legame forte, il nostro, che mi accompagna sempre nell’arte e nella vita.

Ho raccontato la terribile realtà dei CIE (centri identificazione ed espulsione) con Madama CIE, uno spettacolo d’inchiesta che ho colorato con una drammaturgia ispirata alla storia di Lady Oscar.

Devo molto alle mie basi di teatro classico ma poi ho sviluppato una mia ricerca personale che mi spinge a sentire la scena come un momento collettivo e di condivisione, una necessità antropologica dell’essere umano.

Credo molto anche nel potere del cinema, spesso nei miei lavori c’è una dedica a Gian Maria Volontè, oserei dire il mio spirito guida, a cui ho dedicato anche una rassegna (Io sto con Volontè).

Oggi il cinema italiano sta rinascendo, grazie a giovani produzioni coraggiose e anche alle donne sempre più numerose dietro la macchina da presa e in produzione, il loro modo di lavorare genera quell’impatto attivo che l’arte dovrebbe porsi come fine sociale, soprattutto in questi tempi.

Finalmente, in questa calda estate, un sogno che si realizza: tutto il mio Teatro, una vita di viaggi, emozioni, incontri, lacrime, risate, abbracci, treni, scarpe consumate, amore e rabbia.

Il vizio di voler stare in mezzo alla gente comune!

Ringrazio di cuore tutte le persone che, in questi 15 anni, con il passaparola e l’autorganizzazione, hanno permesso al mio teatro di starci e mi hanno spinta come il vento…»

Grazie!

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