Abbiamo avuto modo di conoscere Matteo Dolcini durante il MakeIT!24 “Feel the Brand”, organizzato a marzo da MARKETERs Club di cui JustBaked è media partner ufficiale da 8 anni. In quell’occasione – insieme alla collega Gaia Bergamasco – Matteo aveva raccontato a una platea di giovani appassionati di marketing alcune delle più interessanti strategie di comunicazione dell’azienda Barilla.
Partendo da qui abbiamo voluto intervistarlo, chiedendogli di raccontarci il suo lavoro e la sua esperienza all’interno di Barilla Group.
Iniziamo con una domanda forse banale, ma che centra subito il punto: in cosa consiste il tuo lavoro?
In realtà non è una domanda così banale. Molto spesso quando provo a spiegarlo a chi non fa parte di questo ambiente – persino alla mia famiglia! – le persone fanno fatica a capire cosa sia il mio lavoro.
Se vogliamo dare una definizione ufficiale, il mio titolo è quello di Digital Marketing & Social Media Manager per i brand Pavesi, GranCereale e Wasa – di Barilla Group.
Il mio lavoro consiste nel gestire tutto quello che è digitale. Per esempio:
- il sito
- l’advertising
- l’indicizzazione
- le campagne di comunicazione.
In questo contesto, fondamentale diventa la ricerca delle innovazioni nel mondo digitale: le nuove tecnologie, l’intelligenza artificiale, e via discorrendo.
Ormai attraverso i nuovi strumenti digitali si può fare veramente di tutto. Come si possono adattare le continue innovazioni al lavoro di tutti i giorni?
La difficoltà è proprio questa: è un mondo in continua evoluzione, e si può fare tutto.
In generale, il digitale è un ambiente che subisce rivoluzioni e stravolgimenti da un giorno all’altro, anche in maniera del tutto inaspettata. Per questo è importante essere molto malleabili e versatili.
A questo proposito: quali sono le competenze che hai acquisito nella tua formazione? E qual è il percorso che ti ha portato fin qui?
Fin dall’inizio, il mio non è stato un percorso lineare. Dopo aver finito il liceo, un po’ come per tutti, è arrivato il grande dilemma della vita: che fare? Avevo pensato di entrare in medicina ma oggi posso dire per fortuna di aver scartato quell’opzione, perché non l’avrei fatta con la giusta passione.
Anche perché ciò che mi spingeva verso quella facoltà era il fascino per le materie psicologiche – l’idea era quella di studiare psichiatria. Mi interessava l’aspetto umano, tutto ciò che ha a che fare con la mente di una persona.
Ecco, quando ho scoperto il marketing ho trovato un ambito in cui si ricerca proprio questo. Mi piaceva il fatto di poter capire le persone. E la comunicazione marketing fa questo.
Quindi mi iscrivo a Scienze della comunicazione e una volta laureato decido di andare per qualche mese in Scozia. Vivere lontani da casa è un’esperienza fondamentale, che io consiglio sempre a tutti i ragazzi che hanno bisogno di trovare la propria strada.
Tornato in Italia, ho conseguito la laurea Magistrale in Digital Marketing alla IULM di Milano. Qui scopro il marketing vero e proprio: c’è la teoria, ma soprattutto c’è tanta pratica, tanti workshop, incontri con le aziende, business game… ci si sporca le mani, insomma.
Quando arriva il momento di decidere dove fare lo stage, comincio a guardarmi intorno. Ora sembra strano, ma mi viene in mente che sulla strada verso casa mia c’è un’azienda che passando vedevo sempre – che vedo da quando sono nato: la Barilla.
Ed è alla Barilla che approdo infine, grazie a Ruggero Rabaglia, capo delle risorse umane. Il colloquio va bene e inizia la mia vita da studente-lavoratore che poi si evolve in lavoratore a tempo pieno.
Ad oggi sono passati sei anni. Sono rimasto sempre nella stessa struttura, ma ho cambiato diversi ruoli.
Il fatto che hai cambiato molti ruoli è legato alla tua giovane età? A quella capacità di adattamento che hanno i ragazzi e che spesso serve a una grande azienda?
La mia esperienza personale all’interno di Barilla è stata fin dal primo giorno positiva. Un po’ per mia indole, un po’ per il lavoro in sé, mi sono sentito subito a mio agio e adatto a ciò che mi veniva chiesto.
In parte è dipeso dagli strumenti acquisiti durante la formazione alla IULM, ma questo in realtà non basta. Puoi essere assolutamente competente nel lavoro, ma se ti ritrovi in un ambiente poco stimolante le capacità che hai acquisito si esauriscono.
In Barilla ho trovato un ambiente non solo stimolante, ma anche attento all’aspetto umano. Cambiare tipologia di lavoro tre, quattro volte ha significato per me svolgere un lavoro costantemente stimolante. Significa anche entrare in contatto con altre grandi realtà – e alla fine ritrovarsi con una visione privilegiata su molti aspetti.
So che vista da fuori una grande multinazionale può far quasi paura, soprattutto per un ragazzo giovane che è all’inizio della sua carriera. Invece attraverso il coinvolgimento nelle dinamiche, perfino nelle decisioni, mi è stato permesso di entrare nel vivo del lavoro. Barilla valorizza molto l’occhio fresco, l’occhio giovane e i diversi punti di vista.
Parlando proprio della tua esperienza lavorativa: mi sai dire qual è il progetto che hai realizzato che ti è rimasto proprio nel cuore?
Ti dirò, in realtà faccio fatica a risponderti. Se guardo indietro, da sei anni a questa parte, abbiamo fatto moltissimi progetti e sceglierne uno è piuttosto complesso.
Paradossalmente mi viene in mente una cosa piccolissima, ma per me importantissima perché era l’inizio della mia carriera: la semplice creazione della mail per gli utenti di “Cucina Barilla”. Quello era già un’emozione, perché iniziavo finalmente a mettere in pratica gli anni di studio.
Come pure la prima volta in cui ho partecipato al “Natale di Pan di Stelle”. Entri in qualche modo a far parte della storia della comunicazione italiana, e devo dirti, lì per lì fa strano!
O ancora: quando sono atterrato nel team Marketing Pavesi mi sono accorto che non solo sono probabilmente il cliente più fedele alle Gocciole – pensa che quando ero piccolo arrivavo a mangiarne quasi un pacchetto al giorno – ma ora ci lavoro anche. E non c’è storia, le Gocciole rimangono il meglio…
Mi colpisce molto che mi racconti delle piccole cose dell’inizio. Spesso l’inizio di un lavoro è caratterizzato da tante ansie, si paura di sbagliare o di combinare qualche guaio… invece tu hai avuto questo entusiasmo fin da subito. E continui ad averlo.
Credo sia stato fondamentale l’ambiente che mi ha accolto. Poi sai, io penso che l’entusiasmo rischia di smorzarsi nel tempo quando fai un lavoro ripetitivo, sempre uguale a se stesso. Fortunatamente qui in Azienda le sfide non mancano mai, c’è sempre qualcosa di nuovo. Soprattutto ci sono tantissime opportunità.
Penso al punto di vista privilegiato che abbiamo in Barilla grazie alle collaborazioni con i migliori partner, nazionali e internazionali. Quando ti ritrovi in riunione con Google, TikTok, Meta, finisci per acquisire piena consapevolezza delle nuove tecnologie e ad avere tanti strumenti a disposizione.
Oltre che con questi partner avete avuto modo di collaborare anche con realtà più piccole e di nicchia?
Proprio perché sono giovane, e proprio perché io credo molto nella gioventù, appena ho la possibilità di lavorare con delle start-up – soprattutto quando si tratta di ragazzi giovani che si mettono in gioco – lo faccio.
Per esempio abbiamo svolto diverse attività con Aryel, una giovanissima start up formata da ragazzi. Oppure abbiamo lavorato anche con Connected Story, anche lì un’altra realtà molto di nicchia.
Io per primo credo tanto nei ragazzi giovani, soprattutto in Italia. Ci sono tanti talenti nel nostro paese, tante realtà create da ragazzi giovanissimi che devono essere valorizzate.
Penso che la tua storia possa essere una bella testimonianza per tante ragazze e tanti ragazzi che vogliono investire entusiasmo e talento nel proprio lavoro. Grazie!