Cerca
Close this search box.
  • Economia in pillole
  • Rubriche

BCE: la pacchia è finita. Il QE è al capolinea e, forse, il primo storico rialzo dei tassi avverrà a metà 2019!

Nella scorsa riunione BCE, del 14 Giugno 2018, Mario Draghi, il governatore della BCE, ha ufficialmente annunciato la fine Quantitative Easing (QE), l’acquisto sistematico da parte della banca centrale europea di titoli di stato di alcuni paesi dell’area euro.

Il QE arriva alla sua naturale fine dunque, dopo essere stato per molti anni lo strumento simbolo per combattere la crisi sistemica dell’Europa. Draghi ha annunciato che il QE calerà dai 30 miliardi al mese, attuali, a 15 miliardi al mese (da Settembre 2018) e poi terminerà del tutto a partire dal 1 Gennaio 2019.

Tale decisione non ha scosso più di tanto i mercati, perché era una mossa aspettata e scontata già da molti mesi. Tuttavia, benché sia stata una mossa preannunciata, ciò non vuol dire che essa non avrà importanti effetti economici sui paesi europei e sull’Italia.

Gli effetti della fine del QE

Come spiegato in questo articolo di economia in pillole, la fine del QE non è buona notizia per noi italiani, visto che la nostra economia rimane una di quelle che cresce meno di tutta l’eurozona. L’Italia avrebbe bisogno di misure monetarie espansive ancora per qualche tempo.

Ma, come forse sai, purtroppo la BCE non può prendere le proprie scelte monetarie in base ai bisogni di un singolo paese. Essa agisce per tutti i paesi dell’area euro. E c’è poco da fare: crescita, consumi e inflazione stanno ripartendo nell’area euro, e quindi si può dire che la fine del QE è giustificata dai fondamentali economici europei.

Da Gennaio 2019 verranno meno, dunque, gli acquisti della BCE sui nostri titoli di stato. E di conseguenza i prezzi di tali titoli scenderanno e i rendimenti aumenteranno. Il che significa: pagheremo più interessi per il nostro debito di nuova emissione.

Non certo qualcosa per cui festeggiare insomma. Ma le brutte notizie, per noi, non finiscono qui.

Per la prima volta, dopo anni, cominciano a circolare voci su un primo storico aumento dei tassi della BCE a metà 2019

La fine del QE è una misura monetaria restrittiva, quindi NON stimola la crescita, l’occupazione e i consumi. Ma la vera conseguenza negativa della fine del QE sarà, come detto, l’aumento degli interessi per il debito pubblico di nuova emissione.

L’aumento dei tassi, invece, è una misura monetaria restrittiva che ha effetti ancor più negativi della fine del QE. Questo perché, molto più della fine del QE, aumentare i tassi comporta effetti diretti sull’economia reale. I tassi sui mutui crescono, ed in generale il costo del denaro aumenta. Frenando investimento e consumi.

Anche qui, la ripresa dei paesi dell’eurozona potrebbe in parte giustificare questo rialzo dei tassi, anche se come detto ci sono ancora tanti squilibri e differenze dentro i singoli paesi dell’area euro.

Immaginare un primo rialzo dei tassi a metà 2019 vuol dire probabilmente mettere in un certa difficoltà l’economia italiana, soprattutto se per quella data il nuovo governo non avrà attuato delle riforme strutturali importanti e positive in ambito di politica fiscale.

Ma per l’Italia c’è in agguato un rischio ancora peggiore di un rialzo dei tassi a metà 2019.

Il rischio peggiore per l’Italia: il sostituto di Draghi

Mario Draghi terminerà il suo mandato alla guida della BCE il prossimo Ottobre 2019. La fine del 2019 sarà probabilmente una fase cruciale per le scelte della BCE: tergiversare a far godere l’area UE di tassi bassi, o alzarli? E nel caso come alzarli: con cautela e molto lentamente nel tempo, oppure in modo veloce e sostenuto?

Draghi, si sa, nel suo mandato è stato una colomba, un dovish. Ha attuato fortissime misure monetarie espansive per combattere la crisi in Europa. Affrontando anche le ostilità dei tedeschi, da sempre contrari a politiche di questo genere.

E’ stato il vero salvatore non solo dell’Italia, ma di tutti i paesi UE che nel post crisi erano fortemente in difficoltà.

Il forte rischio è che il successore di Draghi sia invece un falco, un hawkish. Un governatore che abbia voglia di accelerare anche troppo con le nuove politiche monetarie restrittive. E che quindi aumenti i tassi in modo molto sostenuto e veloce.

Questo si che potrebbe portare forti problemi a un’economia ancora in difficoltà come quella italiana. Non ci resta che pregare che il successore dei Draghi alla BCE non sia un tedesco!

>>> Seguici sulla pagina Facebook di Just Baked! <<<

Sommario

LEGGI ANCHE

ARTICOLI CORRELATI