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Carnival Row: la recensione del dark fantasy di Prime Video con Orlando Bloom e Cara Delevigne

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Quando fu distribuita su Prime Video, nel 2019, la serie dark fantasy Carnival Row, approdata sulla piattaforma ad agosto in lingua originale e disponibile doppiata solo dal 22 novembre dello stesso anno, si diffuse un certo clamore intorno ad essa innalzando le aspettative soprattutto per le star del cast: Orlando Bloom e Cara Delevigne.

Creata da René Echevarria e Travis Beacham, è stata un’altra scommessa di questa piattaforma e il rinnovo per una seconda stagione, arrivato subito, è la dimostrazione che l’idea abbia funzionato. Purtroppo la serie ha subìto dei ritardi nella produzione e nel rilascio della seconda stagione, uscita il 17 febbraio 2023, a quattro anni di distanza dalla prima stagione. Questo ritardo potrebbe essere stato causato dalla pandemia, ed è stato quindi deciso in anticipo di chiuderla con quest’ultima. Non si è trattato di una vera e propria cancellazione, in quanto tutte le storyline lasciate in sospeso nel finale di stagione della prima si sono concluse nel corso delle puntate della seconda stagione.

In una generazione in cui l’urban fantasy fa da maestro, Carnival Row si propone di ripristinare l’antico splendore del fantasy puro. E questa sembra essere una prerogativa di Amazon Prime Video, basti pensare alla Ruota del tempo o al suo ambizioso progetto di riportare Tolkien sullo schermo con Gli anelli del potere. In origine, Carnival Row non è stata pensata come una serie. Beacham aveva ideato la sceneggiatura per un film mai prodotto intitolato A Killing on Carnival Row, per poi adattarla alla serialità.

Estetica del dark fantasy Carnival Row

Carnival Row si presenta come una serie dagli accenti noir ambientata in un mondo in cui gli esseri fatati (detti critch in senso dispregiativo) convivono con gli umani quasi in armonia. Ispirata allo stile vittoriano, le ambientazioni richiamano le capitali Parigi e Londra di inizio Novecento. L’oscurità è il marchio di fabbrica di questa serie. La città è grigia e buia, anche gli abiti sono di un colore dismesso, proprio per sottolineare la parola chiave che caratterizza quest’epoca, ossia respectability. E il perbenismo, in effetti, non manca tra i fili che muovono le azioni e i pensieri dei protagonisti.

Tra scenografie suggestive accompagnate dalle musiche composte da Nathan Barr e costumi personalizzati in base alle varie creature fatate, la serie trasporta lo spettatore in un thriller investigativo ricco di suspense e colpi di scena. Sicuramente, i costumi dei fauni sono quelli più interessanti e anche i più complessi da realizzare. I costumisti hanno creato dei copricapi muniti di magneti appositi per mantenere le corna sul capo, oltre a dei leggins che fanno sembrare le gambe più doppie e tozze.

Le due stagioni intrecciano le macro-tematiche che la serie si propone di affrontare con due casi di omicidi seriali distinti e separati. Difatti, sarà il protagonista a indagare sulle morti scoprendo tante cose sia sul suo passato sia sugli intrighi politici della sua città, Burgue. Il modello fantastico riprodotto si ispira alla mitologia celtica ed è ben fornito di fauni (o anche puck), di fate, di trow (spiritelli maligni della tradizione celtica), di centauri, di kobold (simili ai goblin), di marrok (lupi mannari), di aruspici (coloro che prevedono il futuro grazie all’arte della divinazione), di darkasher e sparas (i veri nemici rispettivamente della prima e della seconda stagione). E come in ogni opera che si rispetti ispirata alla Londra vittoriana, la serie abbraccia lo steampunck introducendo l’elettricità. 

Carnival Row tra politica, attualità e temi sociali: i protagonisti

Sebbene la serie possa sembrare distante anni luce dalla nostra società per abbigliamento, stile di vita e il fantastico, non si può dire lo stesso per quanto riguarda le tematiche inserite all’interno di essa. È chiaro l’intento critico nei confronti della dilagante xenofobia e dei potenti. Infatti, i fatati sono ghettizzati, maltrattati, sfruttati e solitamente sono servitori degli umani.

Burgue è la città nella quale si tenta di vivere in armonia ma con scarsi risultati. La strada destinata ai fatati dal quale prende il nome la serie (Carnival Row) è la dimostrazione lampante di quanto i pregiudizi e la paura del diverso impregnino il tessuto sociale di questo mondo seriale neo-vittoriano. Saranno i protagonisti a tentare di pacificare le due fazioni ma, soprattutto, cercheranno di scoprire i colpevoli degli omicidi sanguinari.

Vignette Stonemoss e Rycroft Philostrate

Vignette e Philo - Carnival Row

Da una parte abbiamo l’intraprendente e impulsiva fata Vignette Stonemoss, interpretata da una convincente Cara Delevigne. Dall’altra abbiamo il riflessivo e tormentato Rycroft Philostrate, detto Philo, interpretato dall’amato e apprezzato Orlando Bloom. La protagonista femminile è più forte caratterialmente e molto più impulsiva. È determinata e testarda, e si unirà al Corvo Nero, un gruppo di fate vigilanti che proteggono i fatati dagli umani. Le fate di Carnival Row sono diverse, possiedono le ali e i sensi più sviluppati, ma non hanno la magia né possono praticarla, una caratteristica fondamentale per comprendere il loro modo di agire.

Philo, invece, è un ispettore della Gendarmeria di Burgue molto rispettato, ma nasconde inizialmente un segreto sulla propria identità, infatti è per metà fata. Lo incontriamo, fin dal primo momento, dedito all’indagine di una serie di omicidi commessi a sangue freddo che stanno scombussolando la tranquillità della città. Il nome di questo personaggio non è un caso, anzi. Questo lo si può notare dal fatto che viene chiamato Philo e non Rycroft. Philostrate, in italiano Filostrato, ci rimanda all’opera di Boccaccio (il Filostrato, 1335) dove, secondo la falsa etimologia dell’autore, questo nome significherebbe “vinto e abbattuto d’amore“. È curioso come un nome segni inevitabilmente il proprio destino: Philo, nonostante ami Vignette, non riesce a stare con lei perché per lui è difficile trovare il suo posto nel mondo e resta, così, un vinto d’amore. Non è l’unico, però, vinto dall’amore.

Quasi tutti i personaggi, analizzandoli bene, risultano essere abbattuti e vinti dall’amore. Vignette e Philo si incontrano molto tempo prima, durante una guerra, e si innamorano. Philo è costretto a lasciarla per il suo bene e si finge morto. Così i due si rincontreranno solo dopo otto anni, quando questa storia travagliata ha inizio nella serie. Ma anche Vignette, nonostante provi sentimenti forti per Philo, si scontrerà con la sua natura di fata e non riuscirà a comprendere il desiderio dell’uomo che ama di portare la pace a Burgue. La storia d’amore tra i due non sarà idilliaca e avrà un finale inaspettato.

Imogen Spurnrose e Agreus Astrayon

Imogen Spurnrose e Agreus Astrayon  - Carnival Row

E mentre i protagonisti seguono i propri ideali, altri personaggi prendono forma ricevendo maggior spazio nella seconda stagione. Non può mancare, in una serie che si sofferma sulle classi sociali e sul razzismo, un amore proibito fra due di una specie diversa. A raccontare quest’aspetto della serie sarà Imogen Spurnrose, interpretata da Tamzin Merchant. Imogen è una ragazza arrogante e viziata dell’alta società che si innamorerà di Agreus Astrayon (David Gyasi), un fauno facoltoso che vuole inserirsi nell’alta società di Burgue. Imogen e Agreus inseguiranno il loro amore fino alla fine, andando anche in capo al mondo, letteralmente e metaforicamente parlando.

Molto interessante nella seconda stagione di Carnival Row è l’introduzione del continente Ragusa. Si tratta di un luogo dove la libertà di essere e di amare sembra aver raggiunto il massimo splendore. Per Imogen questa potrebbe essere la nuova casa. In realtà, ci troviamo di fronte a qualcosa di simile alla Fattoria degli animali orwelliana dove, però, non sono i maiali ad avere il comando ma i ribelli della Nuova Alba sotto la guida di Leonora (Joanne Whalley) che si comporta esattamente come i potenti soppiantati.

Jonah Breakspear e Sophie Longerbane

Jonah Breakspear e Sophie Longerbane - Carnival Row

Oltre al tema sociale, prende spazio anche il tema politico raccontandoci gli affari dei potenti di Burgue. Non possiamo dimenticare la storyline di Jonah Breakspear (Arty Froushan), figlio del Cancelliere della Repubblica di Burgue Absalom (Jared Harris), innamorato di Sophie Longerbane (Caroline Ford), figlia dell’acerrimo nemico politico del padre.

Insomma, intrighi di corte serpeggiano all’interno di questa serie tv dove più volte le malelingue e i pregiudizi sono protagonisti. L’atmosfera è tesa tra i fatati e gli umani, ma ancor di più tra i potenti. Mentre gli omicidi destabilizzano la tranquillità cittadina, si ricercano i colpevoli e si puniscono innocenti, le vere vittime della guerra fra classi. 

Carnival row, una fiaba nera

Carnival Row è una fiaba nera che incolla allo schermo lo spettatore attraverso il poliziesco investigativo e storie d’amore impossibili decorando il tutto con una critica alle piaghe della nostra società. La commistione dei generi risulta efficace e la coralità della serie non disperde l’attenzione e, al contrario, riesce a seguire lo sviluppo dei vari personaggi. È una serie da non perdere per gli amanti del genere. E poi c’è Orlando Bloom.

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