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Chi è Harry Nilsson (e perché tutti parlano di lui)?

Chi è Harry Nilsson? Per rispondere a questa domanda, dovremmo intraprendere un viaggio psichedelico nel suo mondo. Con il tempo ho imparato che si tratta di una domanda legittima e in che in tanti si pongono.

Quindi, chi è Harry Nilsson?

“Questa mano po’ esse Lennon e po’ esse McCartney, avrebbe potuto dire Harry Nilsson, e nessuno lo avrebbe smentito, tantomeno i due ex-Beatles, suoi massimi sostenitori.

L’immancabile famoso aneddoto: 1968, conferenza stampa di presentazione di Apple Corps., chiedono a John Lennon chi sia il suo musicista americano preferito e John risponde laconico: “Nilsson” (Harry usava il cognome quale mononimo quasi sempre). Domandano poi a Paul McCartney quale sia il suo gruppo americano preferito e Paul replica: “Nilsson”. Avranno avuto i loro buoni motivi, e certo non guastava che sul primo album di Nilsson apparisse una cover di You Can’t Do That, una canzone di A Hard Day’s Night, che conteneva non meno di diciotto citazioni musicali o testuali di altrettante canzoni dei Beatles, in un’epoca nella quale il mashup era ancora sconosciuto.

In realtà esiste un eccellente documentario su Nilsson intitolato Who Is Harry Nilsson (And Why Is Everybody Talkin’ About Him)?, presentato nel 2006 e da un po’ di tempo reperibile anche su YouTube, con accettabili sottotitoli in inglese. 

Volendo, con un paio d’ore a disposizione, ci potremmo anche fermare qui.

Who Is Harry Nilsson (And Why Is Everybody Talkin’ About Him)?

Buoni motivi per ascoltare Harry Nilsson

Altrimenti possiamo cercare di individuare, in ordine sparso, dei buoni motivi per ascoltare, o riascoltare Nilsson.Gli accostamenti improbabili tra fantasie incompatibili di giacche, maglioni, camicie e cappelli, forse retaggio di qualche nonno svedese (chiediamo preventivamente scusa alla Svezia tutta).

La voce di rara duttilità ed estensione, almeno finché non se la rovinò da solo abusando delle proprie corde vocali fino a sanguinare.

Il paradosso dell’autore: Nilsson è stato autore di buonissime canzoni, ma ebbe i suoi massimi successi con due cover, Everybody’s Talkin’ di Fred Neil (sì, quella di Un uomo da marciapiede) e Without You dei Badfinger, uno dei gruppi più tragicamente sfortunati della storia del pop.

Everybody’s Talkin’ era stata registrata da Harry Nilsson su Aerial Ballet (1968), il suo secondo album, incontrando un successo molto modesto. Poi il regista John Schlesinger l’aveva usata provvisoriamente in alcune scene di Midnight Cowboy, ma solo come segnaposto, in attesa di scegliere una canzone definitiva. Tra le candidate c’era Cowboy, di Randy Newman, c’era Lay Lady Lay, che però Bob Dylan non terminò in tempo, e la proposta di Nilsson era la sua I Guess The Lord Must Be In New York City, che aveva un arrangiamento vocale e strumentale quasi identico a quella che invece fu collocata definitivamente nel film, e nella memoria di tutti.

I Guess The Lord Must Be In New York City di Harry Nilsson

La grande bellezza di quella canzone di Harry Nilsson intitolata One, che si sente all’inizio di Magnolia di Paul Thomas Anderson cantata da Aimee Mann.

Il fatto che parlando di grandi canzoni pop con argomento “spaziale”, tutti ricordano Space Oddity di David Bowie e Rocket Man di Elton John, quasi nessuno invece la contemporanea Spaceman di Nilsson.

Il disco di standard americani A Little Touch of Schmilsson in the Night (1973), una cosa che poi fecero in troppi, ma all’epoca quasi nessuno (tra quelli famosi solo l’amico Ringo Starr lo aveva preceduto con Sentimental Journey, giusto per essere bistrattato ingiustamente quando la gente voleva ancora i Beatles).

L’amicizia pericolosa con John Lennon, in particolare durante il famigerato Lost Weekend di John, la sua temporanea separazione da Yoko Ono, durata alcuni mesi, passati perlopiù a Los Angeles, dove Harry e John si ubriacavano regolarmente e potevano diventare assai molesti.

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