Adrien M & Claire B sono un duo artistico francese frutto di un incontro bizzarro, quello tra un ingegnere informatico con la passione per la giocoleria (Adrien Mondot) e una grafica (Claire Bardainne). La scommessa, sin dall’inizio del loro percorso artistico, è stata quella di integrare le potenzialità del digitale all’interno di un mezzo espressivo totalmente analogico come il teatro. Una scommessa pienamente riuscita, si direbbe guardando il loro ultimo spettacolo Cinematique, in scena la settimana scorsa al Teatro Vascello di Roma all’interno del cartellone del Romaeuropa Festival. Lo show torna in una nuova versione dopo aver vinto nel 2009 il premio della giuria nella competizione internazionale di danza e nuova tecnologia all’interno del Festival des Baind Numeriques in Francia.
La cinematica è quella parte della meccanica che studia il moto dei corpi (kineo in greco significa “muovo”) ed è anche la “geometria del movimento”, il concetto su cui ruota l’intero canovaccio. La scena è nuda, il ritmo scaturisce unicamente dal movimento dei corpi dei due attori rispetto al segno e alla luce. Fuori da ogni personaggio, sono essi stessi parte di un gioco più grande di loro, del quale scoprono insieme allo spettatore le regole in divenire. La coreografia e il linguaggio del corpo iniziano rapidamente a interagire con punti, linee, lettere, traiettorie imprevedibili disegnate sulla scena da un software invisibile (eMotion, costato quasi dieci anni di lavoro) che costruisce ambienti onirici ridefinendo continuamente il confine tra realtà e immaginazione.
La perfezione del digitale e la sua serialità sono qui in dialettica con il corpo e la sua fragilità imperfetta. A supporto della “poesia dei movimenti”, disegnati dal duo e del climax dello spettacolo, svolgono un ruolo essenziale le musiche evocative di Christophe Sartori e Laurent Buisson. In uno dei passaggi più emozionanti citano una versione trasfigurata della Gnossienne no.1 di Erik Satie.
Danza, arte digitale, circo, si mescolano in un’unica forma espressiva che è antica e moderna allo stesso tempo. Il divertimento è inteso dalla coppia francese nella sua accezione di di-vertere, ovvero di catturare lo spettatore per fargli cambiare direzione, e fornirgli, attraverso la percezione, lo strumento per esplorare il territorio dell’im-possibile.