Le Organizzazioni Positive: dove regnano positività, comprensione e accoglienza.
Dopo anni di indagini di clima svolte a livello nazionale presso diverse imprese, enti e associazioni di vario tipo, avevo già avuto sentore che una larga parte dei lavoratori si sente poco motivato e, in molti casi, sfruttato.
Una recente ricerca di due studiose, Daniela Di Ciaccio e Veruscka Gennari, ha rilevato che ben l’87% dei lavoratori si dichiara poco coinvolto nel lavoro. Le autrici della ricerca parlano di «lavoratori sovraccaricati di compiti di cui spesso non è chiaro il senso e sottoutilizzati rispetto al potenziale di idee, talenti e capacità che ogni persona potrebbe mettere in campo. La conseguenza più diretta è che chi si sente sfruttato poi si comporta da sfruttato».
Oggi il tema del lavoro è molto dibattuto. Si parla soprattutto degli aspetti contrapposti, delle vere dicotomie, come il fatto che le imprese cercano, senza trovarli, molte persone per svolgere compiti specifici, come quelli di operaio specializzato e tecnici qualificati su precise tematiche (il che indica che in molti casi il lavoro c’è ma non si trovano le persone) ma anche l’esatto opposto: molti giovani, soprattutto al sud, vorrebbero lavorare ma mancano le offerte di lavoro. In un Paese come l’Italia, che al terzo posto per tasso di disoccupazione giovanile (il 37,8%) tra i 28 Paesi del continente, sembra assurdo ma è così. Mancano specialisti nel digitale, dove le professioni cambiano a ritmi velocissimi e dove le università si dimostrano spesso incapaci di affrontare questi aspetti. Secondo la Commissione Europea in Italia c’è la più bassa percentuale di addetti dell’Information Technology con almeno una laurea triennale: il 32%. La Spagna, con il 77%, e il Belgio con il 73% sono tra i primi posti.
Stress lavoro-correlato
Ma poco si parla della negatività che regna nel mondo del lavoro: in Italia trascorriamo in media al lavoro 1.725 ore l’anno, circa il 30% della nostra vita attiva; lavoriamo 243 ore più dei francesi e 354 ore più dei tedeschi; in Francia e in Germania, però, il PIL pro-capite è più alto e la disoccupazione è più bassa che in Italia. Praticamente, dove si lavora meno, c’è meno disoccupazione e maggior ricchezza individuale. Il vero problema è che i lavoratori, per la maggior parte, trascorrono queste ore in preda allo stress.
Un ambiente spesso drammaticamente competitivo danneggia, nel lungo periodo, produttività e risultati di business. Nonostante lo stress spinga i lavoratori ad accelerare il ritmo, esso provoca dei danni anche a livello economico, come ad esempio i costi elevati dovuti all’assenteismo per malattia.
Infatti lo stress da lavoro causa tra il 60 e l’80% degli incidenti ed è stimato che oltre l’80% di tutte le visite mediche sia dovuto alla tensione. Anche lo stress causato dall’appartenere a strutture altamente gerarchizzate è correlato a disturbi di salute.
Anche lo scarso coinvolgimento dei lavoratori trova la sua origine nella mancanza di fiducia nei confronti delle organizzazioni e nel non sentirsi apprezzati. Per comprendere meglio la correlazione tra lavoro e salute, può essere utile sapere che in Italia 11 milioni di persone usano psicofarmaci. In Europa 40 milioni di lavoratori soffrono di “stress lavoro-correlato” e in famiglia, all’aumentare dello stress dei genitori gli adolescenti sono più esposti al rischio di sviluppare dipendenze da alcol o droghe.
Le Organizzazioni Positive: cosa sono
Quale può essere una soluzione a questa serie di problemi?
Stanno nascendo delle imprese, identificate come Organizzazioni Positive, che si impegnano affinché i collaboratori possano trovare all’interno comprensione e accoglienza. Le organizzazioni che hanno la cultura della “positività” hanno leader capaci di prendere decisioni migliori sotto stress e influenzare positivamente i risultati di business. I principali effetti alle pratiche positive sono l’Effetto Amplificazione, quando una persona agisce in un contesto in cui si promuovono pratiche positive. Queste pratiche aumentano la possibilità che il soggetto, divenuto testimone di buone azioni, diventi presto l’autore di altre buone azioni. La seconda pratica è detta Effetto Buffering, nel quale le persone possono riprendersi meglio e più velocemente da crisi o momenti difficili, evitando il deterioramento delle prestazioni.
Diverse imprese hanno aperto sportelli gestiti da psicologi e counselor per agevolare la riduzione dello stress e aiutare i lavoratori ad operare in un clima positivo. Far crescere il senso di appartenenza è fondamentale. Significa valorizzare le persone, considerando le aspirazioni e le potenzialità che posseggono, e migliorare la comunicazione, informando i collaboratori sulle decisioni più importanti.
Come affermava Gilles Pajou «Leader è colui che riesce a creare un mondo al quale le persone desiderano appartenere».
Leggi anche l’articolo di Enrico Cogno sulla Sinettica di Gordon.