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Millennials: l’autosabotaggio degli unicorni

unicorn

Nati tra la fine degli anni ’70 e i primi del 2000, la generazione dei Millennials fa parlare di sé non solo perché dedica gran parte del proprio tempo ad autorappresentarsi su social, ma anche perché presenta caratteristiche radicalmente diverse rispetto al passato. Multi tasking e padroni delle nuove tecnologie, figli della generazione più istruita di sempre, oberati di impegni fin dalla tenera età, mostrano ambizione e una forte attitudine al cambiamento.

Una ricerca condotta dal Pew Research Center, ha evidenziato alcune caratteristiche fondamentali dei Millennials, prima tra tutte un alto grado di connessione tramite social e mobile e la propensione a considerare in modo positivo tutte le nuove tecnologie. Sembrerebbero inoltre meno religiosi di quanto non fossero le generazioni precedenti alla loro età, più propensi ai matrimoni interrazziali, più ambiziosi sul piano professionale.

Che impatto hanno queste caratteristiche sul piano lavorativo? Secondo Ron Alsop del Wall Street Journal, che ha tentato di delinearne i tratti professionali distintivi, i Millennials sarebbero largamente percepiti come narcisisti. Il modello educativo messo in atto dai loro genitori ne avrebbe fortemente incoraggiato l’autostima, al punto da renderli particolarmente ambiziosi, impazienti e alla costante ricerca di gratificazioni professionali ed economiche. Senza rinunciare all’equilibrio tra vita privata e lavorativa, per soddisfare le proprie aspirazioni professionali tendono a cambiare lavoro frequentemente, con il rischio di diventare impiegati frustrati ed infelici.

Sul tema dell’infelicità si è espresso l’Huffington Post riprendendo il fortunato articolo Why Generation Y Yuppies Are Unhappy: i Millennials sarebbero una generazione le cui aspettative superano grandemente la realtà. L’articolo, che ha suscitato aspre critiche, paragona i Millennials a creature dall’ambizione smisurata che si percepiscono come meravigliosi unicorni, per i quali la gratificazione conta più della sicurezza.

La frustrazione scaturita dall’idealizzazione di sé sarebbe poi acuita dal dover essere spettatori dalle vite degli altri, a loro volta idealizzate e magnificate costantemente sui social.

Consigli per sopravvivere a questo autosabotaggio generazionale? Restare ambiziosi, smettere di pensare di essere speciali perché diventarlo richiede tempo, e ignorare il modo in cui gli altri raccontano le loro vite, perché nonostante quello che può sembrare sono molto simili alle nostre.

Flavia Lazzaro | Bake Agency

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