Che cosa si nasconde sotto la S.P.Q.R. contemporanea? Che cosa rende felice il Populus? La risposta a queste domande arriva con il reportage socioculturale che ho realizzato per le strade di Roma.
Sono proprio gli abitanti della Capitale che mi forniscono i motivi che li fanno sentire allegri. I motivi in cui in verità possono identificarsi tutti i cittadini italiani. L’obiettivo del progetto è avvicinare e celebrare la diversità della comunità romana, stimolando una riflessione e portando un sorriso sul volto di tutti. Quel sorriso che mostra i denti, come un segno di apertura, di positività e di fiducia, capace di trasmettere calore e generare un contagioso effetto di felicità. Ma i denti non si mostrano sempre volentieri. Non è una cosa facile sorridere ampiamente, soprattutto a un “pubblico” più grande. Per alcuni è una cosa personale, intima, lo si permette solo quando ci si sente a proprio agio.
Gli intervistati, trovati per strada, sono stati improvvisamente sottratti alla loro domenica di relax, alla loro routine quotidiana e al lavoro, fermati di corsa all’uscita della metropolitana. Sono stati catapultati in un momento di sospensione, come se avessero messo in pausa un film d’avventura durante un’azione rapida in cui recitano con troppo coinvolgimento.
Ho chiesto loro un attimo di stop, volevo davvero capire cosa spinge le persone che hanno attirato la mia attenzione a separare le labbra e mostrare i denti in un sorriso. La risposta doveva essere immediata, mi aspettavo la prima cosa che gli venisse in mente. Non mi aspettavo il 100% delle risposte, probabilmente anche gli stessi intervistati erano sorpresi.
Tutte le fotografie sono state modificate in bianco-nero affinché non distraggano dai sorrisi, i veri protagonisti del progetto. Le risposte sono state lasciate nella lingua originale perché mirano a rafforzare l’autenticità dei discorsi.
Finalmente, il reportage presenta la diversità etnica dei abitanti della città eterna, il che rispecchia proprio il popolo romano di oggi. Ho menzionato i quartieri di Roma specifici in cui vivono o sono stati incontrati i partecipanti per mostrare lo stretto legame con lo spazio di residenza nella capitale.
Spero che l’iniziativa possa offrire ai lettori un momento per pensare a quello che realmente conta o li rende felici nella propria vita, nell’ambiente urbano che chiamano casa, in ogni giorno.
“Che cosa ti fa sorridere nella vita?”
Trionfale: Belén, argentina, 29 anni.
Una dottoranda presso il dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Lavora dentro al Colosseo. Insegna design della moda. Una grande amante dei dolci, che si sposerà tra qualche mese.
“La cosa che mi da un sorriso è un pranzo con la mia famiglia.”
Trastevere: Gianna, 25 anni.
Vive a Roma da quando è nata. Si occupa di diverse cose nella vita. Di giorno si prende cura di una donna disabile, la accompagna in tutte le attività. Di sera lavora o alle serate o insegna l’autosospensione. I suoi capelli sono di colore verde.
“Nella vita mi fanno sorridere le piccole cose. Per esempio, le persone che mi vogliono bene e si ricordano di me. Possono sembrare scontate, però alla fine contano di più dei grandi gesti che in realtà mi mettono a disagio.”
Flaminio: Piero, 49 anni.
Un architetto nato a Roma che abbandona il mondo delle costruzioni, ma non il costruire. Lascia il percorso legato alla sua istruzione per dedicarsi all’arte contemporanea. Partecipa alle mostre “Premio Capitolium”, “Corruzione Capitale. Roma ai tempi degli ingranaggi lubrificati. Arte reattiva” e “Nuvola creativa – Festival delle arti di Roma”. L’ho intervistato al suo stand al mercato di Ponte Milvio.
“La mia ex. Quando penso a lei, mi viene subito da ridere.”
Esquilino: Franca, 20 anni.
Viene dalla Nigeria. Lavora in una gelateria vicino Piazza Navona.
“Io sono sempre felice. Mi piace stare sempre con un sorriso, parlare con gente simpatica. Questo è importante per me. Vieni alla gelateria, i gelati li facciamo noi.”
Policlinico: Adil, 50 anni.
Fioraio egiziano de Il Cairo, sposato con una polacca di Nowy Targ, con cui ha 3 figli. Vive in Italia da circa 30 anni. Mi ha regalato una rosa.
“Vedere che i miei figli stanno bene.”
Tiburtino: Dafne, 89 anni.
Le piace ricordare l’infanzia trascorsa a Cavarzere. Ex Miss nurse in Belgio e Francia. Ex tour guide a Londra. Oggi amante del colore giallo, delle piante, del caffè al ginseng e del formaggio grattugiato. Non importa quale tipo. Quando di mattina si fa un caffè, prepara anche un fiore alla finestra.
“O Dio, non sarei capace di fare un grande sorriso haha.”
E invece sì.
Santa Marinella: Carla, 28 anni.
Direttamente dalla spagnola Valencia, vive a Roma perché le piace vivere a Roma.
“(sorride) Non so perché la prima cosa che mi è venuta in mente è la mia nonna! Pensavo che mi può venire un’altra cosa, però mi è venuta la faccia della mia nonna.
Il commento della sua amica: “Mi fai emozionare.”
Non so perché ho pensato a lei. (sorride)”
Centro Storico: Kashi, 60 anni.
Viene da Katmandu, è proprietario di un negozietto di souvenir nepalesi. Un esperto del mantra Om Mani Pad Me Hum, uno dei più significativi nel buddismo. L’obiettivo di questa pratica spirituale è la purificazione dei sei piani dell’esistenza: l’orgoglio (Om), l’invidia e la brama di divertimento (Ma), la passione ed il desiderio (Ni), l’ignoranza ed il pregiudizio (Pad), la povertà e la possessività (Me), l’aggressività e l’odio (Hum).
“L’abbondanza. È una cosa importante importante, non puoi perderla. Quando arriva la negatività, devi sempre ricordare l’abbondanza della vita. E poi subito dopo ridi.”
Policlinico: Alemou, 40 anni.
Viene dalla Nigeria, è arrivato in Italia nel 2016, prima stava a Torino. Laureato in secretarial education, si occupa della pulizia dei marciapiedi chiedendo una piccola donazione ai passanti. Invece di fare una foto ha condiviso la sua storia con me. Eccola:
“It’s been almost 8 years in Italy. There is no document for me, that’s why you see me on the streets. It’s not that I’m happy that I go to the streets. I like questions so much. Some people could think that this boy is lazy, he has a document, but it’s not true. If people came to me to make some questions, they would see, they would understand. But some people pass by as if they’re angry. Angry for no reason. So as you come to me to ask the question, you see. I give you the answear, the right one. If I had a document, I wouldn’t be here. You know these years, family. It’s very difficult, I pay for the house, I pay for the water, I pay for the light so I have to come to the streets for the kids. Everyday I wake up at 4:00 o’clock and take a train to go to Termini. I have to work. I graduated in my country in secretarial education. God bless Nigeria, God bless Africa so much! When I was in Nigeria I was thinking I could come here to receive my master’s degree. I didn’t know it’s a different perspective here. I was thinking: you come here, you go to school, you go back to your country and you become somebody. But all the results you had in Africa, in Italy are zero. It’s not like Canada, USA and UK were if you have your result, you proceed. In Italy it’s zero. You can’t go anywhere.”
Che cosa invece fa sorridere Alemou?
“If I see people are getting better. If I call them, then we talk. If I have something, I give them. That routine makes me smile in my life. You know that thing, no? Yeah, yeah, yeah. I like to need them. Because that’s how we do in Nigeria.”
Nomentano: Mogge, 34 anni.
Una dottoranda presso il dipartimento di Biologia e Biotecnologie Charles Darwin dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza”. Nata a Teheran, la capitale dell’Iran, ha ricevuto il battesimo nel 2019. Il suo te allo zenzero da brividi.
“There are so many things in our lifes that make us smile. For example, if you win a scholarship, if you win something. But what makes me smile in the first moment is when I see other person who smiles at my face. And unconsciously, I smile back. What about you?”