“Non hai veramente capito qualcosa fino a quando non sei in grado di spiegarla a tua nonna” recita un aforisma di Albert Einstein. A molti potrebbe venire in mente questa frase nel momento esatto in cui precisano, per l’ennesima volta, che il loro mestiere non è roba da smanettoni. Al contrario, i malcapitati vorrebbero magari chiarire che il lavoro svolto richiede competenze e attitudini miste per gestire il complesso dialogo tra aziende e clienti. Nella pratica questi individui che giocano con pc e smartphone tutto il giorno, spesso lavorano sul serio. Fanno i social media manager o qualcosa di simile, secondo l’opinione generale. Il mondo del digitale parla chiaro: le aziende hanno bisogno di professionisti che le aiutino a gestire in maniera efficace social network, blog e community. E spesso li cercano all’esterno. Ma fare il social media manager può voler dire molte cose insieme. A tracciare l’identikit delle professioni più richieste nel settore Web ci aiuta Giulio Xhaet, coordinatore didattico di Ninja Academy, la scuola fondata da Alex Giordano e Mirko Pallera, che ha già formato 6.600 persone in marketing e comunicazione.
Giulio, qual è il tuo ruolo all’interno della Academy?
Mi occupo del piano didattico e mi diverto a progettare nuove formule per mettere in piedi i corsi live e online. Personalmente l’e-learnig e i webinar sono per me l’aspetto più sfidante di questo progetto. Stanno tutti cercando di capire come svilupparne al meglio le potenzialità. Noi ninja in questo siamo i pionieri italiani!
Tra quelle digitali quali sono le figure professionali più spendibili?
Attualmente vanno molto forte i community manager: sono persone che utilizzano social, blog e siti per gestire contenuti e relazioni con le persone. Devono quotidianamente immaginare queste relazioni per poter rispondere alle domande che gli vengono rivolte. Inoltre devono essere capaci di trasformare le crisi in opportunità e arrivare così al famigerato ROI cioè il Return On Investments. Il community manager bravo riesce a far diventare l’azienda un LoveMark: fidelizza gli utenti che diventano poi clienti. Le grandi aziende possono avere una persona dedicata che si occupa di questo. Anche il search engine optimizer gode di ottima salute perchè essere presente sui motori di ricerca è fondamentale. Tra gli addetti ai lavori circola il detto “Un buon posto per nascondere un cadavere è la seconda pagina di google”. Il SEO è una professione tutt’altro che scontata: bisogna possedere buone competenze sia di marketing che di informatica. E ce ne sono ancora un paio piuttosto interessanti. L’all-line advertiser che riesce a integrare attività promozionali molto diverse tra loro: email marketing, social media marketing, google adwords, re-targeting, re-marketing e display advertising. In sostanza il digital advertiser gestisce tutte le forme di pubblicità online. Questa è una figura molto richiesta anche dalle PMI perché il ritorno è tangibile: il negoziante la assume quando capisce che può risparmiare l’80% della pubblicità offline e che può impostare il budget delle campagne in base a quelle che sono le possibilità. E per chiudere l’e-commerce manager che si occupa della parte progettuale dell’e-commerce. In questo caso ci vorrebbe addirittura una task force che si dedichi a ciascun aspetto: progettazione, usability, promozione, social shopping… Gli e-commerce manager sono ben pagati. Generalmente comunque le realtà aziendali che credono molto nel digitale vogliono i professionisti migliori e sono disposte ad offrire in cambio una retribuzione adeguata.
Consiglieresti a chi vuole lavorare in Italia di puntare su queste posizioni lavorative?
Certo, sono tutte professioni che crescono nell’interesse concreto delle persone. In Italia purtroppo il gap è a livello formativo: da un lato università e corsi di formazione sono ancora indietro, dall’altro le aziende non sanno dove trovare i professionisti che cercano. Ninja Academy ed altre realtà innovative di questo tipo stanno puntando a fare una formazione capillare, non solo per le grandi aziende ma anche per le piccole e medie imprese che vogliono sfruttare il digitale.
A proposito delle PMI, in che modo la gestione del digitale può influire sulla ripresa economica?
Made in Italy e internazionalizzazione sono le parole chiave. Nel nostro Paese abbiamo artigiani e bravi professionisti a cui però manca la capacità di comunicare tutto questo. Quelli che sanno farlo sono mosche bianche: Oscar Farinetti, per esempio, sa sfruttare le leve digitali e anche Federico Marchetti ha saputo coniugare bene fashion e digitale e ha costruito un piccolo impero con YOOX. Se noi italiani capiamo che e-commerce, comunicazione e social media ci aiutano ad esportare prodotti o servizi allora facciamo bingo.
In base alla tua esperienza il social media manager può essere messo a servizio anche delle PA?
Personalmente ho lavorato anche con dei responsabili amministrativi. Gli enti locali stanno cercando di capire come comunicare meglio con gli utenti e in maniera più trasparente. La smart governance è un argomento molto interessante. Il punto è che non è semplice aprire dei canali e gestire i messaggi di tutti gli utenti. L’amministrazione partecipativa va progettata meglio, con delle linee guida ad hoc ma la sua gestione è possibile.
Ci suggerisci un piccolo test per capire se si posseggono le attitudini per diventare professionisti del web?
Recentemente ho tenuto un webinar proprio su questo tema. Ma chi volesse avvicinarsi all’argomento può visitare il sito professionidelweb.it. A pensarci meglio però la cosa migliore sarebbe sviluppare un’applicazione mobile. Sai cosa ti dico? Ne parlo con i miei collaboratori e ci lavoro subito!
E c’è da scommettere che di questa nuova app sentiremo parlare a breve.