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Dancefloor Stompers e le librerie musicali “100% cinematic groove”

È uscito Librerie Musicali, il disco d’esordio dei Dancefloor Stompers.

Il collettivo cagliaritano, attivo dal 2009, con il suo primo progetto rende omaggio al soul-jazz di etichette come la Blue Note, la Verve, la Stax/Volt e allo stile Sixties Mod nell’intento di sviluppare un discorso musicale in equilibrio tra rivisitazioni di classici e composizioni meno conosciute, parallelamente alla scrittura e all’arrangiamento di brani originali, con un occhio di riguardo alla produzione strumentale.

Il gusto cinematico per la sonorizzazione e la passione dichiarata per le colonne sonore e la library music – italiana e non – degli anni ’60 e ’70 rappresenta la seconda anima dei Dancefloor Stompers, veicolata nel corso degli anni attraverso il lavoro il teatro, alcuni reading-concerto e commenti musicali per cortometraggi.

Questi lavori originali confluiscono nel concept per il loro primo album in studio. Librerie Musicali condensa le diverse esperienze dei Dancefloor Stompers in dieci tracce (di cui otto strumentali e due canzoni, organizzate proprio secondo uno scaletta cinemtatografica, dai titoli di testa a quelli di coda), dove trovano spazio l’attitudine black (il soul-jazz, il rhythm’n’blues, l’Hammond sound ed il funk) e la musica per il cinema, la televisione e la radio, in particolare quella prodotta in Italia tra gli anni Sessanta e Settanta, reinterpretata cercando di riprodurne il suono, la strumentazione, le tecniche di registrazione e la veste grafica.

A questo si aggiunge la voglia e la curiosità di provare a ricostruire l’atmosfera di ricerca e la grande gioia interpretativa che si respirava, ad esempio, nella Roma della RCA o delle sonorizzazioni per la RAI.

Nella migliore tradizione della library music italiana, il sound dei Dancefloor Stompers risponde ai canoni della musica composta per immagini come una colonna sonora ideale per una serie tv mai scritta, attraverso la costruzione di atmosfere per determinate scene o situazioni, oltre ad una serie di tracce di breve durata concepite per l’utilizzo come sigle tv, radiofoniche e jingle.

Per scoprire insieme l’album Librerie Musicali ci siamo affidati alle sensazioni e alle chiavi di lettura più autentiche potessimo incontrare, vale a dire quelle del frontman della band: Gianmarco Diana.

Partiamo dalla genesi dei Dancefloor Stompers: chi sono i musicisti coinvolti e qual è il concept del progetto?
I Dancefloor Stompers sono un quartetto cagliaritano formato nel 2009 da me (Gianmarco Diana, basso elettrico) e Andrea Schirru (pianista e tastierista).
Negli anni abbiamo attraversato diverse formazioni, dal trio all’ottetto, inserendo anche delle cantanti, ma da qualche anno la formazione si è assestata sul quartetto con l’ingresso di Danilo Salis (chitarra elettrica) e Frank Stara (batteria e percussioni).

Possiamo definirci una instrumental band dedita al culto della Black Music (rhythm’n’blues, soul jazz, funk) e della musica per sonorizzazione (colonne sonore e library music).

Anche la nostra attività in questi primi dieci anni è variata, dai concerti e i party Mods a base di cover Sixties, fino alla scrittura di brani originali per reading e sonorizzazione di cortometraggi, che è poi sfociata nella realizzazione del nostro primo disco.

Il vostro primo album si intitola Librerie Musicali ed esce per la Four Flies Records, etichetta italiana specializzata proprio in colonne sonore e dischi di sonorizzazione.
Parliamo del rapporto tra il vostro progetto musicale e la casa discografica di Pierpaolo De Sanctis, i presupposti del vostro incontro creativo e la scelta di realizzare un progetto in linea con la vostra visione artistica.

Conosco Pierpaolo da tempo, e ho collaborato con lui in diverse forme (sia come musicista, che per l’attività che svolgo in radio con il mio web radio show CinematiCA-Suoni da e per il Cinema).
Quando si è trattato di cercare un’etichetta per il nostro album è stato naturale per me proporlo anche a lui.

Pierpaolo ha risposto entusiasticamente alla proposta: si tratta del primo disco di una band contemporanea su Four Flies Records, e condividiamo il catalogo con gemme oscure e inedite di mostri sacri delle colonne sonore e delle sonorizzazioni… Per noi è un onore!

Uno dei vostri obiettivi dichiarati è di fondere la passione per la black music con quella per la grande musica italiana degli anni ’60 e ’70.
Non si tratta di una semplice riproposizione, bensì di una reinterpretazione in chiave originale che prova a far rivivere un momento di grande vena creativa e compositiva per i musicisti italiani. Qual è stata la spinta per realizzare un progetto così ambizioso?
Come musicista, ascoltatore, appassionato studioso della musica per sonorizzazione, era da tempo che volevo affrontare questo tipo di discorso.
Già con la mia altra band (i Sikitikis) avevamo approcciato la materia musica per immagini, da prima con un approfondito studio del modus operandi di questi compositori e arrangiatori degli anni 60/70, poi sperimentando ed innestando dosi di iconoclastia su quel materiale.

Con i Dancefloor Stompers siamo arrivati gradualmente al nostro approccio di scrittura, arrangiamento ed esecuzione, ed oggi cominciamo ad avere un sound riconoscibile.

Grazie anche al team di sound engineer cagliaritani del Solid Twin Music, Andrea Piraz e Roberto Macis, che hanno trasformato la nostra visione in suono, grazie ad un accurato lavoro di registrazione e missaggio.

A metà tra colonna sonora per una serie tv immaginaria e un film blaxploitation, il vostro album “Librerie Musicali” è…. «100% black cinematic groove».
Se dovessi compilare una playlist dedicata in cui inserire la vostra musica, quali sarebbero secondo te alcuni tra le band e gli artisti da includere che ritieni più affini al vostro sound?
Il nostro sound fonde i nostri primi amori (Booker T. & The MG’s, Jimmy Smith, Big John Patton, Horace Silver, Ray Charles, etc) con la passione esagerata per la soundtrack music italiana (Morricone, Umiliani, De Masi, Pregadio, Trovajoli, Alessandroni, Micalizzi, etc etc etc) e americana (Lalo Schifrin, Quincy Jones, Isaac Hayes, Curtis Mayfield, etc etc etc). I riferimenti al glorioso passato si fondono con quelli al gioioso presente di Adrian Younge, BadBadNotGood, Corduroy, United Future Organization, Vulfpeck, etc. etc.

Il disco vede la partecipazione di molti ospiti per un totale di una trentina di musicisti, compresa un’orchestra d’archi di 19 elementi; inoltre, è stato registrato totalmente in presa diretta.
Quale è stato il metodo seguito in studio nella realizzazione dell’album, dagli arrangiamenti fino all’esecuzione e alle tecniche utilizzate per il live recording?
L’idea di provare a capire e sperimentare le condizioni di lavoro dei session player di quel periodo: erano anni in cui, in Italia come negli States, i musicisti di studio potevano vivere dignitosamente incidendo una quantità industriale di musica per generi e situazioni diversissime, sempre col meglio degli arrangiatori e compositori sul mercato.

Su quest’onda, ci siamo rinchiusi per un weekend di dicembre in un’isolata villa a Calasetta, sulla costa sud occidentale sarda, e in un’atmosfera da Shining, abbiamo registrato prima in 4, poi in 7, i diversi brani, sia in presa diretta, che ricorrendo ad overdub, ma eseguiti in take interi per mantenere sempre un feeling live.

Questo metodo di lavoro ha coinvolto diverse location, studi d’incisione, il Conservatorio di Cagliari. È stato un grande lavoro, faticoso, ma decisamente stimolante. Un sogno che si è avverato.

A testimoniare l’impegno e l’intensità del lavoro è stato realizzato anche un documentario che racconta le diverse fasi di realizzazione dell’album, partendo proprio dall’idea originale di riprodurre il suono, la strumentazione, le tecniche di registrazione e di missaggio utilizzate per i commenti e le colonne sonore per il cinema e la televisione degli anni ’60 e ’70.
Si tratta di un elemento essenziale per contestualizzare il progetto musicale e spiegarlo alle persone che si avvicinano o sono già interessate al vostro universo sonoro di riferimento?
Il regista cagliaritano Emanuel Cossu, col quale avevamo già collaborato in occasione della colonna sonora per il suo short Civitas Solis, ha sposato la nostra causa, e ci ha seguito passo passo nelle fasi di registrazione e missaggio.
Ora si ritrova con una certa quantità di materiale girato e sta montando un teaser per capire che sviluppo potrà avere questo progetto.

A noi tutti sembrava una bella occasione per raccontare la passione, in tempi di musica liquida e digitale, nel realizzare un disco in vinile, registrando come se fossimo negli anni Settanta, e sapendo che ogni strumento che ascolti sul disco è suonato da un musicista in carne ed ossa!

Dal lavoro in studio fino alle performance live: come avete studiato e immaginato la versione dal vivo dei Dancefloor Stompers e qual’è stata la reazione del pubblico alle vostre prime performance? Puoi anticiparci se parteciperete a qualche festival o evento nei prossimi mesi?
La band si caratterizza prima di tutto come live set: è sul palco che, da sempre, diamo con gioia il meglio di noi. Abbiamo presentato il disco in alcuni release party, per ora solo in Sardegna, in full band: otto musicisti sul palco, con sezione fiati e percussioni.
La reazione è stata davvero ottima e la prima stampa dell’album è andata via in circa due mesi!
Ora cercheremo di metter piede – almeno in quartetto – anche sullo stivale, una situazione sempre sfavorevole in partenza per le band sarde, a causa della mancata continuità territoriale e dei costi elevati di trasporto… Ma ce la faremo!

Quali sono i vostri prossimi progetti e/o collaborazioni alle quale state lavorando? Tra queste c’è anche quella di tenere sempre viva la vostra passione per il soundtrack realizzando una vera e propria colonna sonora?
Attraverso i lavori per i diversi reading e short, e grazie alla collaborazione col catalogo editoriale della FlipperMusic, abbiamo scritto e arrangiato una certa quantità di brani originali e di cover. Grazie a questa partnership, molti brani nostri stanno entrando nei circuiti della sonorizzazione radio televisiva.

Tra i progetti futuri, oltre all’immediata seconda tiratura del nostro primo album su Four Flies Records, ci sono senz’altro l’uscita di un videoclip/short movie, un nuovo disco, l’ampliamento del nostro catalogo di library music, oltre la programmazione live nei club.

E magari sì, perché no, la realizzazione di una colonna sonora originale.
Registi, produttori fatevi avanti…

Grazie per l’attenzione che hai dedicato a noi e ai nostri lettori.
Grazie alla redazione di Just Baked!

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