Capitano incontri con persone a noi assolutamente estranee, per le quali proviamo interesse fin dal primo sguardo, in maniera inaspettata e folgorante, senza che nessuna parola venga pronunciata. Questa alchimia misteriosa, chiamata amore, se sviscerata dal genio dell’artista, può trasformarsi ben presto in ossessione. Ed è proprio una storia di ossessione creativa quella che sto per raccontare.
Piero Fornasetti è senza dubbio l’artista a me più caro, in linea con un tema tanto inspiegabile quanto seducente. Nato nel 1913, artista poliedrico, pittore e scultore, decoratore, designer milanese, ritengo sia uno dei talenti più originali del secolo scorso. Fondatore di uno stile eccentrico caratterizzato da immagini oscure, ironiche e accattivanti, Piero fu un vero e proprio stacanovista e creò più di diecimila decori. Fortemente ispirato dal surrealismo e dalla pittura metafisica, la produzione di Fornasetti rimane ancora oggi una delle più vaste del XX secolo.
A dirigere le sinfonie della sua arte, una musa ispiratrice, Lina Cavalieri. Attrice e cantante lirica della belle époque, Lina fu per Fornasetti ciò che per Leonardo fu la Monna Lisa.
Leggenda vuole che Piero trovò l’immagine dell’attrice sfogliando una rivista francese di fine ‘800 e, rimanendone folgorato, sotto le sue mani quel volto assunse le ormai famose cinquecento variazioni sul tema.
Questa sua attrazione spasmodica per i lineamenti di Lina Cavalieri ha suscitato in me un tale interesse da spingermi a curiosare più in profondità tra le pieghe della sua travagliata biografia.
Classe 1874, Natalina, cresce in una famiglia divisa dalle difficoltà economiche. Giovane di grande fascino, tanto da annoverare tra i suoi corteggiatori anche Gabriele d’Annunzio, Lina è dotata di una straordinaria vocalità, ma calca i più grandi palchi europei soprattutto per la sua bellezza. Convola a nozze per ben tre volte, nozze che falliscono altrettante volte. Ed è proprio quell’epiteto di “donna più bella del mondo” che in gioventù le cambiò la vita, che in età avanzata segnò la sua fine. Morì infatti in solitudine nella sua villa di Firenze in occasione di un bombardamento aereo l’8 febbraio del 1944. La “Venere dell’opera all’italiana” si trovava in città perché la Paramount Pictures voleva girare un film sulla sua vita, progetto però interrotto a causa della guerra. Solo nel 1955 le riprese giunsero a conclusione con protagonista Gina Lollobrigida nel ruolo della cantante, accompagnata da un giovanissimo Vittorio Gassman. Un destino ironico ma comunque invidiabile quello di Lina Cavalieri: Venere di un’epoca e meravigliosa musa di un’artista. Quale donna non desidererebbe essere l’oggetto di così tanta ammirazione?
Io per prima sarei lusingata nel vedere il mio caschetto raffigurato su deliziosi piatti e tazzine, candele e vasi, e perché no, anche sullo sfondo del pc da cui mi state leggendo.
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