Il 14 maggio si apre a Cannes la 67° edizione del festival del cinema, uno degli eventi più prestigiosi e attesi dagli addetti del settore e non solo. A varcare il montée des marches star internazionali, produttori in cerca di guadagni, mostri sacri della macchina da presa, enfant prodige e persino Nicole Kidman, finalmente, che quest’anno porta alla giornata di apertura della kermesse la sua Grace di Monaco, il film (fuori concorso) di Olivier Dahan sulla musa di Alfred Hitchcock diventata principessa. Una pellicola che ancora prima di finire in sala ha già un vasto gruppo di detrattori, anche al di fuori della famiglia reale; c’è chi l’ho definito un brutto biopic, criticando la performance della stessa Kidman (vestire i panni di Grace Kelly non è impresa facile e, certo, non basta essere bionde) e chi ha visto con malizia i continui posticipi della sua uscita. Troppo tardi per il Golden Globe e per gli Oscar, forse troppo poco appetibile per il pubblico americano, non avvezzo a re e regine a meno che non siano quelle di Game of Thrones, e per quello britannico, per cui di principessa, si sa, c’è n’è stata solo una. Il film uscirà in Italia il 15 maggio, vedremo che accoglienza avrà.
Tornando, invece, al cuore della competizione quest’anno la giuria sarà presieduta dalla regista neozelandese Jane Campion e avrà tra i suoi membri gli attori Carole Bouquet, Leila Hatami, Jeon Do-yeon, Willem Dafoe, Gael García Bernal e i giovani registi Sofia Coppola, Nicolas Winding Refn e Jia Zhangke. A loro spetterà assegnare la Palma d’oro al miglior film il prossimo 24 maggio.
Tra i 18 titoli in concorso è d’obbligo segnalare l’unica pellicola italiana presente, Le meraviglie, opera seconda di Alice Rohrwacher con la sorella Alba e Monica Bellucci. Il film racconta la storia di Gelsomina e della sua famiglia in una Toscana bucolica e perfetta, almeno fino all’arrivo di un giovane criminale tedesco, Martin, e di una troupe televisiva.
Di ben altro genere (e budget, circa 15milioni di dollari) è il film di David Cronenberg, Maps to the Stars, con John Cusack e Julianne Moore. I topoi cronenberghiani ci sono tutti: la carne sempre sfregiata o martoriata, la voglia di redenzione e, insieme, la sua incompiutezza, i media come filtri e ostacoli all’autenticità, la ir-realtà nel quale paradossalmente trovare se stessi. Da noi uscirà, non sappiamo in quante sale, il 21 maggio, ma dovrà vedersela con Wolverine e compagnia bella, che ha già riempito le città di manifesti pseudo elettorali. Insomma, per Cronenberg non sarà facile emergere.
Questa edizione segna il ritorno di un maestro del cinema internazionale, tra i maggiori esponenti della Nouvelle Vague e tra le firmi migliori dei Cahiers du Cinéma, Jean-Luc Godard. Il regista di Fino all’ultimo respiro e Due o tre cose che so di lei porta al festival Goodbye to Language (Adieu au Language), la storia di un uomo solo e di una donna sposata visti a distanza di anni e che diventa occasione di riflessione sull’uomo e sulla modernità.
Torna a Cannes, dove nel 2006 vinse la Palma d’oro per Il vento che accarezzava l’erba, Ken Loach con Jimmy’s Hall, nuovamente con una storia sull’indipendenza irlandese e sull’impegno politico. Nell’Irlanda degli anni ’20 il leader comunista James Gralton si scontra con il clero cattolico che lo fa prima arrestare e poi deportare negli Stati Uniti. Barry Ward interpreta Gralton e già si parla per lui di una possibile vittoria come migliore interpretazione maschile.
Scorrendo i titoli, troviamo anche la terza prova registica di Tommy Lee Jones con The Homesman, adattamento dell’omonimo romanzo di Glendon Swarthout, un po’ western e un po’ road movie, nel cast anche Hilary Swank e Miranda Otto. C’è chi ha scritto che invece dell’attore, Tommy dovrebbe darsi alla regia. Chissà che ne penserà la giuria.
Tornando in Europa, invece, c’è grande attesa per Clouds of Sils Maria di Olivier Assayas con Kristen Stewart e Juliette Binoche, che probabilmente si porterà a casa la Palma d’oro come migliore attrice. Lo sguardo di Assayas si posa sul conflitto generazionale e sul tempo che inesorabilmente passa, portandosi dietro detriti e fango.
Snobbato misteriosamente alcuni anni fa, quando fu costretto a ripiegare su Venezia, ritorna a Cannes si riprende il prodigio Xavier Dolan, venticinquenne canadese, che presenta il suo Mommy, racconto di una madre alle prese con un figlio adolescente e problematico.
Nella sezione Un Certain Regard troviamo Incompresa di Asia Argento al suo terzo lungometraggio. Protagonisti del film un’improbabile coppia: Charlotte Gainsbourg e Gabriel Garko. Strano non ci siano le parole “Rispetto” o “Onore” nel titolo. Speriamo nessuno abbia dato alla Gainsbourg il curriculum di Garko.
Debutta alla regia, nella stessa sezione, con Lost River, il bello e dannato Ryan Gosling, che in giuria troverà il suo regista feticcio Refn con cui girò Drive e Only God Forgives. Un thriller noir con Saoirse Ronan e Eva Mendes.
Quest’anno Cannes tributerà la straordinaria carriera di Sofia Loren, che a settembre compie 80 anni. Saranno proiettati La voce umana, l’ultimo film in cui recita diretta dal figlio Edoardo Ponti e, nella sezione Cannes Classics, Matrimonio all’italiana (1964) di Vittorio De Sica con Marcello Mastroianni, il cui volto sornione e bellissimo campeggia sui manifesti del festival. Inoltre, Sofia nazionale sarà protagonista di una masterclass assolutamente imperdibile, in cui racconterà i suoi inizi e la sua lunghissima carriera al fianco dei più grandi.
Tra le proiezioni speciali, non va dimenticata quella di un classico del genere horror Non aprite quella porta di Tobe Hooper, che proprio quest’anno compie 40 anni. Perciò auguri e chiudetevi a chiave.
Intanto, noi attendiamo di scoprire chi farà breccia nel cuore della giuria e nei portafogli dei produttori.
Per conoscere tutti i film che parteciperanno alla kermesse, visitate il sito ufficiale del festival.
Chiara Ribaldo | Bake Agency