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Frammenti di un discorso amoroso: un tentativo di razionalizzare ciò che razionale non è 

Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes

Avete mai provato a scomporre il fenomeno umano, fisico e psicologico dell’amore nelle sue componenti, prenderle una per una e cercare di capire come sono fatte? In “Frammenti di un discorso amoroso Roland Barthes fa proprio questo, scompone sistematicamente l’amore in tanti “frammenti”, realizzando una sorta di glossario in cui i vari capitoli sono costituiti dalle parole che vanno a formare il discorso amoroso. 

Ci troviamo così di fronte a una vivisezione dei sentimenti e di tutte quelle fasi che possono esistere tra l’inizio e la fine di una storia d’amore. “Abbraccio”, “attesa”, “compassione”, “gelosia”, “pazzo”, “piangere”, “ricordo” sono solo alcuni dei tasselli che vanno a comporre il saggio di Barthes, che non è da intendersi come un vocabolario dei sentimenti in sé, ma piuttosto di quanto succede attorno ai sentimenti.

È dunque un innamorato che parla e che dice:

Io non saprò mai niente di lui; il mio linguaggio sarà sempre confuso e io non potrò mai produrre altro che una parola vuota. Nella mia vita, io incontro milioni di corpi; di questi milioni io posso desiderarne delle centinaia; ma, di queste centinaia, io ne amo uno solo. Mi si dice: questa specie di amore non dà frutti. Ma come poter valutare ciò che fruttifica? Perché ciò che dà frutti è un bene?  Perché durare è meglio che bruciare?
E poi vi è quest’abbraccio, che è una stretta immobile: siamo ammaliati, stregati: siamo nel sonno, senza dormire. Tutto rimane sospeso: il tempo, la legge, la proibizione. Niente si esaurisce, niente si desidera.
Ogni volta sul suo volto leggo la sua innocenza – egli non sa il male che mi fa, o, per dirla con meno enfasi, i problemi che mi crea. Non si muore di dolore, altrimenti morirei in quest’istante. Sto aspettando un arrivo, un ritorno, un segnale promesso. L’attesa è un incantesimo: io ho avuto l’ordine di non muovermi.  Sono innamorato? Sì, poiché sto aspettando.

Perché leggere Frammenti di un discorso amoroso

Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes
Frammenti di un discorso amoroso, Roland Barthes | Photo credit


Benché ogni amore sia una storia a sé stante, in ogni rapporto amoroso l’Io e il soggetto amato si muovono con dei ruoli ben precisi, attenendosi a codici e schemi comportamentali che si ripetono nel tempo, anche con partner differenti. Da qui nasce il tentativo dell’autore di analizzare in maniera logica e razionale i sentimenti, i quali, pur non essendo né algebra né spiegazione né razionalità, sono anche algebra, spiegazione e razionalità. Ecco perché Barthes sceglie una struttura a vocabolario e la forma del frammento. 


Ci troviamo di fronte ad un saggio complesso, a tratti pesante, ricco di riferimenti filosofici e letterari a Platone, Freud, Nietzsche, ma soprattutto al giovane Werther di Goethe, che con il suo folle amore non corrisposto per Carlotta offre a Barthes un’eccellente fonte per l’indagine sulle multiformi figure che sono proprie delle anime innamorate.  La lettura richiede un po’ di sforzo, ma la ricompensa è grande. Non è un libro da leggere tutto d’un fiato e nemmeno necessariamente nell’ordine in cui sono riportati i capitoli, che vivono benissimo per loro conto anche in maniera singolare. Sentitevi liberi di leggerne qualche pagina, riporlo sullo scaffale e riprenderlo dopo qualche mese per poi riporlo di nuovo e così via.  È un libro denso, da assaporare con calma, da sottolineare, da scarabocchiare, da consultare quando se ne ha voglia e bisogno.

La morale di Roland Barthes


Con “Frammenti di un discorso amoroso” Barthes esplora la più potente delle esperienze umane, quella dell’innamorarsi, e lo fa senza la pretesa di insegnarvi niente, eppure, una volta terminato il libro, riuscirete a dare un nome e un senso a tutte quelle sensazioni irrazionali e totalizzanti che vi è sembrato assurdo sperimentare, di cui magari vi siete vergognati e che vi hanno fatto persino dubitare della vostra ragionevolezza.  Svilupperete una maggiore consapevolezza emotiva e vi sentirete compresi perché vi sarete riconosciuti ed identificati in tanti di quei comportamenti che credevate “anomali” ma che in realtà sono propri di qualsiasi persona che occupi la vostra posizione nella struttura amorosa.

   E una morale?

Sì, c’è una morale.

    Che sarebbe?

Una morale di affermazione. Non bisogna lasciarsi impressionare dai deprezzamenti di cui è oggetto il sentimento amoroso. Bisogna affermare. Bisogna osare. Osare amare…

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