Cos’è la creatività? Quali sono i princìpi che la governano? Perchè è così necessaria all’evoluzione dell’essere umano? Abbiamo ragionato attorno a questi temi con il prof. Giovanni Corazza, Professore ordinario presso l’Università di Bologna e fondatore del Marconi Institute for Creativity.
Perché la creatività è un’attività necessaria alla dignità umana?
E’ una necessità figlia nei nostri tempi. L’era in cui viviamo, la società dell’informazione, ha reso la conoscenza dei fatti un bene comune, una commodity, grazie alle tecnologie dell’ICT che permettono l’accesso a Internet ovunque e in ogni momento. E allora la pura conoscenza sarà sempre meno un elemento distintivo tra gli esseri umani. La dignità del singolo dipenderà in modo essenziale dalla sua capacità di immaginazione, per trasformare la conoscenza e generarne di ulteriore: in sintesi, dalla sua creatività. Il realismo sarà insufficiente per l’autostima, sarà il trionfo delle filosofie del flusso.
E’ possibile insegnarla? O quantomeno insegnare a coltivarla?
Assolutamente sì, se la si affronta in modo scientifico, come ogni altra disciplina. In un futuro non lontano, la creatività diventerà una materia di studio al pari della matematica e della letteratura. Già oggi teniamo corsi presso le università, e facciamo esperienze nella scuola, dalle elementari fino ai licei. Ma indubbiamente è la formazione post-laurea alla creatività che al momento esprime la richiesta più forte. La materia può essere affrontata a vari livelli, da quello neuro-scientifico al cognitivo, fino ai macro-fenomeni sociali e culturali.
La creatività può risultare trasgressiva, ma la trasgressione non è di per sé creativa. Quando serve uscire dal proprio contesto di regole e codici abitudinari?
L’atteggiamento più produttivo è rappresentato da un apparente ossimoro: la sfida umile. In altre parole, ogni elemento della nostra realtà, ogni metodo, ogni idea dominante può essere sfidata all’interno di un processo creativo orientato alla ricerca di alternative, senza confini stabiliti a priori. Ma, nel contempo, tutto questo è fatto con umiltà, riconoscendo tutto quanto di buono appartiene allo stato dell’arte. Allora, il risultato della nostra ricerca nello spazio dei concetti ancora non conosciuti potrà semplicemente portare ad una conferma di questo stato dell’arte, oppure potrà generare un progresso legato ad idee che si rivelino essere non solo originali, ma anche efficaci.
La sovraesposizione alle informazioni, tipica della nostra epoca, ad una prima riflessione sembrerebbe aiutarci nel processo creativo. E’ sempre così?
In realtà, le caratteristiche della nostra società hanno sia effetti positivi sia negativi sul processo di pensiero creativo. Ad esempio, oggi è estremamente facile mantenere un approccio multidisciplinare e interagire con grandi numeri di colleghi, in team distribuiti anche a livello globale. Questo è molto positivo e stimolante. D’altra parte, L’eccesso di informazioni può essere degenerativo per la creatività se non si è addestrati ad evitare la trappola del “esiste già”, o “sicuramente qualcuno ci avrà già pensato”. Non si deve spendere la vita acquisendo tutte le possibili informazioni su un argomento prima di affrontarlo creativamente. Non per niente, molto spesso le idee più innovative vengono da non-esperti del settore, i quali beneficiano di uno sguardo più fresco e meno condizionato dal corpo esistente della conoscenza pregressa.
Talento e creatività: sono due facce della stessa medaglia?
Non necessariamente. Intendendo per talento la predisposizione naturale verso una disciplina, è chiaro che vi sono individui particolarmente talentuosi nel campo della generazione di idee innovative, così come esiste il talento per il comportamento positivo duale, ovvero la capacità di riconoscere in modo rapido e brillante le situazioni e reagire comportandosi nel pieno rispetto delle convenzioni: dare la risposta “corretta”, che tra l’altro è il tipico comportamento premiato nell’ambito della carriera scolastica e (a volte) anche in quella professionale. Con l’insegnamento, si possono sviluppare tutte le abilità necessarie per integrare questi due comportamenti fondamentali, andando a compensare eventuali mancanze di talento oppure esaltando le predisposizioni naturali del singolo.
Quali sono, secondo lei, i fattori ambientali necessari a favorire la creatività? (educazione, formazione, condivisione delle conoscenze, etc.)?
E’ veramente una questione di cultura, e la possiamo scomporre in cinque parti. La cultura della novità, per apprezzare l’originalità di una idea come valore aggiunto, a prescindere dalle sue conseguenze pratiche. La cultura della differenza, che porta alla ricerca e alla composizione di team interdisciplinari. La cultura dell’ascolto, che porta all’abbattimento delle gerarchie, lasciando ampi spazi contributivi anche ai meno esperti. La cultura della gratitudine, che porta all’apprezzamento di chi è disposto a rischiare con una nuova idea, e alla tolleranza verso gli eventuali fallimenti. E infine la cultura del rispetto, in osservanza all’atteggiamento di sfida creativa ma umile allo stato dell’arte.
La creatività è spesso associata ad un pensiero rapido e che abbia effetti immediati. Quando è, invece legata a processi di lungo termine?
In realtà, è dimostrato che il pensiero creativo è relativamente lento, se confrontato con il pensiero rapido e brillante di chi fornisce risposte “corrette” ma convenzionali. Questa apparente lentezza ad esempio è costata l’esclusione dal liceo ad un personaggio del calibro di Albert Einstein, considerato “non molto intelligente” dai suoi professori. La spiegazione è molto semplice: l’esplorazione di un territorio vasto e sconosciuto, magari ricoperta da una vegetazione intricata, richiede molto più tempo e fatica che non il seguire un sentiero già noto. Ma solo chi si concede il tempo e il rischio di esplorare può aspirare a cogliere i frutti della creatività.
Può parlarci brevemente del Marconi Institute for Creativity e delle vostre attività?
Il futuro della nostra umanità sarà sempre più una collaborazione con forme di intelligenza artificiale, antropomorfe e non. Il pensiero creativo, la capacità di immaginare il futuro, la possibilità di prendere decisioni in presenza di informazioni incomplete o errate, saranno le capacità più importanti affinché l’uomo domini sempre la macchina. Il Marconi Institute for Creativity ha quindi la missione di farsi portatore di questo messaggio e fare in modo che la creatività diventi una disciplina a sé stante, poggiata su fondamenta scientifiche, diffusa a tutti i livelli di età, scolarità, posizione sociale, professionalità. Per questo, assieme a psicologi cognitivisti, ingegneri, linguisti, operiamo nella ricerca scientifica, nella formazione e nella consulenza aziendale per l’innovazione dei loro portafogli di prodotto. (http://mic.fgm.it)
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Giovanni Emanuele Corazza è Professore Ordinario presso la Scuola di Ingegneria e Architettura e Membro del Consiglio di Amministrazione della Università di Bologna, Presidente pro tempore del Consiglio Scientifico della Fondazione Guglielmo Marconi, Fondatore del Marconi Institute for Creativity (MIC), Membro del Collegio di Indirizzo della Bologna Business School, Membro del Board della 5G Infrastructure Association, ex-Direttore del Dipartimento di Elettronica, Informatica e Sistemistica (DEIS), ex-Presidente del Corso di Laurea in Ingegneria delle Telecomunicazioni, Membro dell’Editorial Board del Journal of Genius and Eminence.