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Il ragazzo che voleva diventare un aggettivo. Le prime impressioni sul romanzo di Enrico Cogno.

Il ragazzo che voleva diventare un aggettivo Enrico Cogno

Il ragazzo che voleva diventare un aggettivo è il primo romanzo di Enrico Cogno, dopo undici libri di saggi e di manualista. Con una scrittura semplice, obbliga il lettore a scorrere senza sosta le pagine.

Già questo potrebbe bastare. Ma c’è una sorpresa: un metaromanzo nel romanzo, Vivere, un racconto che è un inno alla vita che, per uno scherzo del destino, viene spedito a un amico, senza che ancora si sappia che è appena deceduto. Una storia in cui il desiderio di vivere, senza dimenticare mai quanto sia bello, riaffiora potentemente, ma a caro prezzo.

Le prime impressioni sono fondamentali e il romanzo di Enrico Cogno ha lasciato il segno su coloro che hanno avuto il privilegio di leggerlo in anteprima. Ecco cosa dicono le prime recensioni.

Un quadro variopinto della vita di Bic

Il ragazzo che voleva diventare un aggettivo è un quadro variopinto della vita di Bic, il soprannome dato ad un giovane per via della sua mania di scrivere in continuazione con una penna a sfera (la matita si poteva cancellare e a lui dava fastidio che un colpo di gomma annullasse la ricerca di tante parole scelte con amore) sotto al quale si cela l’autore di questo romanzo, Enrico Cogno, che racconta in terza persona solo pura, scintillante verità. 

Il giovane Bic invidiava quelli che avevano avuto il loro nome trasformato in aggettivo (stile “manzoniano”, poesia “leopardiana”) e produsse in tutta la sua vita una quantità di parole nella speranza che forse, alla fine, si sarebbe trovato a firmare le copie di un suo romanzo in una libreria affollata. 

“Un adulto creativo è un bambino sopravvissuto”, afferma Ursula K. LeGuin. Un libro denso, piacevole, insolito e musicale. Si legge d’un fiato. Già questo potrebbe bastare. Eppure, quando il lettore meno se lo aspetta, ecco l’ennesima sorpresa: un metaromanzo nel romanzo, Vivere, un racconto che è un inno alla vita. Dopo undici libri di saggi e di manualista questo è il primo romanzo di Enrico Cogno. Tra le prime recensioni da segnalare vi sono quelle di Giulia Pugliucci, Massimo Alesii e Mauro Covino, di seguito riportate.                 

Daniele Votta

Un libro che si legge d’un fiato

Il ragazzo che voleva diventare un aggettivo. Una vita da romanzo. È un libro che si legge d’un fiato, è come un brano di musica jazz così amata da Bic, il soprannome di Rodolfo Musso, lo pseudonimo sotto il quale si nasconde l’autore. Il testo scorre con un ritmo imprevedibile quanto mai armonico che ci sorprende ad ogni cambio di capitolo. Lo straordinario è che il lettore mentre lo assapora può, per chi lo conosce da anni, ascoltare la voce inconfondibile e quel modo ironico e sottile di proporsi del narratore: Enrico Cogno.

Una vera vita da romanzo quella di Bic che grazie al suo essere multipotenziale, come si definisce in uno degli ultimi capitoli, è stato in grado di rovesciare gli schemi, destrutturando le regole e utilizzando interessi, capacità, curiosità, talenti di chi per propria natura è eclettico, qualità grazie alla quale forse non ha mai lavorato un giorno, poiché ha sempre amato ciò che faceva. Quel suo modo di passare dall’esibirsi con una band sul palcoscenico all’impegno agonistico negli sport, dalle campagne pubblicitarie all’organizzare grandi eventi tra i più disparati, dal dare la voce a una serie di programmi radiofonici allo scrivere libri, da indagare e a comprendere, agli albori di questo nuovo mondo, le potenzialità dello sviluppo informatico, ci restituisce il come il vero protagonista, l’autore, sia uno degli artefici principali della comunicazione italiana e come sia stato d’impulso e abbia formato tanti comunicatori che oggi sono dei professionisti affermati.

Se, quindi, il fine ultimo di Bic è quello di raccontarci la vita del protagonista, tra le righe, per chi ha avuto la fortuna di farne parte, emerge la genesi e la storia trentennale di una delle più interessanti esperienze di formazione che mai ci sono state in Italia: il Centro Studi Enrico Cogno & Associati di Roma. Non una scuola, ma un laboratorio di pensiero, di creatività, multidisciplinare, interdisciplinare e pluri-specialistico. Motivo per il quale tutti ci si sente figli grati e tra di noi, senza ombra di dubbio, riconoscibili.

Il libro termina con un vero e proprio racconto che si allontana dal resto delle pagine, anche se in queste se trova l’ispirazione e le tracce nella descrizione di come un grande del giornalismo italiano, all’inizio della sua carriera, riuscì a ribaltare il racconto di una pagina di cronaca, permettendo ai lettori di scorrere nelle righe del testo pubblicato sul quotidiano le vite di chi era stato coinvolto da quel episodio di nera. I personaggi da prima si raccontano per poi ritrovarsi insieme nel vivere qualcosa che cambierà per sempre la vita di ciascuno di loro. Grazie all’imprevedibilità Luca, il personaggio principale, comprende il senso stesso della vita, della sua accidentale casualità ed ineluttabilità, e coglie il significato profondo del cosa sia lo stesso vivere e di quel sentimento, così ben descritto nella Veglia di Giuseppe Ungaretti, «Non sono mai stato / tanto / attaccato alla vita».

L’autore attraverso le parole, scelte con cura, ci consegna con una massima di Mahatma Gandhi «Siate il cambiamento che volete vedere nel mondo» un ulteriore insegnamento, un messaggio, un’indicazione per il futuro.

Giulia Pigliucci

Un’ispirazione di umiltà e introspezione

Gli Stati dell’Io non sono ruoli, ma sono parti reali, 
distinte, di ciascuno di noi che, insieme,
 costituiscono la totalità di noi stessi. 
Noi ci troviamo sempre nell’uno o 
nell’altro dei nostri Stati dell’Io. 

Mavis Klein – L’autoanalisi transazionale

Ho studiato l’analisi transazionale grazie al Prof. Enrico Cogno, e gliene sarò sempre grato. Così come lo sono di questo piccolo romanzo, “Il ragazzo che voleva diventare un aggettivo”, che racconta parti inedite della sua vita, soprattutto giovanile. Ci sono molti livelli di lettura in questo scritto e colpisce particolarmente quell’Io Bambino di Bic capace di scrivere di tutto, ovunque, in ogni momento della vita. 

È quell’IO che comprende quegli aspetti tipicamente infantili come la spontaneità e l’emotività, nonché i comportamenti e le esperienze sperimentate durante l’infanzia. Quando è attivo lo stato dell’io Bambino, lo sappiamo dall’analisi transazionale, ci si comporta come quando si era bambini, mettendo in atto le stesse strategie, ed essendo influenzati dalle stesse paure. 
Ancora una volta Enrico Cogno, uomo, giornalista, scrittore, musicista e… formatore, ci ha stupiti, con una prosa semplice, diretta, quasi un diario che un bambino, appunto, avrebbe potuto scrivere con la sua Bic. 
Tutti i veri Maestri alla base hanno la più grande delle risorse: l’umiltà. E la messa a nudo di una storia personale e intima così interessante certamente lo dimostra e sarà d’insegnamento per molti.
Questo libro è una ennesima chiave, che, in età avanzata, ci apre la porta del futuro, attraverso una introspezione di un passato che non sembra remoto, ma dietro l’angolo della nostra coscienza quella del Bambino, che dentro di noi, rinasce, ogni giorno. Grazie Prof. !


Massimo Alesii

 

L’arte di adattarsi al cambiamento

C’è molta Vita nel primo romanzo di Enrico Cogno. Vita vissuta, tra mille peripezie e mille avventure, veri e propri “slice of life” che ci consentono di coordinare la idea che ci eravamo fatti di lui, di confrontarci con la sua Immagine Reale, non solo la sua Immagine Riflessa, costruita con le sue Competenze Distintive delineatesi nel tempo grazie alla sua manifesta Multipotenzialità.

Ci sono molte vite nella vita vissuta di Enrico Cogno, dotato di una innata capacità di adattamento al cambiamento, nei tempi e nei modi di approcciare le situazioni reali, con mille “trucchi” sentiti moltissime volte nelle sue chiacchierate e che ci fanno ricordare la sua specificità di Uomo Artista che riesce sapientemente a coniugare il suo talento letterario con un’insita capacità di adeguare il suo orecchio musicale allo scorrere del tempo.

Che dire; per chi come il sottoscritto ha avuto il piacere di conoscerlo qualche tempo fa rimane il piacere di ritrovare nel romanzo un Uomo con mille risorse che ha fatto Virtù della sua tracimante personalità, piena di stimoli e di riflessioni, tracimante ma mai tracotante.

Sempre con l’Obiettivo di consigliare come Sviluppare Noi Stessi, come aumentare il nostro Empowerment.

Perché Enrico Cogno ci ha sempre insegnato che le attività che realizziamo vanno sempre saggiamente valorizzate.

Fare le Cose, Farle Bene, Farle Conoscere. E lui ha fatto e continua a farlo sempre in maniera egregia. Per questo è un libro che va letto, per chi lo conosce ed ha il piacere di ritrovare nello scritto situazioni sentite che rappresentano la sua vita. Con i problemi trovati e le soluzioni applicate. 

Per gli altri è un modello di riferimento da apprendere per capire perché – come ci dice Confucio – la felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta. Buona lettura!

Mauro Covino

La storia di Enrico Cogno

Enrico Cogno (Torino, 28 aprile 1937) vive a Roma dal 1966 dove si occupa di comunicazione e creatività, due mondi, dice, ai quali è bello appartenere.

Sociologo, ha completato la formazione con una serie di master con Paul Watzlawick, Philip Kotler ed Edward De Bono.

Collateralmente all’attività di giornalista si è occupato di ricerche di mercato, ha creato un’agenzia di pubblicità, è stato responsabile della comunicazione di una multinazionale statunitense, ha costituito il Centrostudi Comunicazione Cogno Associati, un ateneo ritenuto un modello didattico che ha formato nel corso di 30 anni eccellenti figure nel settore della comunicazione.

Dopo una serie di docenze svolte presso l’Università di Perugia, di Siena, al CUOA di Altavilla Vicentina, alla Bournemouth Univer-sity, al Centro Universitario Ticinese e alla LUISS Guido Carli è attualmente docente della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università Telematica Internazionale Uninettuno.

È direttore responsabile del periodico LUXORY Files e del web magazine Just Baked. Ha pubblicato:

  • Jazz inchiesta Italia – Cappelli Editore;
  • Parlare e scrivere oggi – Gruppo Fabbri;
  • Comunicazione e tecnica pubblicitaria nel turismo – Franco Angeli;
  • Come risolvere i problemi – Franco Angeli;
  • Il punto su Internet – Franco Angeli;
  • Il Talento del Comunicatore – Franco Angeli;
  • Parole, Parole, Parole. Piccole storie di comunicazione – Franco Angeli;

Ha sempre preferito scrivere, pur amando molto parlare, perché afferma che le parole scritte non sono come la sfuggente acqua di un ruscello del parlato: le scegli una ad una, come le albicocche mature sull’albero, a volte efficaci come scudisciate, altre volte gentili e fragili come papaveri.

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