Per una volta il vero “divo” è lui, Paolo Sorrentino. Il regista premio Oscar è sul palco della sala Petrassi per un altro degli incontri ravvicinati della Festa del Cinema. Tra il pubblico c’è anche il maestro Ettore Scola e l’occasione è ghiotta per parlare finalmente del suo personale pantheon di cineasti.
Ci si aspetterebbe il “solito” Fellini e invece si parte dal regista taiwanese (poi naturalizzato americano) Ang Lee con un film poetico come La tempesta di ghiaccio. Un film che pur mantenendo una certa aderenza al vero non rinuncia all’estetica. Un concetto che Sorrentino ripete spesso nel corso dell’intervista con il direttore artistico Antonio Monda: la principale abilità di chi fa il mestiere del cinema è quella di combinare l’aderenza al verosimile con una precisa scelta stilistica ed estetica.
Con il secondo film scelto, La notte di Michelangelo Antonioni, si fa un balzo indietro fino al 1961. Antonioni è insieme a Fellini e Bertolucci un regista in grado di mettere in scena qualsiasi cosa in modo unico, hanno una sapienza che lascia stupefatti. Qui funziona anche il jazz, connubio di solito noioso. Una scena che ho scelto perché racconta di come è tragico e disagevole stare al mondo. Insieme a “Professione reporter” è il film che più mi ha colpito all’interno della sua filmografia.
Si prosegue questo particolare viaggio nel tempo e negli affetti cinematografici di Sorrentino con Era mio padre Sam Mendes (2002). Se uno studente vede questa scena può saltare due o tre anni di scuola di cinema, da queste immagini si capisce come si deve recitare, usare la musica, il suono, come si deve illuminare e soprattutto come si costruisce un’epica.
Più volte durante la serata Sorrentino ribadisce la sua predilezione per i film che parlano della famiglia, e che lo fanno fuori dagli schemi. Un esempio? David Lynch e Una storia vera, un film sulla “forza sottovalutata delle cose insensate”. Il film, così “rassicurante“ (quindi anomalo per la filmografia di Lynch) in realtà contiene tutti gli elementi della narrazione horror e li utilizza per raccontare una bellissima storia che parla del valore della famiglia.
L’ultimo titolo riguarda invece un regista lontano lustri dalla poetica di Sorrentino, almeno in apparenza, Tim Burton. La scelta cade su Mars Attacks, pellicola che Burton ha realizzato ispirandosi molto alle storie di fantascienza degli anni ’50 e ai b-movies. Sorrentino evoca a proposito del film un aneddoto curioso: pare che Jack Nicholson, quando lesse la sceneggiatura, volesse fare tutti i personaggi.
E’ un film che mi sconvolse moltissimo, quando lo vidi. Ho scelto la scena dell’aliena che entra nella Casa Bianca perché la trovo una delle più erotiche mai viste. Ho sempre avuto la curiosità di sapere come facesse a muoversi in quel modo così particolare, se incontrassi Tim Burton vorrei scoprire se aveva dei pattini o uno skate per camminare così”.
Una domanda cade poi, inevitabilmente, sul progetto a cui Sorrentino sta lavorando ora, una miniserie televisiva comprodotta da Sky, Canal+ e la americana HBO dal titolo The Young Pope che vede come protagonista l’attore Jude Law. Da contratto non può sbottonarsi più di tanto nelle anticipazioni, ma soddisfa comunque in parte la curiosità del pubblico:
Ho scelto Jude Law per questo personaggio perché volevo fosse un papa giovane e bello e che fosse un artista portentoso. Raramente ho visto un attore cosi privo di difetti.
L’incontro si è chiuso con la proiezione de La fortuna, corto di otto minuti di Sorrentino nel film a più voci dal titolo Rio, eu te amo, terza parte del progetto Cities of Love, dopo Paris, je t’aime (2006) e New York, I Love You (2009). Ho raccontato la storia di una coppia, lei molto giovane, lui molto anziano. Di solito è la donna giovanissima a desiderare la morte di lui. Ho voluto rovesciare questo meccanismo e raccontare il caso in cui è l’uomo anziano a desiderare la morte della giovane moglie, anche perchè dev’essere molto faticoso per lui starle dietro.
In più, per la gioia dei fan del regista napoletano, a conclusione della Festa del Cinema di Roma sarà proiettata una versione de La grande bellezza in versione extended da ben 172 minuti, con tutte le scene tagliate nella versione definitiva del film.