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L’impatto dell’IA negli esami maturità: il caso MaturAI

La maturità è sempre stata un grande ostacolo per gli studenti in tutte le epoche scolastiche. Gli insegnanti e il metodo didattico sono cambiati, partendo dalle origini con Giovanni Gentile nel 1923 (il padre dell’esame di stato), fino ad arrivare al 2024.  Ad oggi, mercoledì 19 giugno, circa 526.317 studenti, dovranno affrontare le prime prove d’esame, prima di lasciare per sempre il percorso scolastico durato cinque anni. L’IA, ha dimostrato ancora una volta di essere un alleato prezioso per gli studenti nel sostenere le prove, ad esempio, ha contribuito nella facilitazione dello studio, grazie a le chatbots (sistemi automatizzati di conversazione vocale e visiva), alle quali i maturandi potranno chiedere aiuto a ripassare le materie d’esame.  Uno strumento fondamentale per gli alunni è ChatGpt, utile nell’organizzazione e nella pianificazione del piano di studi, diviso giorno dopo giorno, per recuperare in maniera ordinata i programmi di ogni materia.

MaturAI

Il progetto MaturAI è stato creato da Luigi Pedace, imprenditore della Silicon Valley, ex studente dell’istituto Giovanni Paolo II di Roma, ha collaborato insieme al professore Ottavio Di Paolo (proprietario dell’istituto), perché ritengono che l’IA può avere un ruolo positivo nelle classi. L’idea è di utilizzare un simulatore di colloquio, originariamente sviluppato da Pedace per il settore aziendale. Un personaggio virtuale che imita il comportamento di un docente, ponendo domande e fornendo risposte. In pratica, si tratta di una chatbot. Tale strumento verrà testato in anteprima dagli studenti che affronteranno la maturità nel 2024, con l’obiettivo di introdurre l’IA anche nelle altre scuole e nelle università entro il 2025.

MaturAI, uno strumento che può migliorare le performance scolastiche degli studenti.

Limiti dell’IA applicati alla didattica

I creatori di MaturAI credono ai limiti della tecnologia. Come afferma Pedace: L’uso improprio di qualsiasi tecnologia può essere dannoso”, “Per questo motivo, ritengo essenziale che il sistema educativo si adatti e introduca agli studenti nuovi strumenti digitali utili all’apprendimento”.  Tuttavia, la scuola e gli insegnanti dovrebbero spiegare agli studenti, quanto l’IA può essere poco utile in un contesto educativo. Il problema non è che oggi gli studenti usano ChatGpt per fare i compiti e quindi non imparano. Il problema è che ChatGpt, non è una calcolatrice, un libro di storia o un insegnante. L’IA è un sistema di riconoscimento e riproduzione di schemi: non conosce, non capisce e non ragiona. Il suo scopo, attraverso gli algoritmi creati dall’uomo è riprodurre la struttura e il contenuto dei testi in maniera tecnica e schematica con delle immagini.

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