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Intervista a Miriam Bertoli: “Il primo passo per fare digital marketing è investire nella formazione”

Tratto distintivo: affrontare argomenti seri in maniera non convenzionale. A farlo con una certa disinvoltura è Miriam Bertoli: affermata consulente di marketing e comunicazione digitale, blogger, autrice di libri e docente presso IULM Università.
Per conoscere meglio questa volitiva e appassionata professionista della comunicazione JustBaked ha tracciato il suo ritratto in sei domande.

Essere freelance in Italia è un punto di domanda, spesso si consegna il lavoro sperando di ricevere una fattura saldata entro gli accordi e nel frattempo si diventa ansiosi e nevrotici. A chi ti incontra o ti segue sui Social tu invece dai l’idea di essere una libera professionista che si diverte molto a lavorare in questo settore e che non perde l’entusiasmo. Com’è iniziato il tuo percorso e come hai raggiunto questo equilibrio?

Diciamo che essere imprenditori non è facile, soprattutto se si diventa imprenditori di se stessi mantenendo una mentalità da lavoratore dipendente o comunque non imprenditoriale. Fare impresa vuol dire rischiare, anche rischiare di lavorare senza essere pagati. E in questi anni complessi, può capitare di ricevere pagamenti in ritardo o di non riceverli affatto. Il passaggio fondamentale, comunque, è diventare abbastanza bravi da potersi scegliere i clienti.
Io sono freelance dal 2011, dopo dieci anni da dipendente in un’agenzia. Ho avuto la fortuna di lavorare con colleghi che gestivano contratti da milioni di euro e guardare da vicino il loro lavoro mi ha permesso di imparare per esempio a scrivere una proposta formale di progetto completa, a negoziare, a gestire anche i clienti più esigenti.
Quattro anni fa ho cominciato pensando che non sarei stata una buona freelance, che mi sarebbero mancate le comodità del posto fisso e invece sì, mi sto divertendo molto.
I primi anni sono stati più incerti e tuttora mi chiedo come andrà l’anno prossimo. Ma fin da subito ho capito che come andrà l’anno prossimo dipende da me, da quello che costruisco quest’anno. Questo dà un brivido di paura ma rende anche più vivi, dà quell’entusiasmo del gustarsi i frutti del proprio lavoro, fino in fondo. Questa almeno è la mia esperienza.

Non sei soltanto consulente di marketing digitale, da poco hai anche portato a termine la quarta edizione dei Freelancecamp. Parlacene.

Il Freelancecamp è il barcamp che organizzo con Alessandra Farabegoli e Gianluca Diegoli. A fine maggio c’è stata l’edizione 2015, due giorni dedicati a cose da freelance, imparando dai colleghi e facendo tanto networking. È un momento di confronto prezioso, i freelance hanno esigenze e problemi comuni e raramente ci sono momenti di incontro per parlarne. Siamo partiti da qui, da questa voglia di scambiare esperienze e migliorarci come professionisti, quando abbiamo organizzato la prima edizione.

Centrale nel tuo lavoro è la tua attività di formatrice che svolgi sempre con un occhio molto attento all’innovazione: infatti ti sei inventata le “lezioni in gondola”. Cosa sono?

Ah le mie care Venice Lessons! Sono brevi lezioni video di marketing digitale, ambientate a Venezia, dove vivo. Le prime le ho girate in gondola, poi mi sono spostata al mercato di Rialto, in Piazza San Marco, in un piccolo campiello sul Canal Grande. In pochi minuti tengo una breve lezione su come impostare un piano di marketing digitale, quali sono le caratteristiche di un buon sito web, come farsi trovare nei motori di ricerca e così via. Insomma, temi “seri” ma in un’ambientazione non convenzionale. Nelle prossime settimane giriamo la nuova serie e sto lavorando alla loro traduzione in inglese, mi piacerebbe che girassero un po’ il mondo.

Web marketing per le PMI, il tuo libro è alla seconda edizione. In cosa differisce questa versione dalla prima e perché non può mancare nella libreria di un buon addetto marketing?

La prima edizione è andata molto bene e per questo l’impianto del libro è rimasto lo stesso. La seconda edizione di Web marketing per le PMI ha nuovi esempi e casi di successo, naturalmente ho aggiornato tutte le parti che erano datate – la prima edizione è del 2012, ho ampliato il capitolo dedicato al mobile marketing e inserito un nuovo capitolo con una raccolta di tool di lavoro. Non può mancare nella libreria di un marketing manager perché è un punto di ingresso, una mappa e una bussola per il mondo del marketing digitale, non facile da comprendere per chi non è esperto.

L’idea di base è che il web sia gratis, sempre. Da dove bisogna partire per convincere le aziende a investire nel marketing digitale?

Io di solito parto con molta semplicità, dai numeri: i numeri delle persone online, i numeri delle aziende che utilizzano internet per cercare partner e fornitori, i numeri di una campagna di test, quando necessario. Se davanti a queste opportunità un’impresa non è disponibile a investire, penso ci sia mancanza di visione imprenditoriale.

Come si devono avvicinare al marketing digitale una startup o un’azienda consolidata che non sa sfruttare le potenzialità del web?

In entrambi i casi il passaggio fondamentale è la conoscenza: portare all’interno competenze per saper valutare le necessità, che cosa chiedere a eventuali consulenti esterni, saperne valutare i risultati e la qualità del lavoro. Per questo dico sempre che se un’azienda, piccola o grande, avviata o agli inizi, avesse solo mille euro da investire in marketing digitale, dovrebbe investirli in formazione.

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