Il 2015 rappresenterà per JustBaked un momento di svolta, di cambiamento, di evoluzione e rivoluzione. Abbiamo, dunque, pensato di aprirlo in modo speciale, intervistando una donna che ha fatto dell’evoluzione continua un suo must e che farà innamorare anche voi, ne siamo certi.
Vi presentiamo Roberta Maddalena aka Bireau or Biró, visual artist e creativity trainer.
1) Oriente, natura, musica, moda: la tua arte racchiude questi temi, e molti altri ancora. Se dovessi individuare quello più rappresentativo per il tuo percorso di crescita professionale e personale, quale sceglieresti?
Ora, adesso, direi la MUSICA perché dicembre ha portato a galla nuove esigenze e vecchi sogni. Ed è per me un atto recente l’aver accostato alle installazioni artistiche delle installazioni sonore in cui utilizzo la mia voce.
2) Cosa rappresenta per te la creatività che esplode in un’illustrazione? In cosa si differenzia dalle altre arti grafiche che hai sperimentato?
Sarebbe la perfezione nel rapporto illustratore-committente. Però se mi chiedono che lavoro faccio dico che “disegno” o che faccio l’artista: l’illustrazione è solo uno dei vari campi di applicazione del mio lavoro creativo. In questo momento storico percepisco l’illustrazione come qualcosa di estremamente limitante a livello creativo per varie ragioni. Avverto una tendenza generale a comportarsi da gregge: molti nella stessa direzione, molti ad accanirsi sulle stesse realtà, lo stesso stile, gli stessi clienti, e rispetto alle altre arti grafiche in Italia l’illustrazione ha smesso di essere umile. Molti illustratori non sanno usare un pennello né fare un disegno a matita, ma sgomitano per avere il loro nome sulle riviste più cool del momento. Non dimentichiamo che si parla di arte applicata, in cui il “fare” è e resta la base. Faccio ancora illustrazioni, mi piace, ma cerco altro. Non mi ci identifico perché mi considero, in quanto persona, in costante evoluzione, perciò cerco di assecondare questa evoluzione compatibilmente con i vincoli del quotidiano (affitto, viveri, ecc.). La mia creatività esplode oggi decisamente in altre esperienze, tra cui l’insegnamento e il disegno non illustrativo.
3) Pochi mesi fa hai realizzato Extra-Connection #01, un murales per la reception della nuova sede di Facebook Italia, a Milano. Quale é stata la genesi dell’opera e quali le caratteristiche del social più famoso al mondo che ti hanno ispirato?
L’opera è totalmente nel mio stile. Volevano qualcosa che esprimesse il concetto di connessione tra le persone. Non hanno posto altri vincoli. La mia arte porta in sé questo concetto e non solo, perciò ho rapidamente trovato una soluzione. L’opera parla della possibilità di vivere cambiando costantemente punto di vista. Se la guardi dalla porta di ingresso vedi un grande mural, nella reception di un ufficio. Se guardi più attentamente ti accorgi che stai osservando un micro-mondo fatto di cellule e microorganismi perciò ti ritrovi piccolo, mentre cammini all’interno di un mondo minuscolo. Ma se ti avvicini ancora vedi delle persone che ci passeggiano sopra, perciò non è più un mural ma un altro mondo e tu lo stai guardando dall’alto, sei immenso e totale. L’uomo può vivere in molti modi, è questione di scelta. Così come può usare un social network in molti modi.
4) Quale ruolo riveste il corpo nei tuoi disegni e nel modo di concepire l’importanza dell’uomo e della donna nelle opere che realizzi?
Non mi piace particolarmente disegnare corpi e scene del quotidiano. Adoro i volti umani e i corpi femminili, ma prediligo le forme naturali e astratte. Nonostante ciò, l’essere umano è centrale in tutto ciò che realizzo, dalle performance – in cui io e il pubblico ci “muoviamo” in un’esperienza condivisa – ai disegni più astratti, che altro non sono che universi interiori dell’essere umano.
5) Da diverso tempo ti occupi anche di numerosi workshop, che tracciano un percorso di “creativity training” estremamente interessante e innovativo. Riesci a sentirti a tuo agio nelle vesti di insegnante così come in quelle di artista?
Molto. Mi piace più del disegnare. Mi piace accompagnare le persone in un loro percorso di cambiamento, vederle sbocciare, stupirsi, piangere perché qualche muro interiore è crollato e ridere perché si sentono finalmente capaci, consapevoli. Cambiano loro, i loro disegni e cambio anche io. Ringrazio il disegno perché mi ha portato ad avere esperienze in contesti umani differenti, fino a questo. Chissà cos’altro accadrà.
6) Qual è l’aspetto del tuo lavoro (se ce n’è uno) che ami di meno?
1) Il recupero crediti.
2) Il recupero crediti.
3) Avere la casa invasa da fogli di carta, libri e matite.
7) Ci racconti il momento della tua vita che ha segnato la svolta personale e professionale, portandoti a capire con certezza che il disegno sarebbe stato la tua strada?
Beh, di sicuro nel 2007, quando ho cominciato a pensare “voglio che il mio lavoro sia il disegno” e dopo una settimana passata a immaginare come fare è arrivata la prima telefonata di lavoro, dal nulla. Mi hanno chiesto di disegnare un personaggio. In quel momento è iniziata la mia avventura.
8) Prima di lasciarti andare, e in attesa del momento in cui le nostre strade si incontreranno di nuovo (stay tuned), ci piacerebbe sapere se c’è un’opera a cui sei emotivamente legata, e per quale ragione.
In questo momento sono particolarmente affezionata alle Graphite Series. Tuttavia, ogni opera è una sorta di figlio indipendente, che parte e va nel mondo, e porta in giro anche qualcosa di te.
Laura Carrozza | Bake Agency