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L’insostenibile leggerezza dell’essere e il dramma dell’esistenza umana

l'insostenibile leggerezza dell'essere spiegazione

Ci sono storie che non si dimenticano e libri che leggere una volta non è sufficiente. Ci sono personaggi che sanno conquistare e scrittori che sanno incantare. L’insostenibile leggerezza dell’essere ne è l’esempio lampante.

Il titolo è già di per sé un ossimoro che esercita un potere magnetico, potere che viene ulteriormente incrementato dalle prime pagine che portano subito il lettore a chiedersi: “vista la transitorietà e l’irripetibilità delle nostre vite, che cosa dobbiamo scegliere? La pesantezza o la leggerezza”?

Sarà proprio attraverso le travagliate vicende sentimentali dei protagonisti de L’insostenibile leggerezza dell’essere che Milan Kundera ci accompagnerà nei meandri dell’animo dell’essere umano per sviscerare da ogni angolazione questo argomento.

Gli opposti che si attraggono

Da un lato abbiamo Franz e Tereza che sono personaggi “pesanti” poiché cercano in maniera spasmodica qualcosa di stabile e duraturo per dare un significato alla loro vita. Dall’altro abbiamo Tomáš e Sabina, che vivono secondo il principio della leggerezza perché non cercano nessun particolare significato. Tomáš e Sabina si sottraggono alle stabilità affettive e a qualsiasi vincolo di esclusività, impegnandosi ad eliminare tutto ciò che è spiacevole, doloroso e d’ostacolo alla loro libertà. Ognuno di loro rappresenta la leggerezza e la pesantezza dell’essere, gli opposti che si attraggono e che malgrado i loro modi diversi di vivere, sulla carta incompatibili, trovano invece incastri, contatti e compromessi. 

L’impossibilità di sapere quale sia la scelta migliore

Milan Kundera legittima la leggerezza dell’essere avvalendosi del concetto “Einmal ist Keinmal”, ovvero “ciò che si verifica una sola volta, è come se non fosse mai accaduto”. Secondo questo concetto, non abbiamo alcuna possibilità di capire se le nostre scelte siano giuste o sbagliate, non potendole sperimentare prima di viverle. Di conseguenza, è lecito prendere ogni decisione “alla leggera”.

“Se la prese con sé stesso, ma alla fine si disse che in realtà era del tutto naturale non sapere quel che voleva. Non si può mai sapere che cosa si deve volere perché si vive una vita soltanto e non si può né confrontarla con le proprie vite precedenti, né correggerla nelle vite future. È meglio stare con Tereza o rimanere solo? Non esiste alcun modo di stabilire quale decisione sia la migliore, perché non esiste alcun termine di paragone. L’uomo vive ogni cosa subito per la prima volta, senza preparazioni. Come un attore che entra in scena senza aver mai provato. Ma che valore può avere la vita se la prima prova è già la vita stessa? Per questo la vita somiglia sempre a uno schizzo. Ma nemmeno “schizzo” è la parola giusta, perché uno schizzo è sempre un abbozzo di qualcosa, la preparazione di un quadro, mentre lo schizzo che è la nostra vita è uno schizzo di nulla, un abbozzo senza quadro. “Einmal ist keinmal”. Tomáš ripete tra sé il proverbio tedesco. Quello che avviene soltanto una volta è come se non fosse mai avvenuto. Se l’uomo può vivere una sola vita, è come se non vivesse affatto”.

Tuttavia, alla lunga, questa leggerezza diventa insostenibilmente pesante. Da un lato questa mancanza di preparazione scarica di responsabilità le nostre scelte, rendendole “insignificanti”. Dall’altro l’assenza di significato attribuisce alla nostra esistenza e al nostro essere un peso insostenibile. Ed è proprio qui che risiede il dramma dell’esistenza, in questa perpetua contrapposizione tra due poli opposti che si trasformano e che non ci soddisfano a pieno nelle loro diverse caratteristiche. Ricerchiamo il senso nella pesantezza, ma ogni volta che essa ci si palesa davanti, desideriamo l’evasione, la leggerezza (suo contrario). E per quanto si possa essere sostenitori della leggerezza, bisogna ammettere che è la pesantezza a renderci umani, a tenerci legati alla terra e a dare significato alla vita. Che lo si voglia o no, debolezze, paure e passioni formano la nostra anima. 

L’insostenibile leggerezza dell’essere: la spiegazione

“Ma davvero la pesantezza è terribile e la leggerezza meravigliosa? Il fardello più pesante ci opprime, ci piega, ci schiaccia al suolo. Ma nella poesia d’amore di tutti i tempi la donna desidera essere gravata dal fardello del corpo dell’uomo. Il fardello più pesante è quindi allo stesso tempo l’immagine del più intenso compimento vitale. Quanto più il fardello è pesante, tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Al contrario, l’assenza assoluta di un fardello fa sì che l’uomo diventi più leggero dell’aria, prenda il volo verso l’alto, si allontani dalla terra, dall’essere terreno, diventi solo a metà reale e i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Che cosa dobbiamo scegliere allora? La pesantezza o la leggerezza?”

La verità è che non è possibile scegliere. E l’ossimoro presentato nel titolo è la conferma del fatto che i due opposti sono in qualche modo inscindibili.

Ne L’insostenibile leggerezza dell’essere Kundera raggiunge con una semplicità disarmante vette incredibili di introspezione e di analisi. Ci porta a riflettere sul senso dell’esistenza e dei rapporti d’amore. Legge con disincanto alle contraddizioni e ai compromessi della vita di coppia, all’eterna lotta tra anima e corpo, al rifiuto dell’amore e al bisogno dell’essere amati, alle piccole sconfitte quotidiane, alle battaglie che non trovano pace, alle effimere conquiste. Legge nelle lacrime, nei silenzi, nei dubbi, nelle notti passate insonni. Ci accompagna in un viaggio che porta alla scoperta degli altri e di noi stessi, ricordandoci che basta guardarci intorno per scoprire che portiamo tutti il medesimo, leggerissimo fardello dell’Essere.

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