In questo articolo cerco di rispondere a 2 domande alle quali spesso i non addetti ai lavori fanno fatica a replicare:
1) Cos’è la politica monetaria attuata dalle banche centrali?
2) Che effetto sta avendo in Italia e in Europa la politica monetaria realizzata dalla Banca Centrale Europea (BCE) di Mario Draghi?
C’è tanta carne al fuoco quindi è meglio iniziare subito!
Che cos’è la politica monetaria attuata delle banche centrali?
Il modo migliore per capire cos’è la politica monetaria è ricordarsi quali sono i 2 grandi obiettivi di un banchiere centrale: garantire la stabilità dei prezzi e stimolare la crescita economica.
Il target riconosciuto praticamente in tutto il mondo per garantire la stabilità dei prezzi di un’economia è rappresentato dall’avere un tasso di inflazione annuo intorno al 2%.
Per quanto riguarda la crescita, è chiaro che più essa è elevata meglio è. Di solito il modo più utilizzato per calcolare la crescita è l’aumento del Pil.
Al fine di raggiungere tali obiettivi, le banche centrali possono avvalersi di 2 strumenti monetari: la modifica dei tassi di interesse e il Quantitative Easing (QE).
Questi sono 2 concetti che si ascoltano ogni tanto sui telegiornali, ma spesso si fa fatica a capirli fino in fondo. Approfondiamoli.
Strumento 1) La modifica dei tassi di interesse
Premetto che una banca centrale può modificare diverse tipologie di tassi di interesse. Ma la tipologia di tasso più importante che una banca centrale può modificare si chiama “tasso di interesse principale”.
Il tasso di interesse principale rappresenta il tasso al quale tutte le banche del paese possono ottenere del credito con scadenza settimanale dalla banca centrale stessa
Perché questo tasso è così importante?
Perché tale tasso “influenza” tutti i tassi sottostanti a esso, in primis il tasso dei prestiti tra le banche. E poi influenza anche e soprattutto i tassi di interesse di cui possono godere i cittadini per il credito alla imprese, per il credito al consumo o per i mutui.
Più questo tasso che possiamo definire “madre” scende, più tutti questi tassi dell’economia reale scendono di riflesso.
Di conseguenza, quando un banchiere centrale abbassa il tasso di interesse principale sta attuando una misura monetaria espansiva che aiuta l’economia nel suo complesso
Perché?
Perché con i vari tassi reali più bassi le persone sono spinte, ad esempio, a richiedere più prestiti per consumi, per mutui o per iniziare a fare impresa. Ciò accade appunto perché il costo del denaro è più basso rispetto a prima.
Per questo i tagli dei tassi di interesse sono effettuati di solito in periodi di difficoltà economica.
Tuttavia, va detto che tassi troppo bassi e mantenuti tali troppo a lungo possono portare a conseguenze negative.
Un classico esempio negativo è quello di “drogare” i mercati finanziari, che potrebbero crescere senza motivazioni reali.
Inoltre, tassi bassi troppo a lungo possono far male alle banche e in generale all’ecosistema finanziario di un paese, visto che i profitti per gli intermediari finanziari si riducono.
Vediamo ora il secondo grande strumento nelle mani di un banchiere centrale: il QE.
Strumento 2) Il Quantitative Easing (QE)
Il QE è l’altra grande “arma” nelle mani di un banchiere centrale.
Un QE è una serie di acquisti da parte di una banca centrale di asset finanziari del paese a cui la banca centrale fa riferimento (o dei paesi nel caso della BCE)
Un passaggio importante da capire è che per attuare questi nuovi acquisti, una banca centrale utilizza della moneta di nuova emissione. E quindi di fatto inietta denaro nuovo, fresco, nell’economia di un paese.
Molto spesso gli asset comprati da un QE sono titoli di stato, ma possono anche essere particolari tipologie di obbligazioni o azioni.
Che effetti ha un QE sull’economia reale?
Innanzitutto, un QE incentiva moltissimo la crescita economica.
Pensiamoci. Quando un QE è in atto, la banca centrale compra in massa dei titoli di stato. Tali titoli di stato, essendo comprati in massa, riducono quindi i loro rendimenti. Rendimenti che nei casi più estremi possono persino arrivare vicino allo zero o essere addirittura negativi.
Quindi le banche del paese sono super incentivate a NON parcheggiare la liquidità in titoli di stato che non rendono niente. E pertanto esse sono “costrette” a far circolare tale liquidità nell’economia reale e quindi, ad esempio, a concedere sempre più prestiti a imprese e famiglie.
Un altro grandissimo effetto di un QE è che esso abbatte e di tanto i costi del debito di un paese.
Infatti, come forse saprai uno stato finanzia il suo deficit pubblico attraverso l’emissione di titoli di stato. Ma se questi titoli di stato hanno un rendimento bassissimo per il QE, ciò vuol dire che il paese stesso sta di fatto pagando poco o niente per gli interessi sul debito di nuova emissione!
Ricordati di quest’ultimo punto, sarà molto importante nella seconda parte di questo articolo.
Infine, ti accenno soltanto che gli effetti negativi di un QE troppo ampio e prolungato sono simili a quelli connessi a tassi bassi troppo a lungo.
Facciamo sintesi!
Un taglio dei tassi e l’inizio o aumento di un QE sono delle politiche monetarie espansive. Sono dunque misure che favoriscono in primis la crescita (ne abbiamo parlato fin ora). E che favoriscono anche la crescita dell’inflazione, perché quando c’è crescita di riflesso aumentano la produzione, i consumi, l’occupazione e quindi anche i prezzi, creando appunto inflazione. Ecco perché tali misure vengono adottate qualora un’economia si trovi in una situazione di difficoltà. Un banchiere centrale che adotta tali misure è detto “dovish”.
Al contrario, un aumento dei tassi e la fine o la diminuzione di un QE sono delle politiche monetarie restrittive. E che servono di solito per “normalizzare” l’economia dalle politiche espansive attuate in precedenza nel momento in cui l’economia del paese è ripartita. Tali misure favoriscono anche la decrescita dell’inflazione. Un banchiere centrale che applica tali misure restrittive è detto “hawkish”.
Come si è mossa la BCE negli ultimi anni?
Ora passiamo finalmente dalla teoria alla pratica. Com’è stata la politica monetaria della BCE negli ultimi anni?
Mario Draghi, presidente della BCE, attua da ormai tanti anni delle politiche monetarie molto espansive.
Draghi ha iniziato il suo mandato a capo della BCE il 1 Novembre 2011. Da allora fino a fine 2017, la sua politica monetaria è stata un continuum di misure espansive.
Draghi è riuscito, ad esempio, a far calare gradualmente il tasso di interesse principale dell’eurozona dall’1,5% di Novembre 2011 allo 0% attuale. Inoltre, da Gennaio 2015 in poi, Draghi ha varato e attuato un massiccio piano di QE.
Ho scritto “è riuscito” non a caso.
Infatti le sue politiche monetarie espansive sono state in tutti i modi ostacolate da uno stato sovrano dell’UE: la Germania.
Per colpa della Germania queste politiche monetarie sono state adottate con molto ritardo in Europa, se si pensa che ad esempio paesi come gli Stati Uniti avevano portato il tasso di interesse principale a zero subito dopo la crisi mondiale, già nel 2008. E anche il QE è stato molto ritardato per le frizioni tedesche.
Meglio tardi che mai, verrebbe da dire.
Infatti, le politiche monetarie espansive che Draghi è riuscito a conseguire sono state la vera ancora di salvataggio per un’Europa martoriata dall’austerity imposta (sbagliando) in un periodo di forte crisi. Ne ho parlato in questo articolo di Economia in pilolle.
Ma quali sono stati i risultati di queste politiche monetarie così accomodanti? Per l’Europa ottime, per l’Italia purtroppo un po’ meno.
Per merito degli aiuti monetari di Draghi, infatti, l’inflazione e soprattutto la crescita economica in Europa sono passate dal decrescere al crescere poco. E ora, nel 2017 e nel 2018, stanno passano dal crescere poco a cominciare a crescere con vigore.
Ma l’Italia no. L’Italia, in tutti questi anni, è sempre stata fanalino di coda nella crescita rispetto a tutti gli altri paesi dell’eurozona. Nonostante gli enormi vantaggi monetari, che sicuramente i nostri partner europei hanno saputo sfruttare meglio.
Ecco perché quando in questi giorni di campagna elettorale ascolto le parole dell’ex presidente del consiglio Renzi rimango un po’ perplesso.
Il centrosinistra è andato al governo nel miglior periodo monetario della storia della repubblica italiana. Non sto esagerando, qui trovi la tabella del tasso di interesse principale anno per anno connesso all’Italia prima e all’eurozona poi (dal momento in cui abbiamo perso l’indipendenza monetaria).
Puoi notare come l’Italia, nella sua intera storia, non abbia mai potuto beneficiare di un tasso di interesse principale così basso e così a lungo.
Il centrosinistra ha potuto quindi beneficiare degli enormi vantaggi dei ripetuti tagli dei tassi (da quando il primo governo di centrosinistra è stato formato, nel febbraio 2013, il tasso di interesse nell’eurozona è passato da 0,75% a 0%).
E ha anche potuto godere del QE da Gennaio 2015 in poi. QE che oltre a essere un doppio aiuto sulla crescita è anche un particolare super aiuto a paesi con un alto debito pubblico come l’Italia. Visto che come detto in precedenza il costo per l’emissione di nuovo debito, con il QE, si abbassa e di molto.
Nonostante questi 2 grandissimi aiuti monetari da parte della BCE, l’Italia è cresciuta molto meno rispetto a quanto avrebbe dovuto. E infatti l’Italia è stata ed è il fanalino di coda europeo per crescita.
Di seguito trovi una tabella che dimostra quanto appena detto.
Fonte: Repubblica
Per questo quando sento in televisione Renzi vantarsi di aver fatto passare i dati su crescita, occupazione e consumi dal segno meno al segno più, mi viene da storcere il naso.
Perché i dati macroeconomici italiani sono passati dal segno meno al segno più soprattutto per merito di Mario Draghi. Mentre il non aver saputo sfruttare al meglio questi così grandi aiuti monetari è stata di fatto una grave colpa dei governi a guida centrosinistra.
E nel futuro cosa ci aspetta?
Qui la risposta è complicata.
Draghi ha infatti annunciato che molto probabilmente il QE terminerà a Settembre 2018.
Quindi già un forte fattore di aiuto monetario per l’Italia sta per venire meno. Questa è per noi una brutta notizia.
Ma dal punto di vista di Draghi purtroppo non c’è alternativa.
L’eurozona sta ora ricominciando a crescere in modo quasi vigoroso in termini di PIL e inflazione, e ciò implica una lenta conclusione delle politiche espansive attuate negli ultimi anni. E la prima misura da far terminare è il QE.
Come forse hai capito infatti la BCE non opera solo per l’Italia. Opera per tutti i paesi membri dell’eurozona.
Anche se questo può sembrare una forzatura, dopotutto se ogni paese ha un’economia diversa perché ogni paese non dovrebbe avere una banca centrale diversa? Ma questa è un’altra storia…
Tornando a noi, c’è però una buona notizia.
E la buona notizia è che mentre il QE sta per terminare, sembra ancora lontano il momento in cui si inizierà a parlare di rialzi dei tassi in Europa. Di conseguenza almeno “metà” dei benefici monetari dei quali abbiamo goduto negli ultimi anni dovrebbero continuare a esserci.
Ma il tempo comincia a essere poco.
La BCE non potrà adottare tassi a zero o comunque molto bassi ancora a lungo. Bisogna migliorare in ambito di politica economica interna.
L’augurio è che il prossimo governo, che si formerà da qui a pochi giorni, sia in grado finalmente di sfruttare nel modo migliore possibile gli aiuti monetari di Mario Draghi.
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