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Conflittualità e competizione: Un’analisi nello sport e nel lavoro

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La conflittualità si verifica quando ci sono divergenze, contrasti o tensioni tra persone, gruppi o idee, spesso a causa di opinioni o interessi divergenti. Questa situazione può portare a discussioni, litigi o dispute ed è presente in diversi contesti, come nelle relazioni personali, nel lavoro, nella politica o nella società in generale.

La competizione nello sport

Parlando di sport, non ho mai creduto che il barone Pierre de Coubertine abbia realmente affermato che nelle gare sportive “L’importante non è vincere, ma partecipare”. Se fosse così, lo sport perderebbe gran parte del suo fascino: nessuno sopporterebbe 90 minuti di “melina” in una partita di calcio o una gara a lenti passi. Tuttavia, è certo che la voglia di vincere, se non praticata correttamente verso gli avversari, può portare a effetti negativi anche verso i compagni di squadra. Un esempio recente è dato dai due piloti Ferrari, Sebastian Vettel e Charles Leclerc, che si sono autoeliminati dalla gara di Formula 1 del Gran Premio del Brasile nel tentativo di superarsi a causa della loro alta competitività.

conflittualità ferrari

Nel contesto dei giochi di squadra, spesso ci si trova di fronte a situazioni in cui l’egoismo prende il sopravvento e il desiderio di segnare un punto può portare a trascurare il compagno meglio piazzato, vanificando così l’opportunità della propria squadra di ottenere una vittoria. Francesco De Gregori, nell’inedita “La classe calcistica del 68“, coglie l’essenza del vero giocatore: colui che dimostra coraggio, altruismo e fantasia, mettendo sempre l’interesse del gruppo davanti a quello personale.

Un giocatore lo vedi dal coraggio, dall’altruismo e dalla fantasia…

La classe calcistica del 68 – Francesco De Gregori

Già, nelle canzoni può essere così. Nella vita reale è diverso, specialmente al di fuori del contesto sportivo, dove ci si scontra con situazioni diverse e spesso più complesse. È in questo contesto che si verificano i casi più esasperanti di conflittualità.

La conflittualità nel lavoro

Durante gli anni di consulenza alle imprese, ho visto molti casi di competizione sul lavoro e soprusi tra colleghi, camuffati da una “sana competizione”, incoraggiati dai capi che promuovono la conflittualità per raggiungere i loro obiettivi. Tuttavia, spesso questa competizione viene vissuta a discapito dello spirito di squadra. Questa confusione tra competizione legittima e comportamenti autoritari è dovuta in gran parte a due atteggiamenti contrapposti: l’autoritarismo e l’autorevolezza. Quindi non ci troviamo davanti ad un leader, ma ad un capo.

Un vero leader, come ricorda Gilles Pajou, è colui che crea un ambiente in cui le persone desiderano appartenere. A differenza di un capo, un leader non imposta, ma guida; non comanda, ma stimola; non giudica, ma propone un’autoriflessione. In pratica, un capo fa giustamente le cose, un leader fa le cose giuste. Nonostante sia evidente che l’autoritarismo sia meno efficace dell’autorevolezza, molti si lasciano attrarre dalla sensazione di potere che deriva dal mettere paura negli altri. Non riescono a resistere al brutto fascino della forza. Se così non fosse, non avverrebbe, solo per fare un esempio, che i primi ad essere nominati ammiragli sono quei capitani di vascello che urlano come indemoniati anche in un’era in cui, con tutta la tecnologia esistente, non serve più avere una voce tonante in grado di vincere il fragore della tempesta.

Persino negli Assessment Center, si trovano ancora esercitazioni in cui viene favorita la persona che impone il proprio punto di vista, ignorando le opinioni più sagge e utili dei colleghi. Insomma, l’uomo forte al comando.

Cambiare il futuro del lavoro: l’importanza di essere un leader

Nel mondo del lavoro è presente molta conflittualità ed è importante capire la differenza tra un capo autoritario e un leader autorevole. Un leader autorevole sa coinvolgere, motivare e valorizzare le persone, creando un ambiente di collaborazione e crescita. Al contrario, un capo autoritario instaura un clima di paura e tensione, danneggiando la produttività e il benessere del team. Scegliere di essere un leader autorevole è cruciale per promuovere una cultura aziendale sana e positiva.

Forse, dopo anni di inattività e isolamento sui loro smartphone, i giovani stanno tornando nelle piazze per chiedere un cambiamento. Forse, è diventato evidente che la “finta forza” di chi giudica e urla non offre speranze per il futuro.

Il conflitto non paga.
Il lavoro di squadra sì.
Speriamo.

Ti invito a leggere anche il mio articolo “Le Organizzazioni Positive: dove regnano positività, comprensione e accoglienza“. Scoprirai come queste aziende promuovono una cultura del rispetto reciproco, dell’empatia e della collaborazione, creando un ambiente lavorativo sano e gratificante per tutti.

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