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La Dalton Maag: intervista a Riccardo De Franceschi

La Dalton Maag è uno studio di progettazione di caratteri tipografici, fondato nel 1991. Il loro team è composto da 40 type designer, sviluppatori di font, direttori creativi, ingegneri software e personale di supporto. Fra i loro clienti, alcuni sono: Netflix, BBC, Amazon, McDonald’s, Nokia, BMW, Google, Airbnb. In ogni progetto, esaminano rigorosamente i caratteri tipografici perché vogliono garantire gli standard di qualità più elevati. La Dalton Maag ha sede a Londra, Regno Unito e San Paolo, in Brasile.

Riccardo De Franceschi è nato a Milano dove ha studiato per diventare designer. Ha continuato i suoi studi all’Università di Reading, in Inghilterra e ad oggi è il direttore creativo presso lo studio di progettazione di caratteri tipografici londinese Dalton Maag.

  • Mi piacerebbe potessi presentare la Dalton Maag

Dalton Maag è uno studio di progettazione di caratteri tipografici, specializzato nella creazione di font e logotipi di qualità. Ci troviamo a Londra da oltre trent’anni in un quartiere meraviglioso, Brixton, nel quale io vivo e lavoro da dodici. Abbiamo però una dimensione globale – ho la fortuna di lavorare in un team con oltre quaranta persone provenienti da molte nazioni differenti: dalla Spagna al Brasile, dalla Turchia al Giappone.

  • Quali sono i clienti che si rivolgono per avere il vostro servizio?

Abbiamo un mix di clienti di piccole e grandi dimensioni. Lavoriamo spesso direttamente con aziende, per esempio Netflix e Ducati. E altrettanto spesso collaboriamo invece con agenzie o studi grafici su progetti per i loro clienti. Il nostro lavoro può riguardare una marca, la sua UI, una campagna pubblicitaria… Sviluppiamo a volte un carattere nuovo su misura, altre ne consigliamo o modifichiamo uno tratto per esempio dal nostro catalogo retail, altre ancora perfezioniamo un logotipo. Per un range di applicazioni diverse – web, app, stampa. E per tutti i sistemi di scrittura – dal latino all’arabo, dal greco al cinese.

  • In cosa differisce il processo di progettazione che avevate inizialmente rispetto a quello che seguite oggi? Cosa ne pensa la Dalton Maag delle nuove tecnologie implementate dentro Illustrator di Variable Font e Screen Optimization?

Dalton Maag nasce nel lontano 1991. Io ci lavoro “solo” dal 2012, ma ho avuto modo di vedere con i miei occhi la continua evoluzione della tecnologia. È cambiato il modo in cui creiamo le font, che è molto più automatizzato. Questo rende il disegno più rapido, lascia meno spazio all’errore umano, e rende le nostre font sempre più affidabili. Abbiamo visto un’evoluzione nei formati – prima la diffusione delle web font, poi l’introduzione delle variable font. Noi consideriamo variable font il futuro, in quanto offre grandi opportunità dal punto di vista della logistica (meno file, e più leggeri), ma anche dell’espressione.

C’è poi l’evoluzione della tecnologia dal punto di vista della composizione e del rendering del testo. Il progressivo miglioramento della risoluzione dei device ha reso possibile un passaggio graduale dalla necessità di controllare la screen optimization sul lato font, alla possibilità di fare più affidamento sul sistema operativo. Eppure resta insostituibile il lavoro dell’occhio umano nel produrre font che si leggano bene su schermi, sistemi operativi e a dimensioni differenti!

  • Come gestite la fase di ricerca per i progetti dei caratteri tipografici?

Una fase di ricerca ben condotta è la chiave per dare fondamenta solide a un progetto. Quando creiamo un carattere per il nostro catalogo, cerchiamo di metterci nei panni degli utilizzatori finali, capire chi sono e anticipare i loro bisogni. E rispondere ad essi con qualcosa di nuovo, magari studiando la storia, magari sperimentando con la tecnologia… qui la ricerca è fondamentale. Allo stesso modo, quando si tratta di un carattere custom per una marca, vogliamo comprendere in profondità chi è – i suoi valori, il suo pubblico, l’ambiente in cui opera. Per questo utilizziamo esercizi collaborativi simili a quelli di cui può avvalersi un’agenzia di comunicazione. Meglio ancora se di persona – la componente umana è sempre fondamentale.

  • Quali sfide di design affronti nella tua azienda?

A me piace vedere il mio lavoro come un tentativo costante di trovare, per ciascun progetto, l’equilibrio giusto fra due forze. Come fossero due piatti di una bilancia. La leggibilità e l’espressività delle forme. La capacità di catturare lo spirito specifico di oggi e la futuribilità. L’aderenza alle aspettative correnti per un certo tipo di marca, e la volontà di cambiarle. L’ambizione di un cliente e la sostenibilità da un punto di vista economico. Ciascun progetto può essere compreso attraverso queste categorie… e ci può insegnare qualcosa per quelli futuri.

Jazzier, un carattere display espressivo, contemporaneo, di rottura. Dal catalogo retail di Dalton Maag.
Jazzier, un carattere display espressivo, contemporaneo, di rottura. Dal catalogo retail di Dalton Maag.
Darkmode, un carattere creato per fornire l’esperienza di lettura più accessibile possibile in ambiente UI. Dal catalogo retail di Dalton Maag.
Darkmode, un carattere creato per fornire l’esperienza di lettura più accessibile possibile in ambiente UI. Dal catalogo retail di Dalton Maag.
  • Perché e quanto è necessaria la cultura del “bello” e la specializzazione degli addetti ai lavori? Quali differenze hai notato negli investimenti che vengono fatti dalle aziende in ambito di “progetto” e “risorse umane” in Italia e fuori dall’Italia?

Dunque, io ho lavorato per quasi tutta la mia carriera in Inghilterra, e con clienti di tanti paesi diversi. Però per ovvie ragioni l’Italia mi sta a cuore. Per come lo capisco io, il nostro successo nel secondo dopoguerra si fonda su una combinazione di fattori: boom demografico, intraprendenza, capacità di raccontare la propria identità, innovazione, attenzione alla qualità e all’estetica. Oggi credo che alcune di queste condizioni siano in parte venute meno. A volte mi pare di vedere grandi commesse non essere assegnate ai più meritevoli, o ruoli importanti essere affidati a giovani sottopagati cui si chiede di lavorare per la gloria. Secondo me dobbiamo tornare a investire nel design; e a premiare l’innovazione e il rischio, la qualità e il talento. Da lì si crea il clima in cui germogliano nuove idee e matura l’eccellenza.

  • Come spieghereste all’AD di un’azienda perché è importante avere un custom font?

Parlerei loro prima di tutto di personalità: il carattere è l’abito che chi gestisce una marca sceglie per vestire le sue parole di fronte al suo pubblico – in modo appropriato e distintivo. Poi di accessibilità: lettere leggibili rendono i contenuti accessibili a tutti i suoi clienti, nessuno escluso. Quindi di logistica: le font sono software, e hanno requisiti tecnici, linguistici, e costi di sviluppo e gestione. Ecco, il carattere custom dà il massimo controllo da tutti questi punti di vista. È come creare un abito o una calzatura su misura – stilisticamente e tecnicamente adatti a te. 

Il custom non è certo l’unica soluzione: ci sono la modifica e il licensing di font esistenti, ci sono le font di sistema e quelle open source. Bisogna stare attenti però. Queste ultime possono sembrare la soluzione più comoda e conveniente, ma avere poi costi imprevisti sul lungo termine – per via di scarsa qualità, mancanza di supporto per bug o copertura linguistica. In definitiva, quello che conta è dedicare tempo e attenzione alla costruzione del proprio sistema tipografico, e fare scelte consapevoli e ragionate. Proprio come quando scegliamo le calzature prima di una lunga escursione, o il vestito per l’occasione più importante.

Un carattere custom dal portfolio di Dalton Maag. Netflix Sans è un carattere lineare che risponde a tutti i bisogni Netflix – dal product al marketing, grazie ai molti pesi e larghezze disponibili.
Un carattere custom dal portfolio di Dalton Maag. Netflix Sans è un carattere lineare che risponde a tutti i bisogni Netflix – dal product al marketing, grazie ai molti pesi e larghezze disponibili.

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