È innegabile come, da ormai alcuni anni a questa parte, la moda della cultura giapponese, in tutte le sue forme – cultura, cibo, libri, manga, arte e chi più ne ha, più ne metta –, sia approdata in Italia. Questa tendenza ha portato con sé una serie di prodotti di letteratura giapponese che, via via, sono diventati sempre più di uso comune.
La letteratura giapponese e i suoi giganti: Murakami e Yoshimoto
Per quanto mi riguarda, da anni mi sono approcciata con entusiasmo all’ambito della letteratura giapponese, che apre scenari ben diversi rispetto al panorama culturale e letterario europeo – ma anche americano – a cui siamo più abituati.
Il successo in Italia della cultura giapponese è dovuto a due figure di scrittori in particolare: Haruki Murakami e Banana Yoshimoto. Entrambe queste personalità sono attive nell’ambito letterario ormai da anni. Sono stati tradotti in italiano soltanto negli anni Novanta ed entrambi sono degli scrittori altamente prolifici.
Murakami conta una produzione di circa una ventina di romanzi. Mentre Yoshimoto ha scritto oltre cinquanta opere, sebbene non tutte tradotte e sebbene spesso molto brevi.
La letteratura onirica di Murakami lascia interdetto chi non è abituato ad una concezione della realtà fondata sui sogni e sul loro valore, su situazioni mistiche, sull’idea di un filo invisibile che unisce due persone, destinate a essere legate per la vita. Murakami è tutto questo e molto, molto di più. Einaudi, che pubblica le opere dello scrittore in italiano, ha fatto una scelta editoriale molto azzeccata per distinguere i vari filoni e temi che si possono ritrovare nei suoi romanzi. Non credo infatti che sia casuale la scelta dei colori delle copertine dei libri.
Alcune opere dello scrittore – come Norwegian wood(prima edizione italiana del 1993) o A sud del confine, a ovest del sole (prima edizione italiana del 2000) – hanno, in Italia, una copertina rossa e raccontano tutti di storie di gioventù, amori, amicizie e famiglia. Difatti, appaiono più vicini alla mentalità “occidentale” o al nostro modo di raccontare e di percepire la realtà, senza l’introduzione eccessiva di elementi sovrannaturali o mistici.
D’altra parte, Einaudi sembra prediligere copertine di diverso colore (nero, bianco), come per distinguerle dagli altri testi della letteratura giapponese. Questo avviene per libri assolutamente innovativi rispetto al nostro modo di concepire non solo la letteratura, ma anche l’esistenza. Libri più onirici che sono costruiti su due diversi filoni narrativi che vanno a collidere e ad unirsi solo pian piano nel corso della storia. Tra i tanti, La fine del mondo e il paese delle meraviglie (prima edizione italiana del 2002) o Kafka sulla spiaggia (edizione italiana del 2008) sono esempi di questi libri assolutamente innovativi.
Le cose accadute sono come un piatto che si è rotto in mille pezzi. Per quanto uno possa tentare di incollarne i frammenti, non potrà mai tornare com’era in origine.
Kafka sulla spiaggia
Nei libri di Banana Yoshimoto, invece, il lettore è posto difronte a racconti colmi di nostalgia, malinconia e dolcezza. L’autrice è come una coccola, accarezza diversi sentimenti, riconosce la normalità di provare determinate sofferenze e dolori, ma anche la necessità di superarli. I temi sono più quotidiani rispetto a quelli di Murakami, ma i toni non sono vicini a quelli di un europeo. La parola chiave dei suoi libri è spesso “rinascita”. Una parola intesa come risollevarsi dopo un trauma o un dolore, che sia la morte di qualcuno caro, una malattia, la fine di una relazione. Ne parlano racconti come:
- L’abito di piume(edizione italiana 2005),
- Il dolce domani(edizione italiana 2020),
- Il corpo sa tutto(edizione italiana 2004),
- Kitchen(edizione italiana 1991).
Ci univamo, ci separavamo, rispondevamo ad una logica immensa e incomprensibile, eravamo parte di un unico meccanismo e come tali nutrivamo desideri, ci abbandonavamo alla corrente, insistevamo. Non è affatto salutare, ma è la vita, non c’è altro modo di spiegarlo. Alla fine le persone, ovunque vadano, fanno incontri, incontri che non potrebbero fare se non fossero vive.
Il dolce domani
Com’è sfruttata questa “giappomania” dall’editoria di oggi?
Oggi, l’editoria ha abbracciato la crescente passione e interesse del pubblico verso la cultura giapponese e il mondo orientale nel suo insieme.
Si è saputo destreggiare a meraviglia nel contesto della letteratura giapponese il Corriere della Sera. Nel 2021 ha pubblicato, tramite RCS MediaGroup, 25 volumi di una collana dal titolo La grande letteratura giapponese. Il progetto ha colpito nel segno, dato che è stato seguito da una seconda collana di 12 libri, Giappone, crimini e misteri, incentrata su gialli e thriller.
Per quanto mi riguarda, ho apprezzato la scelta editoriale del Corriere e infatti ho collezionato quasi l’intera prima collana. Ho potuto riscontrare una grande cura in queste edizioni. Un mio timore iniziale riguardava la traduzione, che credevo potesse non essere del tutto adeguata o potesse risultare dilettantistica, visto il prezzo ridotto di queste edizioni rispetto alle altre in commercio. Sono stata invece molto soddisfatta. Non posso esprimere giudizi sul valore della traduzione dal giapponese in sé, ma in quanto a leggibilità in italiano e piacevolezza i lavori sono di pregio.
La collana La grande letteratura giapponese
I titoli presentati ne La grande letteratura giapponese sono esemplificativi degli aspetti della cultura giapponese, che la collana mira a portare sotto i riflettori. Al di là delle prime due uscite, che per strategie di marketing non potevano che essere Murakami (L’assassinio del commendatore) e Yoshimoto (Il dolce domani), tutti i volumi della raccolta che finora sono riuscita a leggere sono originali e interessantissimi. Vediamone alcuni!
Venivamo tutte per mare di Julie Otsuka (2011) è una storia unica nel suo genere e, soprattutto, unica per il modo in cui viene raccontata. Si tratta infatti di un romanzo corale, una vicenda che ha come protagonista e voce narrante un “noi”. Coinvolge gruppo di donne giapponesi partite per l’America per congiungersi ai loro mariti, uomini giapponesi immigrati che loro ancora non conoscono se non tramite fotografie e che incontreranno per la prima volta quando sbarcheranno a San Francisco.
Già è sufficiente la narrazione corale a rendere fuori dal comune questo piccolo ma prezioso romanzo, ma a questo si aggiunga anche la veridicità del racconto, la Storia del Novecento – quella Storia con la S maiuscola – che entra prepotentemente nella vita di questi immigrati e la rottura di ogni illusione, di ogni speranza, il ritrovarsi in una realtà troppo diversa da quello che ci si sarebbe aspettati. Tutto ciò rende questo romanzo davvero degno di essere letto e conosciuto.
Il carattere commovente è proprio della letteratura giapponese, che con la sua delicatezza è spesso capace di far versare qualche lacrima. Questo mi è accaduto con i romanzi Le ricette della signora Tokue di Durian Sukegawa(2013) e con Un litro di lacrime di Kitō Aya (2019). In particolare, quest’ultimo colpisce perché è un documento biografico: il diario dell’autrice. Pubblicato postumo, è una memoria della terribile malattia degenerativa che le è stata diagnosticata all’età di 14 anni.
Concludo questa brevissima rassegna sulla collana pubblicata dal Corriere, infine, con un romanzo magnetico, difficile incastonare in un genere e che potremmo definire in parte un thriller o un giallo, in parte un romanzo di formazione: La cicala dell’ottavo giorno della scrittrice Kakuto Mitsuyo (2007). Sembra che la vita di una cicala duri appena sette giorni. Ma cosa succede alla cicala che sopravvive l’ottavo giorno?
Quella cicala dell’ottavo giorno avrebbe la possibilità di vedere cose che tutte le altre non hanno potuto vedere. Certo, forse alcune di quelle cose avrebbe preferito non vederle mai, ma altre, non così orribili, potranno darle almeno un po’ di gioia.
La cicala dell’ottavo giorno – Kakuto Mitsuyo
Le scelte rivoluzionarie de L’Ippocampo edizioni
Molte case editrici hanno cercato il modo più innovativo e accattivante di sfruttare la passione esplosa per il mondo giapponese. Le scelte editoriali de L’Ippocampo meritano, a mio parere, di essere ricordate nel campo della letteratura giapponese. Questa casa editrice pubblica quasi sempre volumi poco comuni, edizioni pregiate con illustrazioni o inserti cartotecnici. Ha deciso di seguire questa linea anche con una collana interamente dedicata al Giappone, che ad oggi conta circa quaranta volumi di vario genere. Abbiamo, ad esempio, libri dedicati a vari campi – acqua, uccelli, stagioni, ciliegi in fiore e molto altro – visti e celebrati da “grandi maestri della stampa giapponese”: testi dal formato inconsueto, inseriti in un cofanetto con un piccolo volumetto con immagini e descrizioni accompagnato un libro cartonato con una raccolta di disegni a colori realizzati da maestri d’arte giapponese.
La casa editrice ha anche pubblicato un altro genere di bellissimi volumi illustrati. L’Ippocampo si affidato ad un illustratore francese, Benjamin Lacombe, che ha lavorato a numerose pubblicazioni non solo inerenti al Giappone e i cui diversi lavori sono premiati ed esposti nelle più importanti gallerie del mondo. Lacombe illustra ben tre volumi per la collana giapponese de L’Ippocampo:
- Storie di fantasmi giapponesi(2021),
- Spiriti e creature del Giappone (2021),
- Storie di donne samurai(2023).
Personalmente, ho avuto modo di leggere solo il primo di questi tre esempi di letteratura giapponese. Il volume è davvero molto bello e da collezione. Le immagini e le storie raccontano narrazioni folkloristiche giapponesi. La natura, il magico e il sovrannaturale sono i veri protagonisti, con tutto il rispetto e il timore che incutono negli uomini che entrano in contatto con queste entità appartenenti ad un mondo altro e ad una realtà onirica.
L’influenza dei manga sul mercato librario
Non sono purtroppo in grado di dire molto su questa realtà. Le letture di manga che ho fatto finora sono poche per parlarne con cognizione di causa, anche se mi piacerebbe approfondire meglio questo mondo. Tuttavia, vorrei notare brevemente come la diffusione dei manga rappresenti un chiaro esempio del successo della letteratura giapponese oggi. Nel corso di pochi anni ho avuto modo di vedere come nelle librerie di ogni città siano comparsi o si siano ampliati a dismisura gli scaffali dedicati a questi particolari fumetti. Fino a poco tempo fa, infatti, a vendere manga erano quasi unicamente fumetterie.
Il cambiamento fisico delle librerie è chiaramente indice di un adattamento alle richieste di un pubblico sempre più in massa interessato a questi prodotti di origine Giapponese.
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