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LA MALIZIA FANCIULLA DEI POETI

Se la recensione che segue vi sembra un po’ fuori di testa è perché non avete ancora letto questo “Malizia Christi”, romanzo breve. Se a questo punto (mal)pensate che l’abbia detto per indurvi a leggerlo, siete dei peccatori secondo la dottrina della Chiesa ma ci avete preso secondo la dottrina intramontabile del defunto sor Giulio.

Una foto della copertina del libro appoggiato su un tavolo con un temperino e la matita

All’autore Davide Cortese gli scappano tante cose. Idee, folgorazioni, occasioni, appuntamenti, ricordi, sogni, incubi … Pure le poesie gli scappano: nel senso che di poetare non ne può fare a meno ma pure nel senso che le sue creature fuggono, si nascondono, scioperano …. Ma lui le pubblica lo stesso anche se non sono leggibili perché sono altrove. Glielo avrà suggerito Dorando, citando Pavese, che le poesie devono avere dei fogli dove tornare. Non fosse che per andarsene un’altra volta.

E sono tornate. Per una contaminazione prosaica e per levarsi il capriccio del titolo malizioso, coinvolgendo il Nazzareno: il romanzo che c’è in una biblioteca che non c’è. Ma viva nell’immaginario di un fanciullo col cilindro, amato amante della penultima diva “di voluttà e di dolore musica fanciulla esangue”, come avrebbe detto il caro estinto Dino.

Babelsberg fa di cognome questo sofisticato bimbo, che può fare tenerezza od orrore. O l’una e l’altro insieme: come dire tenebrezza, ma in un contrasto ripensato di opposti. Di nome fa Adam, forse a rivendicare una qualche primogenitura assoluta. Babelsberg non è il solo personaggio ad avere il nome di un luogo: lo stesso centenario Dorando, dall’io tanto bambino da fondersi con un cavallo a dondolo per diventare il più improbabile dei centauri, porta il cognome del luogo di nascita di un collega inquieto, long dead e probabile ispiratore del Cortese: Marradi.

La copertina è delicata e cimiteriale insieme: avrei visto bene, in fondo, “una prece” lasciando al lettore di stabilire per chi. Edizioni Croce, tenete presente.

MALIZIA CHRISTI: UN LIBRO PER CHI?

Lo consiglio? Ça va sans dire, altrimenti perché quell’incipit?

Una foto del libro con degli appunti

Con una precisazione: particolarmente indicato per quelli che si commuovono all’idea che un poeta negletto raschi via la faccia del dado che ha un solo puntino, perché “nessuno mai dovrebbe sentirsi solo”. Che tenerezza, vero? Siete degli inguaribili romantici, categoria mammole importate direttamente da Debrama!

Per i cinici invece, quel poeta è un magnifico baro. Come sempre lo sono i poeti che, ciclotimici, ora stravisano ora imbellettano la vita. Per chi altri è consigliato? Per i ventriloqui o aspiranti tali; loro davvero non possono farne a meno! Perfetto poi per coloro che non buttano via niente, tantomeno il dolore che conservano liquido e sottochiave.

Non rientrate in queste categorie o limitrofe? Andate tranquilli a mettere i like ai gattini, che pure questo un senso ce l’avrà.

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