Quali saranno le frontiere del lavoro fra 10 anni, tra 20 anni, tra 30 anni? La tecnologia distruggerà più lavoro di quello che sarà in grado di creare? Fra 30 anni vivremo ancora in un’Economia basata sul lavoro o saremo passati ad un’Economia basata sul tempo libero?
Nessuno sa quali lavori esisteranno ancora nel 2050, né quali e quanti saranno i nuovi lavori che nasceranno.
Secondo le stime del World Economic Forum, il 65% dei bambini che frequentano oggi le scuole elementari svolgeranno lavori che oggi non esistono.
Per affrontare questi interrogativi ho individuato 3 direttrici, 3 frontiere che ci possono indirizzare in questo nebuloso orizzonte: Creatività – Emotività – Diversità.
La frontiera può essere il luogo delle Avanguardie.
Quando parliamo di un’architettura di frontiera, di una letteratura di frontiera o di spirito di frontiera, intendiamo proprio questo.
E cos’è un Avanguardia? La vorrei definire la “Flessibilità della Mente”.
Esistono frontiere senza confini? Si, sono le frontiere della creatività, la prima direttrice che ci può aiutare ad affrontare il nostro futuro.
Oggi il lavoro si suddivide in tre macro categorie, il lavoro manuale, il lavoro intellettuale esecutivo e il lavoro intellettuale creativo. Se il lavoro manuale è sempre più delegato ai robot, se il lavoro intellettuale esecutivo viene mangiato dalle tecnologie digitali e dagli sviluppi dell’intelligenza artificiale, cosa rimarrà per le future generazioni che entreranno nel mercato del lavoro? Il lavoro intellettuale creativo.
Penso che abbiamo una straordinaria opportunità, dedicarci finalmente alla dimensione più bella del lavoro, delegando alle macchine la parte noiosa e ripetitiva.
Dovremmo porci costantemente 2 domande: come cambierà il mio lavoro nei prossimi 3 anni? Esisterà ancora la mia professione fra 5 o 10 anni?
Dobbiamo imparare a cogliere i segnali deboli, disegnare i nuovi scenari possibili, valutare le diverse opzioni ed allenarci a vivere in una condizione di costante mutamento.
L’Arte ci può venire in soccorso, stimolandoci a pensare come se fossimo degli scrittori che devono iniziare un nuovo romanzo, ad agire come dei registi che mettono in scena una nuova opera teatrale o girano un film sempre differente.
Non solo dovremo scrivere il nostro futuro, ma imparare ad immaginarlo, visualizzarlo e riscriverlo continuamente.
I lavori più difficili da automatizzare sono quelli che richiedono competenze creative e interdisciplinari, intelligenza sociale ed emotiva, i 3 driver già citati: Creatività, Emotività, Diversità.
Se dovessi scegliere una metafora musicale per descrivere il lavoro del futuro, utilizzerei il Jazz che necessita qualità come l’improvvisazione, l’interazione, l’apertura a differenti possibilità musicali, fiducia e sfida reciproca.
Se nel mondo agricolo la coscienza era governata dalla fede e il mondo industriale è stato guidato dalla ragione, la società post-industriale si fonderà sull’empatia, ovvero sulla capacità di immedesimarsi nello stato d’animo o nella situazione di un’altra persona.
Se già oggi con un click possiamo accedere a milioni di brani musicali, di film, di libri, la sfida di qualsiasi lavoro sarà catturare l’attenzione delle persone, coinvolgerle.
Creare coinvolgimento è un misto di Arte e Scienza.
Le neuroscienze non sono sufficienti, sarà sempre necessaria la creatività umana per rendere un nuovo prodotto o servizio capace di coinvolgere il pubblico.
Significa pensare in modo radicalmente differente gli oggetti, le esperienze, le organizzazioni, centrate sulle emozioni che vogliamo far vivere alle persone. E riguarderà sia le esperienze fisiche, sia quelle virtuali. Pensate quanto è importante nell’e-commerce costruire esperienze ingaggianti.
Le piattaforme che venderanno di più saranno quelle capaci di trasformarsi in luoghi di ritrovo tra persone appassionate di quei prodotti: dove si potrà votare, commentare, recensire, caricare contenuti, stringere amicizie, scegliere attivamente la futura linea di prodotti. L’acquisto sarà trasformato in un Social Shopping Game.
La relazione emotiva sarà al centro di tutto e la dimensione del gioco uno degli strumenti principali che verranno usati per suscitare emozioni e coinvolgere.
Per innovare il marketing dovremo adottare nuovi modelli strategici che combinano discipline come le neuroscienze, il design, la filosofia, l’antropologia culturale. Diversità di approcci e punti di vista per uscire dalla specializzazione e andare verso l’interdisciplinarietà.
I 3 driver, Creatività, Emotività e Diversità, sono componenti strettamente connesse fra loro e fondamentali per sviluppare le famose soft skill, sempre più richieste nel mondo del lavoro.
La Creatività è un processo che viene alimentato dalle emozioni. Ed esprimere le proprie emozioni e passioni è il primo passo verso lo sviluppo del talento.
Ma la creatività si nutre anche di diversità. Lo insegna innanzitutto la natura perché la vitalità di un ecosistema dipende, in primo luogo, dalla sua biodiversità. Oltre alla natura, lo dimostra la storia: le civiltà e gli imperi più vitali sono sempre stati quelli caratterizzati da grande varietà culturale, etnica, religiosa.
Pensiamo, per esempio, alla straordinaria fioritura tecno-scientifica dei regni ellenistici che scaturì dall’incontro tra la cultura greca e l’ultra millenario patrimonio di sapere egizio, persiano. Le vette della civiltà ellenistica furono raggiunte ad Alessandria, città mediterranea che ospitava egizi, greci, siciliani, ebrei, fenici e vantava una splendida biblioteca con testi di tutto il mondo. Vero crogiuolo di lingue e religioni, Alessandria fu la casa di geni come Euclide, forse il più grande matematico della storia; Erofilo, padre dell’anatomia; Eratostene che misurò per primo le dimensioni della Terra; senza dimenticare la filosofa Ipazia.
Ed oggi chiunque visiti la Silicon Valley rimane colpito dal melting pot di diverse nazionalità in cui ribolliscono talento e creatività.
Ogni ecosistema dell’innovazione trae la sua linfa proprio dal pensiero critico e libero, dalla diversità di vedute e dalla mescolanza delle idee.
Cosa facciamo nelle scuole per stimolare la creatività dei bambini, per nutrire la loro intelligenza emotiva e sociale? I bambini sono ancora visti come dei contenitori da riempire e manca completamente l’educazione alle emozioni.
In Italia abbiamo perso una straordinaria opportunità con Maria Montessori che aveva elaborato una pedagogia rivoluzionaria già agli inizi del ‘900. I metodi educativi della Montessori hanno l’obiettivo di promuovere la creatività stimolando il talento naturale e l’autentica vocazione presente in ogni bambino, attraverso l’autoapprendimento collaborativo, l’educazione alla libertà e alla responsabilità, la valorizzazione della diversità, coltivando quella che oggi chiamiamo intelligenza emotiva. Non a caso i fondatori di Google Sergey Brin e Larry page, il Fondatore di Amazon Jeff Bezos, il creatore di Wikipedia Jimmy Wales hanno frequentato scuole Montessori, molto più diffuse in USA che in Italia.
Le 3 Frontiere Creatività, Emotività, Diversità possono darci la rotta non solo se fra 30 anni avremo ancora un’economia basata sul lavoro, ma saranno ugualmente strategiche se ci ritroveremo in una nuova economia basata sul tempo libero e prevarrà il cosiddetto Jobless Growth, lo sviluppo senza lavoro.
Se la tecnologia distruggerà molti più lavori di quelli che saprà creare, si porrà un tema politico di ridistribuzione della ricchezza e dei benefici prodotti e, al contempo, un tema sociale di gestione del tempo libero per tante persone che avranno la ricchezza ma, non lavorando, dovranno dare senso alla propria esistenza.
Per tutte quelle persone che avranno solo il diritto di consumare ma non di produrre, diverranno ancor più centrali le frontiere della Creatività, dell’Emotività e della Diversità.