«Un classico è un libro che non ha mai finito di dire quello che ha dire», scrive Italo Calvino nel suo saggio Perché leggere i classici (1991). Infatti, un classico è un’opera da cui non si smette mai di trarre degli spunti, che offre sempre nuove visioni, che non appartiene solitamente all’attualità ma di cui l’attualità necessariamente si nutre. È impossibile non notare come le opere più importanti del patrimonio culturale classico mondiale permeino oggi la narrativa e la cultura contemporanea. Anche se non si conoscono i titoli, gli autori o i dettagli, sono così radicate nell’immaginario collettivo che tutti riconoscono la portata di tale testo.
I classici nel linguaggio quotidiano
Se pensiamo a modi di dire di uso comune, si può ben vedere come molto spesso si utilizzino riferimenti a opere classiche nella quotidianità. L’espressione “È stata un’Odissea” viene comunemente usata in modo figurato per indicare una serie di lunghe peripezie e casi sventurati che si sono dovuti attraversare per compiere una qualsiasi azione. Si tratta di un parallelismo con il peregrinare per mare di Odisseo nel suo ritorno a Itaca dopo la guerra di Troia raccontato nel poema. Questo esempio dimostra come alcuni libri classici siano diventati a tal punto parte del nostro patrimonio collettivo da assumere un significato metaforico correlato al loro contenuto anche per chi non ha letto l’opera in sé.
La cultura è influenzata dall’esistenza di determinati classici in modo molto più profondo che per delle semplici espressioni. Addirittura molti Stati si identificano con scrittori del passato che vengono annoverati tra i grandi classici mondiali e il nome di molte nazioni è facilmente associabile ad essi. È, ad esempio, incredibilmente facile pensare all’Italia e associarla al suo Sommo Poeta, Dante Alighieri. Questo collegamento ha anche un riscontro linguistico. Nel 1861, al tempo dell’Unità d’Italia, il fiorentino dell’Alighieri (e di Francesco Petrarca e Giovanni Boccaccio che, vissuti poco dopo di lui, hanno scritto nella stessa lingua) è stato stabilito come lingua nazionale del nuovo Stato unificato, che ancora non aveva però unità di lingua. In un contesto di frammentazione linguistica come quello in cui verteva l’Italia all’epoca, è significativo che la lingua scelta sia la lingua del prestigio. Quella stessa lingua utilizzata da poeti e letterati che erano già diventati dei grandissimi classici.
L’influenza dei classici nella narrativa contemporanea
I libri classici influenzano innanzitutto la narrativa contemporanea. Gli spunti nei romanzi odierni sono numerosi, possono essere più o meno espliciti e i grandi classici della letteratura sono stati reinterpretati in diverse forme. Riproporre un classico oggi ha decisamente le sue difficoltà. Uno dei principali problemi sta proprio nello stabilire il limite di quanto trarre dal classico stesso per la propria opera e se è possibile, nel rielaborare contenuti di un classico, rimodularlo a seconda delle necessità senza far sì che i lettori affezionati e tutti i conoscitori dell’opera non considerino “tradito” il grande antecedente che funge da modello. Il dilemma certo non è recente ma, nei secoli, ci sono sempre state riprese di famose e grandi opere più libere o più fedeli.
La citazione di un classico può riguardare diversi piani, come la tematica, lo stile, i personaggi e così via. Non sono soltanto i singoli testi a restare fissi nella mente dei lettori, ma anche scene specifiche, messaggi che il libro porta con sé, scenari, tecniche espressive, e tanto altro. Come possono non aver influenzato sulla narrazione romantica mondiale opere del Romanticismo inglese quali quelle di Jane Austen o delle sorelle Brontë? Romanzi classici come Orgoglio e pregiudizio (1813), Ragione e sentimento (1811), Cime tempestose (1847) o Jane Eyre (1847) costituiscono ormai dei capisaldi del genere e modelli imprescindibili.
In altri casi, il classico non viene rielaborato nella modernità perché colonna portante di un genere, ma per altre sue caratteristiche peculiari. Ad esempio, una narrazione che oggi si pone l’obiettivo di indagare il pensiero e la psiche umana, i ragionamenti dei personaggi in tutto il suo svolgersi, non può non fare riferimento e non avere come modello l’irlandese James Joyce. Anche chi non ha letto le suo opere, l’interminabile Ulysses(1920), né i più brevi Dubliners (1914), sa che Joyce è il maestro della narrazione della coscienza e del pensiero. Sa anche che a lui si attribuiscono i primi esempi del flusso di coscienza (stream of consciusness), riconoscibile in altri testi successivi ispirati a Joyce.
I libri classici nel cinema
Le trasposizioni cinematografiche dei libri classici sono qualcosa di incredibilmente produttivo ma, allo stesso tempo, anche pericoloso. Se, come vuole Italo Calvino, un classico è tale perché, a prescindere dall’epoca in cui viene letto, ha sempre qualcosa da dire, questo significa che si possono proporre e riproporre film e serie tv nate da questi tesi, con tutte le rielaborazioni ed adattamenti del caso. A partire dal romanzo d’avventura e fantascienza Viaggio al centro della terra(1864) di Jules Verne sono stati realizzati più di sette film! Essi sono più o meno liberamente ispirati al libro. In particolare, la versione del 2008, dal titolo omonimo, trasporta il grande classico agli anni in cui il film è stato prodotto, creandone una versione moderna.
Un altro film cult ispirato ad un classico mondiale che accompagna la storia della letteratura greca, è Troy(2004), chiaramente tratto dall’Iliade. Diventato un gigante del cinema odierno, oggi è considerato un prodotto così valido da essere presentato nelle scuole e citato nei libri di testo per gli studenti/le studentesse che, in primo superiore, si trovano a studiare l’epica.
Le rielaborazioni dei libri classici
Infine, l’influenza dei libri classici è evidente nelle diverse forme di rielaborazione del testo che ne vengono fatte. Ad esempio, di molte opere famose sono stati realizzati fumetti e graphic novels con stili differenti e destinati a fasce di pubblico diverse. Il loro scopo, quindi, è avvicinare il classico ad un pubblico eterogeneo, che magari non leggerebbe l’originale. Ma ha anche lo scopo di rimodernizzare e dare una veste nuova e più accattivante ad un’opera conosciuta ormai da lunghissimo tempo.
Non so dire quanti fumetti esistono ad oggi della Commedia di Dante. Personalmente ho avuto il piacere di leggere quella ad opera di Cristiano Zuccarini ed Ernesto Carbonetti, edita da Chiaredizioni (2021-2022), caratterizzata da dei disegni e una grafica estremamente particolari e cupi e con didascalie che in alcuni casi citano letteralmente i versi del poema dantesco, mentre in altri li parafrasano. Esistono però anche tantissime altre versioni, a partire da quelle Disney di Topolino fino alla versione in manga giapponese di Go Nagai (2019).
La Disney inoltre si è prodigata a realizzare fumetti di moltissimi altri classici della letteratura. Il primo è stato I promessi sposi, che diventano, nella versione illustrata, I promessi paperi (1976), ironica parodia-riscrittura del celebre romanzo di Alessandro Manzoni. Visto il successo, sono state pubblicate ben due collane dal titolo Classici della letteratura Disney. Tra questi ricordiamo, ad esempio, la Paperodissea, Topolino e i cavalieri della tavola rotonda, Paperino-Amleto e tantissimi altri.
Altre rielaborazioni del testo possono essere, per quanto riguarda miti e leggende, i retelling, vale a dire le loro riscritture. Negli ultimi anni sono estremamente di tendenza racconti più o meno liberamente ispirati al mondo mitico, soprattutto greco. In questi lavori si hanno due tendenze: o si collocano gli eroi del mito nel mondo odierno e li si fa interagire con una realtà diversa da quella di partenza, o si racconta un mito a partire da un punto di vista differente rispetto a quello comunemente più noto.
Per concludere come si è iniziato con Calvino, un’altra grande riscrittura di un classico scritta proprio da lui è Orlando furioso di Ludovico Ariosto raccontato da Italo Calvino(1970). Calvino, che è diventato un classico lui stesso, presenta quest’opera come una guida alla lettura del poema di Ariosto. Anche se nasce in funzione all’Orlando furioso, Calvino è stato in grado di rendere il suo testo autonomo. Ha mediato tra il pubblico e il classico con una narrazione molto originale e quasi in dialogo con Ariosto stesso.