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L’Universo Surrealista di Jacques Lacan

Jacques Lacan, un maestro della psicoanalisi e filosofo francese, si erge come una figura luminosa nel panorama intellettuale del XX secolo. Nato nel 1901, ha intrecciato le sue riflessioni con le idee di Sigmund Freud, dando vita ad una scuola di pensiero che mette in luce il potere del linguaggio e la sua magia nell’intrecciare i fili dell’inconscio. Le sue opere, ricche di complessità, esplorano le profondità del desiderio, dell’identità e della soggettività, rivelando la bellezza e le sfide dell’esperienza umana attraverso una lente filosofica e culturale.

Tra le sue intuizioni più affascinanti, emerge il concetto di “stadio dello specchio“, un viaggio poetico nel riconoscimento di sé, dove l’immagine riflessa diventa un ponte verso la comprensione profonda. Lacan, con la sua visione audace, ha influenzato non solo la psicoanalisi, ma anche il discorso culturale, lasciando un’eredità che continua a ispirare e provocare pensatori in ogni angolo del sapere, dall’arte alla filosofia, dalla psicologia alla letteratura. La sua voce risuona ancora, invitandoci a esplorare i misteri dell’animo umano.

Esploriamo le interconnessioni concettuali tra il concetto di Reale, delineato da Jacques Lacan, e le opere del Surrealismo.

Christian Ingo Lenz Dunker

Il tributo dei surrealisti a Eraclito riflette l’idea di amalgamare elementi disparati, attraverso i quali la creazione poetica di metafore genera immagini situate all’incrocio di due realtà, provocando un effetto di trasformazione. Un esempio emblematico è l’affermazione del conte di Lautréamont, ripresa dai surrealisti:

“La bellezza è l’incontro tra una macchina da scrivere e un ombrello su un tavolo da anatomia”.

Qui, tre immagini potenti rappresentano il linguaggio:

  • la Morte, la scrittura come permanenza;
  • il Cucito, il testo come tessuto;
  • l’Ombrello, il mezzo universale.

Questi elementi, giustapposti, creano un contrasto che, al contempo, genera una poetica unità di significato, rappresentata dalla bellezza come metafora.

Jacques Lacan e l’Effetto Eraclito: L’Essenza Nascosta della Modernità

L’effetto Eraclito si manifesta in questi nuovi simulacri minacciosi che, con la loro chiarezza fisica, ci inducono a sognare attraverso una moderazione che ci confonde con la vera essenza della natura, la quale, secondo Eraclito, ama nascondersi.

Questo fenomeno si riflette nel surrealismo, sia nella sua dimensione marxista che antropologica, e si può rintracciare anche in pensatori come Nietzsche, Bergson e Freud. L’incorporazione della dialettica del fuoco non mira a risolvere le contraddizioni tra soggetto e oggetto, ma, come sottolinea Henri Meschonnic in “Modernity and Modernity” (2017), a stabilire che “L’infinito del soggetto è la modernità”, una celebrazione della contingenza rispetto alla necessità.

La ripetuta affermazione della fine delle avanguardie e del messianismo politico ha portato a un logoramento del concetto estetico di identità del sé, presente in Nietzsche, Freud e Klages, producendo un consenso che l’antimoderno è l’essenza del moderno.

L’individuo non potrà mai ritrovare la patria perduta della sua infanzia o la stabilità del museo e delle sue narrazioni storiche.

Jacques Lacan fra Metamorfosi e Divenire

Creare la realtà di uno iato è un modo per riscrivere il principio del fuoco come causa della trasformazione. L’affermazione di Eraclito, ripresa da Hegel, non si limita a una dialettica tra immagini e parole, ma, nel contesto surrealista, crea una congiunzione di realtà. Questo divario tra la realtà e se stessa, questa disidentità della realtà, diventa una causa di metamorfosi. Nelle origini del pensiero lacaniano, troviamo un’ontologia del divenire, in cui il tempo è cruciale per la realtà e la verità, generando una riflessione sull’infinito. Il divenire rappresenta l’unione dell’essere e del nulla, dove

“Il fuoco è il processo in forma reale, nella realtà; ciò che renderebbe reale il tempo, che è astratto”

come afferma Meschonnic.

Nella sua tesi di dottorato, “La psicosi paranoide nei suoi rapporti con la personalità“, Lacan cerca un modello critico e non metafisico della personalità, analizzando il significato soggettivo dei fenomeni oggettivi della follia. Proprio come nella poesia inviata all’amico Ferdinand Alquié, dove il fuoco appare come scarto tra acqua e luce, nella tesi propone una triplice causalità per la paranoia autopunitiva:

Una composizione tra

  • causa efficiente (infanzia);
  • causa occasionale (modificazioni della pulsione);
  • causa specifica (tendenza concreta e reattiva).

Tuttavia, Lacan si discosta dalla somma di fattori causali, attingendo al monismo di Spinoza, per il quale la sostanza non è forma, e l’esistenza è un atto, riunendo le determinazioni in un’unica pratica di schizografia, equivalente al fuoco di Eraclito.

Paranoia (1935-1936) di Salvador Dalí
Paranoia (1935-1936) di Salvador Dalí

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