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MARKETERS DAY 2017.
Mariagrazia Canu & Rockin’1000

Prepara laptop e tablet, il MARKETERs Day, targato MARKETERs Club, giunge alla sua IV edizione e si terrà domani, Venerdì 16 giugno 2017​, presso l’Aula Magna Guido Cazzavillan del Campus economico nell’Università Ca’ Foscari di Venezia.
L’edizione 2017 approfondirà il tema Community: The Power to Inspire, indagando i vari aspetti che portano le persone (interessate a un particolare argomento) a entrare a far parte di una comunità, virtuale e non, e gli elementi che permettono la realizzazione di una community, grazie alla capacità delle aziende di ispirare e rendersi uniche.
La scorsa edizione ha visto l’affluenza di più di 400 presenze, tra soci e appassionati, con la partecipazione di brand internazionali (tra cui 20th Century Fox, Xbox, Sky ed MTV​, solo per citarne alcuni).
Noi di Just Baked seguiremo l’evento come media partner.

Mariagrazia Canu, Head of Public Relations, Marketing and Press Office Manager Rockin’1000, ospite all’evento del MARKETERs Day, ci svela gli esordi e i dietro le quinte della Rock Band più grande al mondo.

Raccontami la strepitosa avventura di Rockin’1000. Tutto ha avuto inizio a Cesena e da un sogno…
«Sì, nel 2014 Fabio Zaffagnini, che è l’ideatore dello strano progetto, ha questa idea: “In che modo potrei organizzare qualcosa di speciale in un posto come Cesena?” Da appassionato dei Foo Fighters, decide di inventarsi qualcosa a cui neanche loro avrebbero potuto dire di no, un invito davvero speciale. Nasce così l’idea di riunire mille musicisti, farli incontrare in un parco e fargli eseguire all’unisono un brano molto famoso di questa nota band americana: Learn to fly.

Credo che Fabio abbia avuto l’intuizione giusta. Pur essendo un geologo marino e non avendo mai organizzato un evento in vita sua, ha trovato subito il modo per realizzare la propria idea: quella di costruire un team di esperti nel mondo degli eventi. Dopo un anno di comunicazione sui social, non sapevamo cosa aspettarci quando i 1000 musicisti si sono incontrati all’ippodromo di Cesena.

Avevamo molti timori dal punto di vista tecnico e non ti nascondo che abbiamo anche pensato a un esito catastrofico, rumoroso, non armonioso. A Cesena, fin dalle prime prove, invece, ci siamo resi conto che con un paio di accorgimenti sarebbe stata una roba mai vista prima, molto emozionante.
Le prime prove le abbiamo fatte solo con i batteristi che hanno una potenza incredibile. Le persone davanti alle batterie avevano questo muro del suono che le investiva, ed era anche molto bello da vedere esteticamente, perché c’era un gran sole e i piatti brillavano tutti contemporaneamente. Ci siamo resi conto che questa cosa un po’ folle aveva funzionato. Così abbiamo lanciato una raccolta fondi, tramite il crowdfunding con Ginger (start up specializzata in campagne di crowdfunding, che segue soprattutto progetti sull’Emilia Romagna). C’eravamo dati come obiettivo la raccolta di 40.000 euro, è andata bene. Credo che per l’epoca fosse un fatto eccezionale: su progetti musicali di questo tipo mai nessuno in Italia aveva raccolto così tanti soldi. Ma non c’eravamo ancora resi conto della straordinarietà della cosa, finché non abbiamo pubblicato il video.
Dopo 24 ore dalla pubblicazione abbiamo ricevuto una telefonata da Youtube: “Vi state rendendo conto di quello che sta succedendo? Il video è diventato virale e voi non avete neanche messo la pubblicità!” La pubblicità? Pensa la nostra ingenuità. Eravamo completamente fuori dal mondo.
Inoltre nel giro di un giorno e mezzo il frontman dei Foo Fighters, Dave Grohl, ci ha risposto con suo video in cui commosso diceva: “Grazie mille. Stiamo arrivando.”
Un anno dopo, That’s Live 2016

Da cosa nasce il successo di Rockin’1000? E perché ha sfondato?
«L’insieme di tante cose. L’intuizione di Fabio e la sua bravura nel costruire un team e tenerlo insieme. Credo anche che fosse il momento storico giusto, un momento in cui la gente aveva tantissimo bisogno di fare qualcosa insieme, in grado di scardinare i meccanismi del mercato della musica. Non avevamo capito subito che questa fosse la sua forza. In un primo momento abbiamo pensato che quella del 2015 fosse stata un’esperienza bellissima ma irripetibile. Poi, spinti anche dalle richieste del pubblico, abbiamo fatto una valutazione di un altro tipo: “Qual è stata la cosa più emozionante al di là dei Foo Fighters? Vedere questi 1000 sconosciuti diventare una community.” L’incontrarsi, il suonare, il generare un’energia pazzesca che va al di là del talento musicale. L’effetto che ha generato Rockin’1000 è stato proprio quello di vedere 1000 persone che si emozionano insieme, che fanno qualcosa di grande, dal basso, senza una ragione alta, se non quella di invitare qualcuno a suonare per te. È qualcosa che ha commosso le persone. Credo che questa sia stata la soddisfazione più grande che abbiamo avuto.

Un anno dopo abbiamo fatto le cose in grande, organizzando un vero e proprio concerto allo stadio di Cesena (riempiendolo con 14.000 spettatori paganti). I 1000 hanno preparato 17 brani, con largo anticipo, attraverso la piattaforma e i tutorial che avevamo creato già il primo anno.
È stato una bomba! Così, al di là delle nostre aspettative, la Sony ha deciso di fare un album: That’s Live – The Biggest Rock Band on Earth live in Cesena 2016 che ha decretato la nascita ufficiale della Rock Band più grande al mondo

Hai una lunga esperienza nell’organizzazione di eventi. Come sei arrivata nel team di Rockin’1000?
«La prima cosa che ha fatto Fabio, quando ha iniziato il progetto, è stata contattare i suoi amici che lavorano negli eventi da anni. Io sono un po’ una mosca bianca rispetto agli altri, perché non conoscevo nessuno di loro. Una sua amica gli aveva fatto il mio nome, consapevole che prima o poi i giornalisti ne avrebbero parlato e lui avrebbe avuto bisogno di un ufficio stampa. Pur non conoscendomi personalmente, mi aveva vista lavorare all’interno di un evento. Fabio non ha fatto altro che cercarmi su Facebook e mandarmi un messaggio. Ci siamo incontrati per la prima volta a pranzo e quando mi ha parlato di questo progetto ho pensato che fosse un matto, che l’idea fosse molto bella, molto suggestiva e carismatica, ma di difficilissima attuazione. Mi sono convinta ad accettare questa proposta solo dopo aver visto il suo piano di lavoro, suddiviso in compiti, con dei responsabili per ogni area. Allora lì ho capito che questa idea folle poteva avere delle chance.»

È vero che avete organizzato il lavoro di 1000 musicisti senza incontrarvi mai?
«È stata una cosa non voluta ma necessaria. I soci fondatori di Rockin’1000 sono sette e vivono tutti in città diverse. Ognuno con un proprio lavoro. Era difficile incontrarsi e fare delle riunioni. Abbiamo interagito facendo semplicemente delle Skype Call settimanali, e lavorando tantissimo anche attraverso delle chat, condividendo tutto il materiale di lavoro utilizzando tool che mette a disposizione il web: da Drive ad Asana, da Hang Out a Trello. A dire il vero abbiamo fatto solo una riunione, un mese prima a Cesena, ed è stata buffissima, perché io la maggior parte di loro li ho visti per la prima volta, dopo averli contattati per un anno via mail o via whatsapp.»

Una curiosità: ma come fanno le prove i 1000? C’è qualcuno che li guida? Come si fa a dividere la partitura per tutti questi musicisti?
«È un lavoro molto bello che rimane nell’ombra. Noi abbiamo dei collaboratori che sono degli insegnanti di musica, uno o addirittura due per ogni strumento, che noi chiamiamo “guru”. In più c’è il direttore d’orchestra Marco Sabiu, che ci aiuta a coordinare il lavoro. Questi docenti, sono delle persone veramente fantastiche, che danno una mano nello scremare le candidature video e nell’incasellare la preparazione dei musicisti, suddividendoli in più esperti e meno esperti. Ai primi viene data la partitura più fedele all’originale, agli altri viene data una partitura semplificata. Questo è il primo ruolo fondamentale che hanno.
Il secondo lavoro importante che svolgono è il mandare le istruzioni via mail ai candidati, che ricevono a casa dei tutorial, delle tracce e una lista di cose che devono portare il giorno dell’evento. Inoltre il guru risponde a eventuali dubbi e domande. Quindi c’è un grande lavoro di preparazione

Mi racconti qualche aneddoto…
«Sì, il 26 luglio 2015, il giorno dell’evento nessuno di noi sapeva con certezza quanti musicisti sarebbero arrivati all’appuntamento all’ippodromo di Cesena e ci chiedevamo: “Ma questa gente arriverà veramente?” A parte qualche amico musicista, tutti gli altri erano degli sconosciuti. L’emozione più forte che io ricordi è stato quando la mattina dell’evento ci siamo trovati in ufficio, a Cesena, con il gruppo di comunicazione e abbiamo cominciato a vedere che sui social i ragazzi che si erano iscritti raccontavano (attraverso i post) il loro viaggio. Scrivevano: “Siamo in macchina e stiamo andando a vedere cosa succede al Rockin’1000, chissà cosa troveremo…” Molti pensavano che fosse una presa in giro, che forse arrivati lì non ci sarebbe stato niente. Usciti dall’ufficio ci siamo recati al parco dell’ippodromo e abbiamo visto arrivare le macchine con i musicisti e lì abbiamo detto: “Ok, ci siamo, ce l’abbiamo fatta. Stanno arrivando davvero, non era una finta”. È stato davvero un grande rischio.»

Ci sveli qualche anticipazione sul programma Rockin’1000 Summer Camp? È vero che il pubblico per la prima volta potrà assistere alle prove?
«Sì, il pubblico potrà partecipare alle prove. Questo Rockin’1000 Summer Camp è molto diverso da quello dall’anno scorso, somiglia di più alla prima edizione, perché sono due giorni di relax e di full immersion nella natura. Invece di mettere in piedi un vero e proprio concerto di 17 brani, abbiamo deciso di presentare due piccole esibizioni: una venerdì 28 luglio, l’altra sabato 29. Il venerdì, sarà attorno al falò e quello che avverrà sarà completamente unplugged, non ci saranno amplificatori. Questa versione per noi è nuova perché abbiamo sempre lavorato con i microfoni e gli amplificatori. Anche qui ci sarà un brano che viene preparato prima dai musicisti. A seguire potranno unirsi tutti coloro che non sono riusciti a entrare nei 1000, oppure le persone del pubblico che vogliono cantare, suonare o improvvisare.
Il secondo giorno non sarà notturna ma pomeridiana e sarà un altro tipo di lavoro sempre preparato dai 1000, con una cornice mozzafiato ai piedi del Monte Bianco. Anche questa volta il pubblico potrà assistere alle prove e a un’esibizione un po’ più articolata rispetto alla notte prima, i musicisti questa volta saranno microfonati e amplificati. Non più attorno al falò, ma con la tradizionale torretta del maestro Sabiu e lo schieramento classico degli artisti a “esercito” come in That’Live

Sarai ospite all’evento MARKETERs Day 2017, ci dai qualche anticipazione sul tuo intervento e sui temi che affronterai?
«Sicuramente cercherò di raccontare meglio tutto quello che si è svolto dietro le quinte di Rockin’1000, che non è facile da percepire. Chiaramente andremo a parlare tantissimo del peso che ha avuto la comunicazione, perché questo è un progetto che senza un grosso lavoro di comunicazione non avrebbe potuto aver luogo. Le altre cose che mi piacerebbe raccontare, attraverso degli esempi pratici, sono: le criticità o le potenzialità del coinvolgimento di altri brand che hanno voluto supportarci, la relazione con i partner, con i media partner, con i partner tecnici e il lavoro di squadra. Un progetto come Rockin’1000 non potrebbe esistere senza il supporto degli sponsor e di tutto ciò che ruota attorno al mondo del marketing.»


Mariagrazia Canu è la Responsabile Ufficio Stampa, PR e Marketing Rockin’1000.

40 anni, sarda, ha passato metà della sua vita a Bologna, oggi vive e lavora a Oristano.
Laureata al DAMS in etnomusicologia, ha fatto ricerca sulla trance musicale e i fenomeni legati al mondo della notte. Dopo aver scritto per diverse testate di lifestyle e aver esplorato il mondo dei festival come inviata televisiva, lavora come consulente della comunicazione, ufficio stampa e Pubbliche Relazioni per numerosi festival internazionali in ambito musicale, cinematografico e ambientale.

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