Intervista a Francesco Mantegazzini
Ha maturato esperienze importanti come quella di capo del settore Investor Relations and Business Development presso Il Sole 24 Ore ed è stato Strategy & Innovation Manager per Telecom Italia, ma Francesco Mantegazzini da qualche anno è soprattutto un punto di riferimento per chi vuole fare startup in Italia. La sua ultima fatica è stata mettere in piedi l’Expo delle Startup.
Per coloro a cui fosse sfuggito parliamo dell’area espositiva di Milano che Cross Creativity ha dedicato a chi cerca finanziamenti per le proprie idee.
Oltre 150 startup presenti con un “baracchino”, 80 presentazioni di professionisti del settore, più di 70 incubatori e acceleratori e 20 tra i più importanti Venture Capitalist e Business Angel hanno animato, il 19 e 20 giugno scorso, Piazza di Città della Lombardia. L’allestimento di una Pink area, interamente dedicata ai progetti delle donne per le donne, ha poi colorato la manifestazione con nuove idee e percorsi al femminile.
A riflettori spenti abbiamo dato la parola all’organizzatore.
Francesco Mantegazzini, cos’ è esattamente Cross Creativity?
Come dice il nome si tratta di un grande evento che ha messo la creatività e la cultura al centro dell’innovazione. L’iniziativa è stata promossa dalla regione Lombardia in collegamento con il progetto Creative Companies del CCAlps, gli incubatori di imprese culturali e creative dell’arco alpino. All’interno della manifestazione, in uno spazio dedicato, si è svolta l’Expo delle Startup: letteralmente un luogo di co-marketing dove si sono incontrati gli attori del settore.
Quale è stato il criterio di selezione dei progetti che hanno partecipato all’Expo delle Startup?
Vorrei precisare che la partecipazione è stata completamente gratuita per startupper, qualcosatori, definiamo così chi fa qualcosa per le startup e visitatori. In particolare gli aspiranti partecipanti si sono cimentati nella realizzazione di un videopitch di 3 minuti che hanno caricato sul sito www.expodellestartup.com. In questa maniera li abbiamo aiutati a ottenere visualizzazioni e quindi a trovare potenziali clienti. Quest’anno abbiamo selezionato i progetti più vicini alla commercializzazione. I voti ricevuti su Facebook sono stati uno degli indicatori, ma abbiamo premiato anche i video in grado di risultare interessanti per i media e le idee che hanno dimostrato un buon livello di innovazione. Infine abbiamo tenuto conto della tenacia di chi voleva esserci davvero, senza dimenticare la buona educazione, valore di cui ci si deve riappropriare, anche in questo ambito.
In precedenza lei aveva già organizzato la Fiera delle Startup, in cosa consiste la novità apportata quest’anno?
Sicuramente le presentazioni dei professionisti del settore che hanno spiegato cosa fanno e quanto investono. In Italia non esisteva un’iniziativa simile e sfido chiunque a trovarne una di questa portata all’estero. Negli altri paesi si organizzano eventi a cui partecipano gli investitori, ma non con questi numeri.
…a proposito degli altri paesi, crede che sia possibile, con questo sistema, sviluppare in Italia progetti rivolti al mondo?
In base alla mia esperienza ce la possono fare i progetti che nascono come locali e successivamente si sviluppano in una direzione internazionale. Nel senso che i finanziamenti che si possono trovare in Italia hanno cifre differenti da quelli degli U.S.A, per fattori come burocrazia e legislazione. Per giocare con “i Grandi” bisogna andare nel loro territorio e rispettare le loro regole. Se intendiamo competere a livello internazionale basandoci su risorse economiche e tecnologia partiamo svantaggiati. Personalmente io investo in glocal.
Seguirete l’evoluzione dei progetti che hanno partecipato all’Expo anche in seguito?
Il nostro compito è stato dare vita all’evento degli eventi, un luogo in cui far incontrare le persone e favorire lo scambio di idee e investimenti. Attraverso la nostra rete social e la community poi la discussione sui progetti viene mantenuta viva anche dopo la manifestazione.
Cosa vuole dire a quanti sostengono che le startup non portano guadagno?
Si tratta delle stesse persone che sostengono che non si possono fare soldi con l’impresa. Le startup possono spaventare qualcuno perché hanno alla base delle ambizioni ma si può fare innovazione anche con la pizza! Si pensi alle catene del settore food che hanno ottime potenzialità di sviluppo all’estero. L’obiettivo di Cross creativity è sollecitare il Governo affinchè estenda la normativa sulle startup dall’ambito tecnologico ai settori food, fashion e design. In questi campi noi italiani siamo forti e possiamo fare innovazione di servizio e di prodotto.
Un consiglio per startupper o aspiranti tali.
Fare startup in Italia è molto impegnativo perciò il mio consiglio è sempre quello di studiare e farsi una cultura sugli attori di questo sistema. Molti non sanno quali sono gli interlocutori giusti da contattare per cercare finanziamenti e si rivolgono alle persone sbagliate, perdendo tempo prezioso. Noi abbiamo messo in piazza tutti gli operatori dando loro una grande opportunità. Li abbiamo resi parte di un movimento.