Mike Westbrook, nato nel 1936 in Inghilterra, incarna l’arte di trasformare il jazz in una narrazione che esplora l’essenza dell’umanità. Con un approccio innovativo, ha saputo intrecciare la tradizione afroamericana. Fusione del jazz americano con la cultura europea, Mike Westbrook crea opere che attraversano il tempo, lo spazio e le emozioni. Compositore e pianista britannico di jazz, è noto per il suo approccio sperimentale. Infatti, durante i suoi 60 anni di carriera, ha esplorato una vasta gamma di generi musicali, mescolando jazz, arte e poesia. A 85 anni, Westbrook si prepara per il London Jazz Festival, dove eseguirà diversi concerti, inclusa un’esibizione solista e una performance con la Granite Band of Earth Felt the Wound, ispirata ai temi di John Milton. Il fulcro della sua esibizione sarà “The Westbrook Blake“, un lavoro che ha portato alla luce l’opera del poeta vittoriano William Blake.
Mike Westbrook riflette sull’evoluzione delle sue opere e sul significato dei testi di Blake, che affrontano temi di libertà e oppressione, paragonandoli alle esperienze contemporanee. La sua musica è profondamente influenzata dalla ricerca di libertà di espressione, un tema centrale nel jazz.
Mike Westbrook: Jazz e filosofia per dare Forma al Caos
Nel descrivere il suo lavoro, si potrebbe citare Friedrich Nietzsche, che in La nascita della tragedia scrive:
“Bisogna avere un caos dentro di sé per generare una stella danzante.”
Westbrook ha spesso trasformato il caos delle emozioni e delle esperienze umane in “stelle danzanti” musicali, opere che combinano elementi apparentemente discordanti in armonie potenti e significative.
Un esempio emblematico è “The Westbrook Blake”, dove il jazz incontra la poesia visionaria di William Blake. Blake stesso scriveva:
“L’immaginazione non è uno stato: è l’esistenza umana stessa.”
Attraverso questa opera, Westbrook dimostra che l’immaginazione è il ponte tra la musica e le profondità della psiche umana.
Mike Westbrook: Un viaggio che trascende la musica
Mike Westbrook non si è limitato a comporre jazz: ha dialogato con altre forme d’arte, dal teatro alla poesia. Il suo jazz orchestrale non è solo musica, ma un modo per raccontare storie complesse e universali. Come diceva Aristotele:
“Il fine dell’arte è dare forma al significato essenziale delle cose, non alla loro apparenza esteriore.”
In opere come “Marching Song“, Westbrook esprime la tragicità della guerra, andando oltre la narrazione storica per esplorarne il significato umano e sociale.
Mike Westbrook e la partnership con la Moglie
La lunga partnership con la moglie Kate Westbrook rappresenta un esempio di come l’arte sia dialogo e contaminazione. Insieme, hanno realizzato opere che mescolano musica, teatro e arte visiva. La loro collaborazione ricorda le parole di Søren Kierkegaard:
“La vita può essere compresa solo all’indietro, ma va vissuta in avanti.“
Westbrook e Kate dimostrano che la musica, così come la vita, è un costante movimento tra passato e futuro, tra radici ed innovazione.
La musica come messaggio etico
Il jazz di Westbrook non è solo estetica, ma anche etica. In un mondo frammentato, la sua musica offre uno spazio per la riflessione e la connessione. Martin Buber scriveva:
“Tutto il vivere vero è incontro.”
Le sue composizioni, spesso intrise di temi sociali e politici, invitano il pubblico a un incontro autentico con se stessi e con il mondo.
Mike Westbrook ci ricorda che il jazz non è solo un genere musicale, ma un linguaggio universale capace di esplorare l’animo umano. Il suo lavoro, come scriveva Hermann Hesse in Il gioco delle perle di vetro:
“L’arte vera vuole e deve essere sempre un mondo in sé, riflettere l’intero universo.
Se vuoi scoprire la sua arte, ti consigliamo di immergerti in opere come “Marching Song” o “The Westbrook Blake”. Attraverso queste, Westbrook ci insegna che la musica, come la vita, è un viaggio di continua esplorazione…o se preferisci METROPOLIS
