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Gestione del tempo: consigli su come non gestire il tempo.

gestione del tempo

Anni fa mi sono iscritto a un corso di formazione, nonostante avesse un titolo sbagliato: La gestione del tempo. Quando feci notare al formatore che il titolo era scorretto questi s’irritò moltissimo: “Cos’ha di sbagliato?” urlò.“ Non è il tempo che deve essere gestito” chiarii io.

Il tempo non si può gestire, come non si può arrestare. Sono le attività che devono essere gestite, eliminando gli sprechi di tempo, quelli che i giapponesi chiamano muda. “Cosa sono queste robe?”. Ad esempio, l’incapacità di fare sintesi, la ripetizioni degli errori, le continue interruzioni, il prendere in esame le cose più volte anziché farle subito (e bene) la prima volta. Fare una seconda telefonata perché ci si è dimenticati di dire nella prima una cosa importante, visto che non ci eravamo appuntati, prima di telefonare, le cose da comunicare. Questa non è gestione del tempo.

Applicare la delega al contrario, come quelli che durante la giornata lavorativa dicono al collaboratore che arriva con un problema “Lascialo qui, lo vedo dopo” anziché mettere sulla porta un cartello che impone di entrare solo se si hanno tre soluzioni per il problema che viene presentato.

Rene Magritte – Composizione con orologio, cielo e foresta

Come si può immaginare entrammo in rotta di collisione. Quando lui precisò che erano esattamente le cose che intendeva insegnare sotto al titolo Gestione del tempo, lasciai il corso e andai a lavorare, visto che era la cosa più utile da fare in quel caso.

Altra cosa che mi ha sempre infastidito è la frase tipica di quelli che non mettono in pratica nessuno dei punti indicati sopra e se la prendono con gli orologi: “Il tempo è tiranno” è la loro frase preferita. Le lancette girano per tutti in modo uguale. Ogni persona ha lo stesso tempo che ogni giorno hanno avuto Leonardo, Michelangelo, Newton, Einstein, Fermi e tanti altri geni.

Gli orologi non sono né tiranni né benevoli: sono strumenti di misura. Ma, chi non sa migliorare la gestione delle attività non ammette che è solo colpa sua se non riesce a utilizzare al meglio questa democratica risorsa comune a tutti gli esseri umani.

Il vero unico guaio è che il tempo scorre inarrestabilmente.

come gestire il tempo
Salvador Dalí – La disintegrazione della persistenza della memoria | © Fundació Gala – Salvador Dalí

Ricordo che un giorno, in una tv statunitense, vidi la ripresa di un processo: una testimone (una di quelle signore delle quali si dice “Si capiva che era stata bella”), tutta agghindata a festa per l’occasione, si accomodò al banco. Il giudice le chiese il nome: “Mary Terrybrown” rispose pronta.

La sua età, signora”, continuò il giudice. Il volto di Mrs. Terrybrown si contrasse. Avrebbe voluto rispondere: “Screanzato, non si chiede l’età a una signora” ma si trattenne per paura di essere incriminata per offesa alla corte. Si chiuse in un duro riserbo. Dopo un paio di minuti d’imbarazzo nell’aula, il giudice sibilò: “Mrs. Terrybrown, le ricordo che ogni minuto che passa PEGGIORA il problema.”

È vero. Ogni minuto che passa peggiora la situazione di tutti. Solo che da giovani, con tutta la vita davanti, non ci pensa nessuno al proprio tempo. Sappiamo di essere, tutti, prodotti in scadenza, come il latte e la carne, ma mentre, per le merci, la scadenza è indicata per legge in modo chiaro e leggibile, la nostra data di scadenza è sconosciuta. Poi, non si sa neanche quando arriva la terza età.

Quando si scopre che siamo diventati anziani è già tardi per dolersene e ogni minuto che passa… Appunto.

come gestire il tempo
Salvador Dalí – La persistenza della memoria

La data di scadenza

L’età si è comunque allungata per tutti. Dai 44 anni di media della vita dei secoli scorsi siamo ormai tutti “diversamente giovani”. Si è cioè in quel periodo in cui ti accorgi che i colpi della strega superano i colpi di fulmine.Oggi il mercato è pieno di offerte di pannoloni, di montascale, di cellulari a grandi caratteri, di protesi uditive così piccole che se non stai attento ti vanno a finire dall’orecchio allo stomaco.

Vi sono, però, anche dei vantaggi: non si ricordano più un sacco di cose? Meglio, così tutto è nuovo. Quando ti guardi allo specchio, dal momento che la vista si è affievolita, ti congratuli con te stesso: “Beh, non sono per niente cambiato”.

Sino a che un giorno, al compleanno, scopri che le candeline sono talmente tante che anziché soffiarle la gente, d’inverno, ci si scalda le mani.

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