Conosco benissimo la casa di Dario, è il nostro ufficio da più di cinque anni. Ed è anche altro. E’ il luogo in cui lui vive e in cui c’è tutto ciò che di lui fa parte. Ho dimestichezza con lui, e con casa sua. Il privilegio di poterlo vedere quando voglio, di potergli fare qualsiasi domanda e di lavorare con lui, oggi lo voglio condividere. Ma non troppo.
1. Distingue periodi più o meno felici nella sua carriera?
Come in tutte le carriere, è normale che esistano momenti più e meno importanti. Quando si segue la propria ispirazione e questa viene a mancare, quello è un momento brutto. Un buon momento, felice, è invece un grande successo.
2. Ha cominciato con il giallo ma poi il fantastico ha preso il sopravvento. Oggi che il cinema fantastico è pieno di effetti speciali, ha nostalgia di un certo cinema artigianale ma di grande impatto visivo, come il suo o quello di Mario Bava?
A me mancano certi momenti del cinema Giallo, del Thriller, in quanto poco diffusi ormai. Però cerco di continuare a frequentarli, vedendoli e facendoli.
3. Cosa pensa delle nuove tecnologie? Girare un film con un cellulare aiuta il cinema?
Le nuove tecnologie sono importanti su determinati aspetti e hanno un senso. Non so però se si possa fare un film con il cellulare, per via delle profondità di campo mancante e altri tecnicismi. Ci sono delle videocamere digitali piccole, maneggevoli e che costano come un cellulare, tanto vale usare quelle.
4. Oggi molta televisione fa meglio di tanto cinema. Lei in Italia è stato un pioniere perché ha fatto la tv come faceva il cinema: cosa pensa di questi due linguaggi?
Attualmente ho in progetto di fare una cosa importante per la tv internazionale proprio perché sto iniziando a sentirmi stimolato da tutti i famosi film che arrivano dall’America e dalle serie, alcune eccezionali. In Italia la fiction invece è piatta, moralista e un po’ banale. In America è quasi più libera del cinema; si arriva a certe forme di rappresentazioni di violenza, di sesso che prima erano impensabili. Quindi certo, ritengo che sia il momento di fare tv e di farlo utilizzando il linguaggio tv dell’America.
5. Oggi in Italia si fanno soprattutto commedie, come vede il cinema Italiano dei nostri giorni?
E’ una questione prettamente economica: fare commedie costa poco e dovrebbe avere un buon risultato. Adesso, invece, ci avviamo verso un cambiamento perché le commedie hanno stancato il pubblico e iniziano ad andare male. E’ il momento opportuno per il cinema italiano di riqualificarsi e ritrovare generi che aveva abbandonato. Credo sia un momento di grande cambiamento. Vedremo dove si andrà a finire.
Immagini dal sito www.darioargento.it e da jwsteenmeijerportraits.