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PAROLE AL VENTO.
CSR

Corporate Social Responsibility)

CSR. È una delle sigle con cui si prova ad esprimere rapidamente un ingranaggio collaterale – ma non troppo – delle grandi aziende, manifatturiere o di servizi.
CSR significa Corporate Social Responsibility: in breve è il ramo che si occupa di far stare meglio chi lavora in azienda e il territorio in cui l’azienda è installata. Nobili propositi, ma notiamo una piccola incongruenza, senza malizia: mentre nella comunicazione interna sono sempre – o quasi – indicati con la sigla, all’esterno vengono sempre indicati per esteso, comunicati, addirittura tradotti.
Potremmo essere di fronte a uno dei pochi casi in cui la tanto invocata trasparenza viene addirittura messa in atto.
Ma la malizia è il fondamento in questa rubrica, perché come diceva il mai abbastanza rimpianto Giulio Andreotti, a pensar male si fa peccato, ma ci si piglia quasi sempre: la responsabilità sociale d’impresa è uno splendido esempio del si fa ma non si dice, prassi comune in tutte le aziende di un certo peso, ma rovesciato, nel senso che per una volta si tratta di una serie di atti aziendali che – comunicate con la fanfara all’esterno – sono taciute o marginalizzate all’interno.
Se vi capitasse di visitare per i più vari motivi una grande azienda, chiedete di parlare con il responsabile della CSR: verrete condotti in piccoli uffici, lontani da quelli del potere, che come nell’universo plotiniano irraggia la propria luce verso la materia bruta e viva delle attività.
E il responsabile, a meno di rivoluzioni, è qualcuno che è a fine carriera, oppure uno che viene dalla comunicazione, piuttosto lontano dalle vie maestre del business, della produzione e del marketing se l’azienda è relativamente giovane, dalla finanza se è in piedi da abbastanza tempo per avere implementato con decisione la consapevolezza dell’esatta ubicazione dei flussi di cassa più corposi.
Ci sono cose che si fanno ma non si dicono: delocalizzazione, licenziamenti, mobbing, smaltimento illegale dei rifiuti, elusione fiscale. Ci sono cose che si fanno per essere dette: una volta le casse rurali e le casse di risparmio, visto che non avevano nella ragione sociale la possibilità di redistribuire utili, a chiusura del bilancio, regalavano una ambulanza all’ospedale locale.
Oggi la possibilità di non retribuire utili è un’area obsoleta che si restringe sempre più. Ma le aziende non si sono perse d’animo. Quindi continuano a investire parti irrilevanti di utili faraonici sui quali, specie se si tratta di grandi multinazionali, non pagano tasse adeguate, in piccole iniziative pubblicitarie, di cui beneficeranno alcuni fortunati che cadono nella giurisdizione di wellfare non più presidiata dagli Stati con antiche istituzioni che si chiamavano diritti. Auguri.

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