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PAROLE AL VENTO.
Opportunità

Questa rubrica mi offre l’opportunità di parlare di opportunità.
E non c’è alcun investimento ideologico nella prima occorrenza della parola in questione, mentre, maliziosetto, spunta nella seconda.

Sì, perché c’è una bella differenza tra opportunità accoppiata con una qualunque azione umana e l’uso assoluto che ce ne consegna l’aspetto metafisico e incidentalmente oscuro. Non parliamo – è chiaro –  dell’uso che sostantiva un vecchio aggettivo solidamente installato nella nostra lingua: così l’opportunità che ci interessa non è quella che appartiene alle cose opportune, da dire o da scrivere in una qualche occasione.

La nostra attenzione va all’opportunità, sostantivo assoluto, che come tutte le parole umane predica l’essere e insieme il non essere, ma nel suo ingannevole utilizzo metafisico, non accetta di essere opportunamente delimitata: opportunità in questo senso coincide con la potenzialità aristotelica o almeno vi aspira.

La troviamo usata in modo ingannevole quando bisogna spiegare che sono state sottratte realtà, certezze, – parlando ancora in termini aristotelici, atti – a chi ne disponeva, per regalare più opportunità a tutti. Ad esempio funziona così con il lavoro, il reddito, la scuola e, in genere, la moltiplicazione delle sfuggenti opportunità (a scapito di ciò che invece appartiene solidamente all’orizzonte esistenziale delle persone) coincide con un processo che si chiama liberalizzazione.

Ad esempio è indubbio che il crollo dei regimi del socialismo reale abbia liberato molte opportunità economiche per le persone che vi abitano, ma è parimenti vero che a ciò è corrisposto un crollo verticale del numero di coloro i quali hanno accesso a prestazioni prima appannaggio in atto di ciascuno. Così per avere l’opportunità di aprire una pizzeria al taglio, ci si è giocati la certezza di avere un buon livello di istruzione.

Il regno delle opportunità è un regno la cui bussola è il merito e la cui prassi è la competizione: è un luogo ameno, pieno di gente contenta di quello che potrebbe avere, ma che – nella grande maggioranza dei casi – non avrà. Aprire opportunità significa allargare le aree della nostra vita sottoposte all’alea del mercato.

Il luogo principe delle opportunità è infatti il mercato globalizzato: l’imprenditore italiano può offrire delle opportunità a giovani bengalesi, volenterosi e non attaccati a quel retaggio del passato che si chiama diritto di cittadinanza. E può nel contempo cogliere l’opportunità di pagare un operaio 40 dollari al mese. Resta da vedere se questo, in vista di un futuro meno conflittuale, sia opportuno.

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