Piergiorgio Odifreddi è matematico, logico e saggista e oltre alla matematica e all’insegnamento coltiva una visione della scienza coniugata all’umanesimo, unita all’impegno politico e alla critica religiosa, tutte sostenute dal filo sottile dell’ironia. Lo abbiamo incontrato in occasione della partecipazione a La Repubblica delle Idee presso il MAXXI di Roma in un incontro-discussione con David Riondino sul tema del romanzo Alice in Wonderland di Lewis Carrol.
Cosa c’entra Alice nel Paese delle Meraviglie con la matematica?
Questo bisognerebbe chiederlo a Lewis Carroll, che era un matematico purtroppo, dico purtroppo perché aveva anche delle altre caratteristiche – era un prete pedofilo – e ci ha fatto anche una cattiva pubblicità. Insegnava matematica in un collegio, la figlia del rettore era la famosa Alice. C’è un aneddoto di quando la regina Vittoria lesse il libro, le piacque molto e chiese al suo segretario di procurarle la successiva opera dello stesso autore e il segretario tornò con un sunto sui determinanti perché Carroll di quello si occupava, scriveva libri di matematica anche molto conservatori, per esempio contro le geometrie non euclidee. Invece in letteratura riusciva ad aprirsi la mente.
Questo forse a ulteriore riprova che il cervello è diviso in diverse zone.
In realtà il cervello – di chi ce l’ha naturalmente – è diviso in due emisferi, ma la cosa interessante è una terza parte, un corpo calloso che le tiene insieme e questo fa sì che la natura stessa ci suggerisca come coniugare le due culture umanistica e scientifica. Se si recide questa zona con una callotomia non si riesce più a dare un nome agli oggetti o a riconoscerli.
Apparentemente cultura scientifica e umanistica non dialogano molto, oppure il dialogo c’è ma non si vede?
E’ proprio così. Quasi nessuno dialoga, molti scienziati ritengono la letteratura – anche a ragione – basata su storie inventate e allora quale leggere di tutte le letterature possibili? C’è un po’ questo atteggiamento da parte degli scienziati: noi ci interessiamo della struttura del mondo, tutti gli altri della sovrastruttura. Solo che per esempio in latino sovrastruttura si traduce con “superstitio” a indicare tutto quello che cresce sopra la realtà.
Però non tutti siamo così, io per esempio mi diverto a cercare gli angoli di contatto, Carroll stesso scrive un libro falsamente per bambini, così come “I viaggi di Gulliver” di Swift. Adesso c’è un po’ un’ inversione di tendenza, gli adulti leggono libri per bambini come Harry Potter.
Per fare un altro esempio, il 16 giugno sarò a Dublino per il Bloomsday – quello in cui è ambientato l’Ulisse di Joyce – e si fanno percorsi in tutta la città basati sui capitoli del libro. Io ne faccio uno sul penultimo, che è tutto dedicato a domande e risposte sulla matematica, fisica, chimica.
Ci sono tantissimi musicisti che sono dei matematici, da Pierre Boulez a Philip Glass per non parlare dei pittori che nel Rinascimento si basavano sulla matematica e sulla geometria per elaborare la prospettiva, da Alberti a Piero della Francesca.
Quindi siamo noi che operiamo delle divisioni, fino al secolo scorso non era così, la colpa è dei romantici, della gente come Blake convinti che la scienza tolga poesia alla realtà.
Parliamo di un fenomeno tutto contemporaneo come quello dei social network, che hanno imposto un nuovo modo di comunicare e la necessità di intrattenere per avere visibilità. Per la scienza questa è un’opportunità o una condanna?
E’ una condanna più che altro per i giovani, che fanno solo quello. Umberto Eco raccontava questo episodio di una discussione su di lui in rete e si dibatteva se avesse vinto o no il premio Nobel solo per il gusto di discutere. Gli scienziati usano i social in altro modo, due matematici medaglie Fields hanno cominciato a fare matematica in rete sui loro blog e propongono problemi aperti da poter risolvere insieme. La matematica si è sempre fatta così, ma la rete ha espanso questa possibilità e alcuni problemi sono già stati risolti. Non si tratta di social, ma Wikipedia, soprattutto quella inglese, nelle pagine sulla matematica è diventata una vera e propria enciclopedia molto attendibile.
A questo proposito ho visto una volta un video divertente in cui lei cercava di scrivere la sua biografia su Wikipedia, ma il sito non glielo permetteva…
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Sì, il motivo era che io ogni tanto controllavo la mia pagina e trovavo solo informazioni su quello che avevo scritto sulla religione e allora ho cercato di scrivere la mia autobiografia. Io scrivevo e loro cancellavano e mi arrivavano anche delle mail in cui mi diffidavano dal continuare a “sabotare” il sito, ma io rispondevo che ero proprio Odifreddi in persona e alla fine mi hanno lasciato fare.
A chi la addita come anticlericale lei ha risposto di essere “anticretinale”, al di là del gioco di parole qual è la differenza in un Paese come il nostro che ama molto schierarsi?
Il motivo per cui scienza e religione vanno poco d’accordo è che usano metodi radicalmente diversi. La scienza fa delle riflessioni, cerca di organizzarle secondo una teoria, testa la teoria, fa previsioni. La scienza è sperimentale e deduttiva. La religione è esattamente il contrario, si crede a quello che si legge in un libro, si crede per dogmi. E’ molto difficile far convivere queste due tendenze in una stessa persona. Paradossalmente è più facile parlare col papa che non con i fedeli.
Quanto è difficile essere laici nel nostro Paese?
In Italia è impossibile, dalla Repubblica in poi non c’è più stato un governo che lo sia stato. Nel 1870 l’Italia era laica, ci fu un episodio intorno al 1880 quando la statua di Giordano Bruno fu collocata in Campo dei Fiori a Roma e il papa Leone XIII minacciò di andarsene in esilio e lo ignorarono. Al momento del concordato nel 1929 il papa Pio XI chiese che la statua venisse buttata giù e anche Mussolini rifiutò. Con l’arrivo della Repubblica il Concordato ce l’abbiamo nella Costituzione con l’articolo 7 e tutti i governi hanno sempre dato finanziamenti alla Chiesa e mantenuto i rapporti. Noi non abbiamo avuto la fortuna dei Francesi che hanno avuto la loro rivoluzione, senza una rivoluzione non si cambiano le cose.
Piergiorgio Odifreddi è nato a Cuneo nel 1950. Si è laureato in matematica a Torino nel 1973; si è specializzato presso le Università dell’Illinois nel 1978-79 e della California nel 1982-83. È stato Visiting Professor di logica matematica presso le Università di: Novosibirsk (Unione Sovietíca) nel 1982 e 1983; Melbourne (Australia) nel 1989; Pechino (Cina) nel 1992 e 1995; e Nanchino (Cina)
nel 1998. Dal 1983 è Professore Associato presso l’Università di Torino e dal 1985 Visiting Professor presso l’Università di Cornell (Stati Uniti).Il suo lavoro scientifico riguarda la logica matematica, e più in particolare la teoria della calcolabilità, che studia potenzialità e limitazioni dei calcolatori.
Il suo lavoro divulgativo esplora le connessioni fra la matematica e le scienze umane, dalla letteratura alla pittura, dalla musica agli scacchi. Ha vinto il Premio Galileo 1998 per la divulgazione scientifica. Collabora con La Stampa, Tuttoscienze, Scienza Nuova, Le Scienze, Sapere, e La Rivista dei Libri; partecipa a trasmissioni radiofoniche e televisive.