Dopo pochi mesi trascorsi dal mio trasferimento, Milano mi ha subito dato un impatto positivo, di fermento culturale, di pulsione, perché questa città ti dà l’impressione di vivere in un posto in cui si ha ancora la possibilità di fare qualcosa… Qualsiasi cosa in libertà.
E invece no.
Giunge fresca la notizia dell’annullamento della mostra Porno per bambini a cura de La Santeria Social Club, spazio in cui si organizzano concerti, mostre, eventi, workshop ma anche co-working, club e ristorante. Eventi trasversali, per tutti i gusti musicali e non, uno di quegli spazi che interpreta quella sana possibilità di fare, e dunque vedere, qualsiasi cosa in libertà di cui accennavo sopra.
E invece no.
Mi offende il fatto che ci sia stata anche solo la necessità di spiegare che Porno per bambini sia il nome dell’artista, e che la mostra in questione non abbia nulla a che vedere con la pedo-pornografia. Da semplice spettatrice, perché avevo già inserito la mostra in calendario, mi offende che si possa sottostimare così tanto un’organizzazione come quella della Santeria Social Club, additata nell’ultima settimana da esponenti politici, mamme inferocite, l’esercito degli analfabeti funzionali che non si sono minimamente preoccupati di capire di cosa realmente trattasse questo progetto.
Ho letto in un’intervista che l’idea della mostra sia venuta all’artista dopo aver ritrovato in un cassetto suoi vecchi disegni da bambino nei quali, stilizzati e con tratto infantile, emergevano delle figure sessuali.
Questo progetto mi ha subito portato alla mente quello di Brian Steinhoff Porn for the whole family in cui i protagonisti, intenti a compiere atti sessuali in ambienti domestici, venivano sostituiti da pattern floreali stile carta da parati anni ’70.
Stesso principio per cui si celano ironicamente atti di una naturalezza, a mio parere, disarmante come in Porno per bambini, mostra annullata che avrebbe avuto come protagoniste proprio illustrazioni con nudi, organi e atti sessuali “come” disegnati da un bambino, con un’ironica innocenza e un sottile e divertente sarcasmo.
Avrei tanto voluto vederla… E invece no.
Qual è il vero problema? Mantenere un decoro fittizio per cui, consci dell’assoluta lontananza della mostra da argomenti quali pedofilia e pornografia, si cede ad un bieco “bene comune” per cui è meglio vietare, nascondere, oscurare che spiegare? C’è necessità di battersi il petto per lottare contro mulini a vento sorretti da ignoranza, disinteresse e opposizione?
Una Milano che delude, quella che vieta la libertà di espressione ed esposizione non pubblicamente, ma con mezzi che ricordano tanto le associazioni mafiose quali minacce e intimidazioni.
Una Milano che è sempre stata all’avanguardia rispetto al resto per la sua accoglienza, la sua apertura: la città che ti fa sentire a casa da qualunque posto tu venga, e se mi permettete, l’unica vera metropoli italiana dal respiro europeo.
Una Milano che i milanesi stessi solitamente difendono a gran voce, non minacciano.
Credo di aver letto recentemente che nel consiglio comunale si sono avanzate richieste di revoca della concessione comunale degli spazi, come ad esempio quello della Santeria Social Club, in seguito alla loro scandalosa programmazione; ma forse ero stanca ed ho male interpretato.
Anche perché non vorrei esser costretta a vedere anche qui le lacrime di Roma per gli sgomberi degli ultimi anni di spazi culturali come il Teatro Valle, La casa delle donne, Communia, Circolo degli Artisti, Angelo Mai e tanti altri. Plateali manifestazioni nella maggior parte dei casi (è vero, non tutti) utilizzate per cavalcare l’onda politica dell’oscurantismo.
In fondo erano tutti certi che le streghe non esistessero, ma serviva una punizione pubblica ed esemplare per quietare il volgo… Ma quanto sarebbe anacronistico tirare in ballo ora gli anni bui del medioevo…
O forse no?