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Profondo rosso: al cinema 50 anni dopo

profondo rosso cover 1

In occasione della sua restaurazione, quest’estate Profondo Rosso è tornato al cinema. Dopo quasi 50 anni, è un’occasione per rivedere – o vedere per la prima volta – uno dei capolavori del cinema italiano.

Alla sua uscita nel 1975 il film venne accolto entusiasticamente dal pubblico, tanto da far cambiare idea alla critica cinematografica del tempo che inizialmente aveva dato giudizi scarsi e negativi alla pellicola. Con 3 miliardi e 700 milioni di lire, Profondo rosso si posizionò al 10º posto dei film di maggior incasso del biennio 1974-75. Dario Argento si affermava ancora una volta come uno dei più importanti registi del momento.

In tutti questi anni, il mondo del cinema è molto cambiato, influenzato dalle nuove piattaforme e dai nuovi gusti degli spettatori. Cosa significa dunque per gli spettatori di oggi andare al cinema a vedere un film di ieri?

Recitare ieri, recitare oggi

Una prima differenza che nota lo spettatore di oggi è il modo di recitare. I grandi attori scelti da Dario Argento hanno una modalità di recitazione a cui non siamo più abituati. Le nuove generazioni di spettatori infatti hanno più familiarità con la recitazione realistica che va di moda nella filmografia odierna.

Profondo Rosso invece presenta ancora uno stile recitativo teatrale: l’attore è consapevole di tutti gli elementi che porta in scena, dalla voce al corpo, dallo sguardo fino ai più piccoli movimenti. Così un personaggio non è solo quello che fa, ma è un intero mondo di comportamenti e atteggiamenti. Porta con sé una storia e un’identità esistenti prima e dopo la scena in cui lo vediamo agire.

Per questo a volte si ha l’impressione che le scene siano “lente”. Il regista lascia il tempo all’attore di mostrare il suo personaggio, non ha la fretta di far semplicemente accadere delle cose per poi andare avanti, al prossimo accadimento.

Una lentezza che concede all’attore il piacere di recitare, ma anche allo spettatore il piacere di guardare un film che ha in sé un intero mondo.

Il gusto di raccontare storie

È una sensazione che provo spesso quando guardo certi film usciti più di vent’anni fa. Chi faceva questi film – registi, sceneggiatori, attori – doveva proprio divertirsi

Molte cose oggi sono più facili. Basti pensare alla fase del montaggio, che si svolge tutta davanti un computer, mentre un tempo bisognava mettersi lì con forbici e pellicola alla mano, e cominciare a fare un lavoro di bricolage. La tecnologia ha senza alcun dubbio agevolato gran parte del lavoro.

Eppure senza queste facilitazioni bisognava essere più creativi, inventarsi modi per realizzare un’idea che allora poteva sembrare assurda, trovare tecniche alternative, che spesso finivano per diventare la cifra stilistica di un autore. 

Oggi come allora – e soprattutto quando si tratta di horror e di thriller – il gusto di raccontare una storia è fondamentale. Se non ci si diverte, si rischia di creare un prodotto di cronaca, o uno sterile spettacolo di orrori che lasciano lo spettatore confuso e disgustato.

Profondo rosso invece trasmette a chi guarda quel piacere di raccontare che ci si porta dietro, usciti dal cinema. Personalmente è quello che è successo a me. Tra tutte le scene che hanno continuato a vorticare nella mente, un dialogo mi è rimasto particolarmente impresso: Marc e Carlo stanno parlando di quello che il primo ha visto nella casa in cui è avvenuto l’omicidio, e d’improvviso viene fuori un discorso sulla realtà, sulla memoria e sulla verità.

Dialogo tra Marc e Carlo

Marc: Senti Carlo, m’è successo un fatto strano, tanto strano che non so neanche se è vero. Quando entrai nella casa di quella donna la prima volta mi parve di vedere un quadro, ma dopo qualche minuto quel quadro non c’era più. Cosa può essermi successo?

Carlo: A te niente! Forse quel quadro è stato fatto sparire perché rappresentava qualcosa di importante.

Marc: No, no, non credo. A quanto mi ricordo, era… era una specie di composizione di volti, una cosa molto strana.

Carlo: Guarda, magari hai visto qualcosa di talmente importante che non te ne rendi conto. Sai, a volte le cose che vedi realmente e quelle che immagini, si mischiano nella memoria come un cocktail, del quale non riesci più a distinguere i sapori.

Marc: Ma io ti sto dicendo la verità!

Carlo: No, Marc. Tu credi di dire la verità e invece dici soltanto la tua versione della verità. A me accade spesso…

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