Esce in questi giorni per Arcana Edizioni il primo libro del dj Raffaele Costantino dal titolo Storia di una playlist Playlist di una Storia.
Un’opera che rappresenta allo stesso tempo una scommessa e un nuovo traguardo professionale nella carriera del DJ (e produttore italiano) che, nel corso degli anni, ha eletto la creatività a propria cifra stilistica.
Il volume parla di musica attraverso storie (in parte oniriche) raccontate con ironia e appositamente cucite sulle biografie (in parte vere) di alcuni tra i più significativi protagonisti del sound contemporaneo. Nomi accuratamente selezionati tra musicisti, produttori e DJ della scena internazionale (da Sun Ra a Donald Byrd, passando per James Blake, Flying Lotus, Madlib e tanti altri).
Storie, quelle del libro, che l’autore interpreta ritagliando e assemblando idee di fantasia a frammenti di esperienza, anche diretta, in una visionaria ambientazione sci-fi.
Il dj Raffaele Costantino si muove tra le righe dosando le parole con l’abilità di un turntablist esperto e la libertà improvvisativa di un jazzman, sincronizzando il flusso narrativo mediante la tecnica del montaggio sonoro: il risultato è un ispirato mash-up di ironia, suoni e grafica.
Chi nel corso degli anni ha avuto l’opportunità di conoscere e lavorare con Raffaele, ritroverà nel libro la sua innata curiosità di esplorare unita alla determinazione di far conoscere e divulgare attraverso i media, in modo leggero, con ironia e stimolo alla ricerca.
Per i lettori che invece ancora non lo conoscessero, l’intervista che ha concesso a Just Baked potrebbe rappresentare l’occasione per scoprire un artista poliedrico, fuori da qualsiasi schema.
Raffaele, nel corso della tua carriera ti abbiamo conosciuto in diversi progetti come DJ, produttore sotto l’alias di DJ Khalab, direttore artistico e curatore di festival, autore e conduttore radiofonico… E ora ti sei cimentato con la scrittura del tuo primo libro.
In realtà chi ti segue sa che raccontare storie di musica è da sempre una tua prerogativa: cosa ti ha spinto a scrivere?
«Giuro che non volevo! È stato Vincenzo Martorella di Arcana a insistere e, alla fine, ho ceduto, chiaramente anche per vanità.
Mi piaceva l’idea di lasciare qualcosa di scritto sulle mie mille elucubrazioni meta filosofiche riguardo la musica ma Vincenzo mi ha soprattutto convinto del fatto che erano teorie da provare a raccontare».
Il titolo Storia di una Playlist, Playlist di una storia già delimita il perimetro in cui si muove il tuo lavoro editoriale: la passione profonda per la musica e le contaminazioni, un approccio alla scrittura decisamente da creativo, l’attitudine a trattare delle storie in modo originale e ironico.
Sei partito dalle vite degli artisti o dai loro brani per costruire la trama?
«Sono partito a monte da una storia che avevo in testa. Chiaramente all’interno della storia ci sono i personaggi, quindi ho voluto raccontare prima i personaggi, per farli conoscere a chi legge. Ho iniziato però dalla loro musica per identificarne poi un carattere (nel senso cinematico) all’interno della playlist, quindi della trama».
Qualcuno ha detto che parlare di musica è come ballare di architettura. In realtà lo stile e il taglio narrativo che hai scelto, per il tuo libro, sembrano molto lontani dall’approccio tradizionale del critico musicale o dell’esperto in genere. Anzi, se dovessi applicare un tag al tuo stile di scrittura lo definirei molto semplicemente jazz. Ti ritrovi in questa definizione?
«Io sono un dj, non sono un critico, un giornalista e tanto meno uno scrittore.
Nel libro faccio quello che faccio di solito in un club o in radio. Metto un pezzo dopo l’altro provando a dare un senso alla narrazione. Ma se per jazz intendi dissacrante, dissonante e privo di regole o barriere allora sì, lo sono e molto».
Il romanzo si contraddistingue per un ritmo della narrazione veloce, nell’unire sequenze temporali non lineari lungo le quali si muovono i protagonisti. Il risultato è un’alternanza tra ambientazioni reali e documentate e altre, invece, dove hai dato libero sfogo alla tua fantasia e immaginazione, nel quadro di un ritmo di fondo che rimane costante.
Passando da un capitolo dall’altro, hai unito i frammenti della storia lavorando sulle transizioni; insomma scrivere un libro per te è stato come costruire un mixtape?
«Sì, proprio quello che dicevo… Questo libro è un modo per spiegare come sia importante che una playlist, un dj set o la line up di un festival raccontino una storia. Che sia essa vera o inventata. L’importante è che ci sia un’idea dietro e poi, a quel punto, serve solo essere coerenti con quella idea per avere chiarezza sulle scelte successive. Cosa inserire e cosa lasciar fuori».
Da Sun Ra a Thom Yorke passando per Flying Lotus a Madlib, solo per citarne alcuni, i protagonisti della tua playlist fatta di parole, hanno lasciato tutti, seppur ognuno a modo suo, la loro impronta nell’evoluzione della musica moderna.
Come li hai scelti e qual è il filo logico che li collega nel tuo immaginario?
«Qui ti rispondi da solo con le note…»
Grazie al tuo lavoro e alla credibilità che ti è stata riconosciuta, a livello nazionale e all’estero, hai avuto la possibilità di avvicinare molti degli artisti che sono protagonisti del libro. In che modo l’esperienza e la loro conoscenza diretta è stata fonte di ispirazione per le singole storie e come tutto ciò si sviluppa nella narrazione?
«In nessun modo. Tendo a tenere separate le due figure. L’artista e l’uomo/donna.
Non ho mai parlato con nessuno di loro del libro, non ho mai scritto loro due righe per presentarglielo.
Le uniche due eccezioni sono state: una volta a colazione con Gilles Peterson…
Perché mi ha raggiunto al tavolo proprio mentre stavo scrivendo di lui e non ho resistito, la cosa faceva troppo ridere e ho dovuto dirglielo.
E poi chiaramente con Clap Clap perché la parte della sua esperienza con Paul Simon è stata una sorta di intervista».
Il libro, oltre a essere impreziosito dalle bellissime illustrazioni di Marcello Crescenzi a.k.a. Rise Above e delle playlist dedicate via Spotify, si apre con una prefazione di Vincenzo Martorella e si chiude con la divertente e ispirata postfazione di Quit The Doner, quasi una storia nella storia.
In pratica potremmo dire che non c’è limite alla creatività così come non c’è limite ai brani che si possono aggiungere a una playlist.
Il futuro del Raffaele narratore è ancora tutto da scrivere?
«Qualcuno ha detto che a scrivere il primo libro sono buoni tutti…»
Cover by WTE
Raffaele Costantino è prima di tutto un dj, ma è anche tante altre cose. Tutte le notti (su Radio2) conduce Musical Box, trasmissione fondamentale per diffondere e comprendere le dinamiche evolutive della musica contemporanea. Non a caso è diventata un punto di riferimento unico nella programmazione radiofonica nazionale. Raffaele produce e fa girare dischi in tutto il mondo, con il suo progetto Dj Khalab. Si occupa di musica per istituzioni pubbliche e brand privati, oltre a essere direttore artistico e consulente di festival e rassegne musicali in tutta la penisola.