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LIBRI. Fredrik Sjöberg
e il «re dell’uvetta»

Spiegò una volta Vladimir Nabokov che esiste un tenue e indiretto legame tra “la precisione della poesia e l’eccitazione che danno le autentiche scienze naturali”. Nabokov, che durante la seconda guerra mondiale lavorò come entomologo professionista all’Harvard Museum of Comparative Zoology a Boston, doveva saperne qualcosa a proposito. Sul legame arcano tra scienze naturali e poesia, insiste il romanzo dello scrittore svedese Fredrik Sjöberg, già noto ai lettori italiani per il brillante L’arte di collezionare le mosche, oltre che per la partecipazione alla Biennale di Venezia del 2009 con un progetto che inglobava la sua collezione di sirfidi all’interno del padiglione danese curato da Elmgreen e Dragset.

Il re dell’uvetta (edito da Iperborea, con l’ottima traduzione dallo svedese di Fulvio Ferrari) è principalmente la storia di Gustaf Eisen, zoologo, pittore, archeologo, fotografo, leggendario esperto di lombrichi in Svezia e pioniere della coltivazione dell’uvetta in California. Sjöberg, attraverso la costruzione del racconto autobiografico, guida il lettore nell’avventurosa ed eclettica esistenza del leonardesco globe-trotter che ha vissuto mille vite tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento, in un continuo di viaggi rocamboleschi, progetti ambiziosi e una costante opera di divulgazione scientifica.
Con Eisen, Sjoberg condivide una passione originaria e autentica, quella per il collezionismo. “Il talento e la tenacia di Eisen come collezionista possono spiegare i suoi successi come scienziato”.
Le escursioni adolescenziali, lo stupore di fronte alla prima Callicera, questi i ricordi di Sjöberg che non sfociano mai nell’autocelebrazione: “Ormai mi fido totalmente solo dei ricordi che non sono mai stati documentati. Non perché le fotografie mentano, anzi, ma perché impediscono quelle mezze bugie che sono la parte autentica di ogni vero ricordo”.

Il filo rosso di questa insolita biografia  racconta dei rapporti che Eisen ebbe in vita e grazie ai quali intrecciò diverse attività: dall’amicizia sincera che lo legava al drammaturgo August Strindberg, a cui insegnò a dipingere, alla fitta corrispondenza di Eisen con Charles Darwin, che fu profondamente influenzato dall’opera dell’entomologo svedese. Durante la sua permanenza in California, inoltre, oltre ad avviare la coltivazione dell’uvetta, divenne membro della prestigiosa Accademia delle scienze, ma si adoperò anche per la salvaguardia delle sequoie e fondò nel 1890 il Sequoia National Park, a due passi da Mount Eisen, la montagna che porta il suo nome, e ai cui piedi è stato sepolto.

Qual è il desiderio profondo che spinge uno scienziato a cercare, a conoscere, oppure semplicemente a collezionare? Il senso è nelle poche righe contenute nella parte finale del libro: “La libertà inizia quando si fa un passo di lato e, magari solo per un attimo, ci si occupa di qualcosa che è fine a se stesso, che non ha a che fare con una vana ricerca di rispetto, stima, potere, denaro, amore, fama, gloria”.

Il re dell’uvetta
Fredrik Sjöberg
Pag. 224 / € 16
iperborea.com

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