Immancabile happening dal retrogusto hipster, divertito party informale all’ombra delle ramblas oppure studiata operazione commerciale che traveste un evento dalla formula ormai datata da festival indipendente per ventenni britannici? Sul Sònar di Barcellona che giunge quest’anno alla sua ventunesima edizione aleggiano all’unisono queste tre teorie che diventano preponderanti a seconda del fruitore, del momento e del mood che il festival è in grado di generare.
Una cosa è certa: essere stati almeno una volta al Sònar è un esperienza che si ricorda, nel bene e nel male.
Nel bene, per l’atmosfera che la città catalana conferisce ad ogni evento di carattere musicale ad artistico che ospita. Merito delle voci e della musica che risuona dai vicoli del Born e dai chiostri del Barrio Gòtico, dalla luce che filtra attraverso i rami che chiudono le architetture moderniste dell’Eixample, dai sapori e dagli odori che emanano i banchi dei mercati del centro, più in generale dallo spirito intraprendente e imprenditoriale di una città giovane, che sembra resistere ai colpi della crisi occupazionale che ha colpito duramente le nuove generazioni iberiche. Nel male, per gli aspetti stantii e retrivi che tutto il corollario di devastazione psico-fisica legato ad un evento che attira clubbers da ogni parte del mondo porta necessariamente con sé.
Lo sanno bene Enric Palau e Ricard Robles, i condirettori del festival, che ogni anno aggiungono o sottraggono piccoli particolari quali eventi collaterali, premiere, party paralleli e feste private con guest segrete ad un concept ormai consolidato, che porta nelle casse di Advanced Music e dell’indotto che si muove all’ombra delle ripide guglie che sovrastano la capitale catalana un considerevole giro d’affari.
Dai suggestivi spazi post-moderni ma ormai diventati angusti del Museo d’Arte Contemporanea (MACBA) alle nuove location più ampie e quindi più adatte a contenere la fame di musica della tre giorni elettronica in salsa pomeridiana della Fira de Montjuic, il Festival ha via via perso in parte la sua identità diluendo la propria ambizione di rappresentare la pietra angolare della scena elettronica in un momento di edonismo talvolta fastidioso dove addetti ai lavori convergono per il solo motivo di esserci e nella line-up viene dato più risalto ai nomi altisonanti delle icone del pop o del retro-glitch anni ’80 che alle vere novità sperimentali che meritano il prezzo del biglietto (e del viaggio).
Colpa anche del Primavera Sound, che, un paio di settimane prima del raduno pseudo-elettronico, richiama migliaia di persone negli enormi piazzali del Parc del Fòrum con una line-up mastodontica e sempre più dispersiva ma grazie al quale, da ormai quasi 10 anni, Barcellona è riconosciuta come capitale europea dei festival estivi.
Fatto sta che il Sònar esiste e anche quest’anno si appresta a far parlare di sé.
Noi di Baked ci saremo per raccontarvelo e intanto vi diamo qualche coordinata per orientarvi nel weekend dal 12 al 14 giugno: oltre ai Massive Attack che apriranno il loro tour europeo proprio a Barcellona, ci sarà Neneh Cherry insieme ai RocketNumberNine, fresca di un (in)atteso ritorno discografico, e anche il suo nuovo mentore Four Tet, producer tanto chiacchierato quanto altri laptop addicted quali Machinedrum, Bonobo e Jon Hopkins. Spazio all’afrofuturismo con Spoek Mathambo e Dam-Funk, tra gli altri, e alla sperimentazione con Oneothrix Point Never, Ben Frost, Daito Manabe e Oren Ambarchi, quattro nomi che faranno emozionare più incalliti lettori di The Wire.
Tra un ritorno di Nile Rodgers con gli Chic a portare una ventata…di Grammy grazie al successo mondiale con i Daft Punk e all’immancabile Richie Hawtin (questa volta mascherato da Plastikman), segnaliamo tra gli headliner di questa edizione anche i Matmos e una nutrita rappresentanza della cosiddetta scena Nordic Connection rappresentata dai Royksopp, Likke Ly, Todd Terje e Trentmoller. Tra le performance da segnalare anche l’anteprima di Despacio, il progetto che vede protagonista James Murphy accompagnato dai 2Many DJs in un’esplorazione delle loro epiche collezioni discografiche rigorosamente in vinile con l’ausilio di un sound system ipertecnologico formato da sette alti super diffusori e una potenza avvolgente di 50.000 watt.
Lasciamo alla vostra curiosità la scoperta del programma completo, peraltro in continuo aggiornamento, e le info per partecipare all’evento, da vivere con l’intensità che merita e in totale libertà…sia che siate dei navigati strateghi della line-up sia che semplicemente vogliate farvela prendere bene.
Fabrizio Montini Trotti | Bake Agency