Tracce a matita e colori tenui: alla Tate Modern fino all’11 ottobre, i dipinti di Agnes Martin sono i protagonisti dell’estate londinese. Siamo allora partiti da lei, la pittrice che intrappolava nelle sue righe e griglie un’interiorità impalpabile e immateriale, per tracciarne altrettante che ci permettano, questa volta, di evocare anche qualcos’altro: altri mondi come la musica, la moda, la fotografia, il cinema e un unico filo conduttore declinato rigorosamente al femminile, la linea. La Martin non ce ne vorrà, del resto- lei diceva- «la bellezza è distaccata, la bellezza è ispirazione».
Agnes Martin, Happy Holiday 1999 Tate / National Galleries of Scotland
© estate of Agnes Martin
Agnes Bernice Martin nasce il 22 marzo 1912 a Macklin, Canada, cresce a Vancouver e poi si sposta negli Stati Uniti ottenendo nel 1940 la cittadinanza americana. A New York inizia la sua carriera di artista e qui inizia a dipingere dando le spalle al mondo – come lei stessa amava ricordare-, fino al distacco definitivo, nell’estate del 1967, quando, dopo un lungo e solitario viaggio, si stabilisce in New Mexico, allontanandosi sempre di più dalle cose materiali e imparando a sopportare il vuoto nella tenace rinuncia all’inessenziale. La sua pittura si riduce allora a un minimalismo che si ispira al taoismo e al Buddismo Zen e che tralascia paesaggi, oggetti, persone per rappresentare invece -attraverso linee e colori tenui- una visione, la vera essenza della bellezza. Un percorso tutt’altro che semplice -“la perfezione la raggiungi solo con la fatica, e tanto rigore”- che la porterà da quei luoghi sperduti ai musei di tutto il mondo.
Brigitte Bardot a Capri per Le Mépris di Jean-Luc Godard, 1963
Agnes Martin, On a Clear Day 1973 Parasol Press, Ltd.
© 2015 Agnes Martin / Artists Rights Society (ARS), New York
Agnes Martin disegnava con righello e matita le linee sulla tela – una tela quadrata 6×6-, quindi aggiungeva il colore. Sempre la stessa struttura, fatta di linee o griglie, declinata in una miriade di variazioni, di volta in volta colorate di rosa pallido, bande color cielo, albicocca e grigio ardesia. Sempre lo stesso processo creativo: prima la visione e, poi, la sua meticolosa realizzazione. Nel caso di errori o sbavature, avrebbe distrutto il tutto per ricominciare tutto da capo. Un rigore e un’autodisciplina difficili da ricondurre – ma solo all’apparenza- all’emozionalità senza confini del risultato finale. «Senza la consapevolezza della bellezza, dell’innocenza e della felicità, non potrei dipingere», così Agnes Martin ha anticipato i tempi, riducendo l’arte a un qualcosa di più semplice ed allo stesso tempo superiore. Ispirato e ispirante.
Agnes Martin, Friendship 1963. Museum of Modern Art, New York
© 2015 Agnes Martin / Artists Rights Society (ARS), New York