È arrivata la Pasqua, con il suo weekend lungo, i lunghi pranzi di famiglia e tanta cioccolata. Bisogna un po’ destreggiarsi tra il bisogno di riposare e l’obbligo di festeggiare con i propri cari, e il tempo è davvero poco. Ma se siete quel tipo di lettori che non rinunciano mai ai libri e tra un pranzo e l’altro volete un momento da dedicare a una buona lettura, siamo qui a proporvi tre brevi libri da leggere tutto d’un fiato.
Eccovi dunque i tre piccoli libri che vi consigliamo:
- Il procuratore della Giudea, di Anatole France
- Il curioso caso di Benjamin Button, di Francis Scott Fitzgerald
- I diari di Adamo ed Eva, di Mark Twain
Il procuratore della Giudea
pagine: 17
Conosciamo tutti Ponzio Pilato per il ruolo decisivo che ebbe nella vita di Gesù e nella nascita del Cristianesimo. Ma cosa sappiamo veramente sul suo conto?
Sono passati ormai molti anni da quando Ponzio Pilato governava la Giudea come procuratore. Avendo incontrato per caso il suo vecchio amico Elio Lamia, i due cominciano a rievocare i tempi passati tra dolci ricordi e amare considerazioni.
Governare gli ebrei, dice Pilato, è stato per lui il compito più arduo, tanto che esclama ad un tratto: «Sai di barbari, Lamia, più di costoro immondi?». Attraverso il suo racconto si delinea la figura di un funzionario ligio al suo lavoro, ma obbligato a trovare compromessi con un popolo così diverso dal suo.
Accecato dal dovere e frustrato da una profonda incomprensione verso un popolo che lui per primo disprezza, Pilato ha svolto la sua carica al meglio delle sue possibilità di uomo. Tutto il racconto ce lo sottolinea più volte, eppure leggendo si percepisce una tensione verso qualcosa che tutti noi aspettiamo. La menzione di Gesù il Nazareno, che è anche il motivo per cui noi conosciamo Ponzio Pilato, aleggia per tutto il racconto, tenendoci sospesi.
Soltanto nel finale questa tensione potrebbe essere sciolta. Ma la scelta che fa Anatole France è molto più interessante…
Il curioso caso di Benjamin Button
pagine: 48
Cosa accadrebbe se si nascesse vecchi e col passare del tempo si ringiovanisse?
Quando il signor Button arriva all’ospedale per vedere il figlio appena nato, rimane a dir poco allibito di fronte a ciò che vede:
[…] parzialmente stipato in una delle culle e avvolto in una voluminosa coperta bianca, sedeva un vecchio che pareva avere settant’anni.
Per di più, quel vecchietto che gli viene presentato come suo figlio, parla e articola frasi senza problemi, con voce spezzata e senile. Ha anche le pretese di un anziano: vuole vestiti puliti, non la sudicia coperta che gli ha procurato l’infermiera. E, ovviamente, un bastone da passeggio.
La mente del nuovo nato funziona in effetti come quella di un ragionevole anziano, che si rende conto della stranezza della situazione ma decide di affidarsi alle cure dei genitori. Per quanto possibile, i signori Button cercano di trattare Benjamin come un bambino normale, mandandolo prima all’asilo e poi a scuola.
Col passare del tempo, ecco che si verifica un altro prodigio: Benjamin cresce… all’incontrario; come dice il narratore, furono anni di normale decrescita. A vent’anni arriva l’amore incarnato da Hildegarde, una ragazza della sua età che però lo vede come un uomo di cinquant’anni e non come il ragazzo che in realtà è. Questo amore porterà al matrimonio ed è qui che Benjamin dovrà affrontare le conseguenze più dolorose del suo progressivo ringiovanimento.
Una storia unica nel suo genere, un “curioso caso” che ci parla dell’importanza del tempo e di quanto sia prezioso viverlo, qualunque esso sia.
I diari di Adamo ed Eva
pagine: 70
Come sarebbe poter sbirciare nei diari dei progenitori dell’umanità? Grazie a Mark Twain possiamo scoprirlo.
Nella finzione narrativa, l’autore dice al lettore di aver tradotto un manoscritto originale e in effetti, procedendo nella lettura, si ha la netta sensazione di avere di fronte i pensieri di Adamo nella prima parte e di Eva nella seconda. Avvolti in un’infantile istintualità, i due imparano a conoscersi nelle loro profonde differenze.
Adamo all’inizio è molto diffidente verso la prima donna che chiama continuamente “questo nuovo animaletto”. Annota sul suo diario tutte le sue stranezze – soprattutto i difetti – eppure pian piano, suo malgrado, qualcosa cambia: « […] “Noi” – questa è una parola sua; anche mia ora, a forza di sentirla». Nonostante spesso rimpianga la solitudine di cui godeva un tempo, Adamo adesso deve accettare di non essere più solo.
Eva dal canto suo fin dall’inizio è molto curiosa di ogni cosa, a cominciare da Adamo. Si pone domande, trova da sola le risposte, a volte più e a volte meno azzeccate. Non riesce mai a star ferma, la sua mente è in continuo subbuglio. Dà nomi alle cose, osserva, ascolta e cerca di imparare. La sua filosofia si racchiude in poche parole: «Se non ci fosse niente da scoprire, sai che noia». A un animo del genere, come si potrebbe rimproverare di aver assaggiato il frutto della conoscenza?
D’altronde l’umanità che nasce dall’incontro di Adamo ed Eva era fatta per questo: pensare, porsi domande, cercare le risposte. Un’impresa piuttosto faticosa, eppure forse ne vale la pena. Come scrive Adamo, tutto ciò che conta alla fine è essere insieme: «meglio vivere al di fuori del Giardino con lei che dentro senza di lei».
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