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Tutti amano l’Italia. Ma davvero?

A molti è venuto di pensare, con tutto il clamore che l’EXPO 2015 sta producendo, che Milano sarebbe stata invasa dai turisti, con un positivo effetto di trascinamento anche a favore di altre città italiane.

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Ho provato a domandare, a quanti incontravo casualmente in treno o al ristorante, come avrebbero classificato Milano e Roma nell’elenco delle città più visitate al mondo in questo periodo. Quasi tutti hanno sbagliato, complice l’effetto EXPO, assegnando alle due principali città italiane posizioni molto più lusinghiere rispetto a quelle effettive.

milan cathedral with food element on italian flag

Milano, nella realtà, è al 15° posto nella classifica mondiale delle venti città più visitate; Roma è un punto avanti a lei, quindi non è legittimo lamentarsi avendo due città nella Top 20 turistica del mondo, cosa che ci accomuna solo agli Stati Uniti. Ma, se riflettiamo sul fatto che al primo posto di questa Hit Parade vi è Londra, con un incremento del 6% rispetto allo scorso anno, seguita da Bangkok, Parigi, Dubai, Istanbul, New York, Singapore, Kuala Lumpur, Seoul e Hong Kong vi è chiedersi quali sono i motivi? Tanti, principalmente quello dei collegamenti e dei costi di permanenza.

Allarghiamo la visione, perché non ha senso parlare solo delle città più visitate: semmai dei paesi e delle regioni che riscuotono maggior successo, visto che il turismo vale il 10 per cento del PIL nazionale e impiega ben oltre che due milioni di persone. L’Italia è scivolata dal secondo al quinto posto (alcune fonti dicono al sesto) ed è stata sopravanzata da Francia e Spagna. E’ evidente che per contrastare questi legittimi successi dei nostri amici oltre frontiera occorre un piano strategico degno di questo nome. Quello di cui disponiamo prevede sessanta azioni raggruppate in sette linee guida. Tra gli obiettivi c’è il potenziamento del controllo dello Stato sul turismo. Obiettivo al momento irraggiungibile, visto che le regioni, con la riforma del titolo V della Costituzione, sul turismo hanno competenza esclusiva.

Per realizzarlo, insomma, occorrerebbe prima modificare la Costituzione.

Per molte azioni riformatrici, in questo nostro amato ma difficile Paese, vi è non solo tanto da lavorare, ma anche da sperare che si trovi una tenacia degna di Sisifo, visto che gli sforzi da fare sono immani.

Si pensi alla scuola, alla pubblica amministrazione, alla riforma della magistratura, alle strategie per lo sviluppo del Paese, turismo compreso, senza il quale nulla può avere successo. E’ un lavoro durissimo, ma deve essere fatto.

L’Italia se lo merita.

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