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Un mondo eliocentrico

Il prossimo 22 maggio Herman Poole Blunt, in arte Sun Ra, avrebbe compiuto 100 anni. Per celebrare questo evento il Barbican Centre di Londra ha commissionato una speciale performance alla leggendaria Sun Ra Arkestra, l’ensemble guidata dal veterano sassofonista Marshall Allen, storico direttore musicale della Arkestra dalla nascita fino ai nostri giorni. La performance sarà eseguita da una line-up ampliata per l’occasione e impreziosita dalle pulsazioni psichedeliche create per l’occasione dai videoartist Mystic Lights. L’evento è particolarmente atteso da tutta la comunità culturale londinese e dagli estimatori della poetica dell’inclassificabile artista visionario di Birmingham (Alabama), scomparso nel 1993. Il concerto si inserisce quale main event nel tour mondiale che la Arkestra sta portando in giro per il mondo e che farà tappa anche Vicenza il prossimo 17 maggio e al Primavera Sound Festival di Barcellona il 29 maggio.

Partecipare alle esibizioni della Sun Ra Arkestra, eccessive e insolitamente vintage glam (come i costumi di scena ispirati alla cosmologia egizia indossati dalla band) e allo stesso tempo parossistiche (come le esplosioni di ottoni che le caratterizzano), è l’esperienza più significativa per avvicinarsi all’immaginario del più grande ma meno noto artista jazz degli ultimi 40 anni.

Sun Ra è stato musicista, compositore, bandleader, filosofo afro-futurista capace di precorrere con una sensibilità inarrivabile e secondo un’approccio allegorico e solo apparentamente folle, alcuni temi di fondamentale rilevanza culturale e sociale per le battaglie della comunità afro-americana. Istanze, quelle annunciate da Sun Ra, che avrebbero trovato una dimensione artistica di risonanza mondiale, associata ai movimenti di rivendicazione politica, solo alla fine degli anni sessanta. Il suo primo nome, Herman, era ispirato a Black Herman il più famoso mago afrocentrico dell’epoca. Il suo secondo nome Poole era quello di un operaio ferroviario che la madre aveva conosciuto lavorando al ristorante della stazione ferroviaria dove lavorava.

Ma date di nascita, nomi, testimonianze non sono significativi per ricostruire la vita e il ruolo di Sun Ra nella cultura del jazz in quanto si tratta di elementi di sfondo rispetto alla figura mistica che lo stesso artista ha costruito intorno al suo figura leggendaria: ovvero che lui non fosse mai nato, che non fosse terrestre, che non avesse famiglia, che il suo nome non fosse quello che gli altri pensavano.  Sun Ra ha passato quasi 50 anni a sfuggire alle domande dei giornalisti, a depositare false tracce di sé stesso e a rilasciare dichiarazioni in forma di allegorie e parabole, come un sacerdote, uno sciamano, una delle divinità egizie a cui egli stesso si ispirava.

Per questo motivo il lavoro agiografico da parte dei critici e degli storici musicali nella ricostruzione della cosmogonia di Sun Ra è particolarmente laborioso e complesso, proprio per la necessità di ricostruire la vita del personaggio, ancora per buona parte avvolta nel mistero e nella leggenda, attraverso le testimonianze dei suoi più stretti e fidati collaboratori. Lo testimonia anche il libro di recente pubblicazione “Space is the place. La vita e la musica di Sun Ra” di John F. Szwed, edito in italia da Minimum Fax.

Nelle rare interviste che ha rilasciato nel corso della sua vita Sun Ra indossava le vesti del sacerdote pazzo e visionario, un discendente della divinità egizia del Sole, sostenendo di essere arrivato sulla terra da Saturno. Non a caso negli anni ’40 fondò la sua personale etichetta discografica chiamandola El Saturn. In realtà, il mito del viaggio nello spazio profondo era per Sun Ra e la sua orchestra una metafora del ritorno dei neri americani alla terra d’origine, la Madre Africa, e i fantastici  mondi paralleli narrati nelle suite registrate senza regole, senza condizionamenti e in completa libertà compositiva, non rappresentano nient’altro che la partitura non scritta delle strampalate armonie sonore della Arkestra.

Pianista molto dotato sin da giovanissimo, il suo stile risentiva dell’influenza di Duke Ellington e di Fats Waller e la sua tecnica innata gli consentiva di confrontarsi con il boogie boogie, lo stride piano e il blues, per evolversi nel tempo grazie allo studio delle composizioni di Thelonious Monk e di Cecil Taylor. La scelta di restare indipendente gli consentì di creare quello stile spettacolare e inconfondibile che sarebbe stato il suo marchio di fabbrica attraverso l’uso di costumi, testi e danza e dell’improvvisazione collettiva, tutti elementi che faranno di Sun Ra un precursore del free jazz.

Durante gli studi al college racconta di aver avuto una strana avventura: sarebbe stato teletrasportato su Saturno dagli alieni, dove il suo corpo avrebbe cambiato forma. Non solo: gli extraterrestri gli avrebbero consigliato di lasciare il college in favore della musica.  Dopo aver abbandonato la scuola, Sonny divenne presto conosciuto come il musicista più eccentrico e fuori di testa di tutta Birmingham. Non dormiva mai e aveva trasformato la sua casa in una specie di laboratorio dove scriveva musica, incideva con svariati giovani musicisti, e discuteva di religione e filosofia con chiunque fosse interessato.  Dopo essersi trasferito a Chicago, Sonny resta folgorato dalla cultura e delle religione dell’antico Egitto e, soprattutto, del culto del Dio Sole; in quegli anni cambio il suo nome in Sun Ra e conosce alcuni musicisti fondamentali per la sviluppo della sua estetica musicale, tra i quali i sassofonisti John Gilmore e  Marshall Allen che lo accompagneranno per tutta la carriera e grazie ai quali darà vita al primo nucleo della Arkestra.

L’Arkestra era una specie di “comune” musicale ed i musicisti che ne facevano parte erano avvezzi a presentarsi in pubblico vestiti da antichi egizi, indossando improbabili tute spaziali ispirate ai b-movie di fantascienza; ogni performance era l’occasione per testare i curiosi strumenti elettronici inventati dallo stesso Sun Ra, quali, ad esempio, l’arpa solare, l’organo spaziale e il tamburo cosmico. D’altra parte Sonny è stato un innovatore oltre che un musicista di indiscusso talento, tra i primi jazzmen ad usare due contrabbassi, ad introdurre il sintetizzatore e le tastiere elettroniche, a riscoprire le poliritmie africane, ad esplorare la musica modale oltre ad essere un pioniere dell’improvvisazione free.

A metà tra uno sciamano e un profeta nero, avvolto in una tunica variopinta, Sun Ra concepiva ogni esibizione come un rito religioso dai risvolti dissacranti, dove tutto era lasciato al caso e all’improvvisazione. Nelle performance che duravano anche 4 o 5 ore l’allegra banda multicolore dava vita ad un vero e proprio caos teatrale marciando o strisciando tra il pubblico, cantando di viaggi su Venere e proclamando la grandezza della più antica tra le razze, quella ovviamente di Sun Ra. Un critico musicale ha scritto che l’influenza di Duke Ellington e di Thelonious Monk erano gli unici collegamenti riconoscibili fra lui e il resto della razza umana. Sun Ra è stato un personaggio straordinario, un musicista eclettico e geniale. Per lo scrittore Wu Ming 1, Roberto Bui, il maestro della new thing più influente, persino più di Ornette Coleman e di John Coltrane.

Danzando beffardo tra gli anelli di Saturno, nel giorno del suo centenario, Sun Ra sorriderà mentre la sua Arkestra intraprenderà l’ennesimo viaggio musicale alla ricerca di nuovi mondi eliocentrici.

 Fabrizio Montini Trotti

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